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08/03/2014

Il "Napoletano" non più un dialetto ma bensì una Lingua - UNESCO.


L'Unesco riconosce il Napoletano come lingua, e non dialetto, seconda solo all'Italiano per diffusione tra quelle parlate nella penisola. Sicuramente si tratta dell’idioma italico più esportato e conosciuto al mondo. Una lingua romanza che, nelle sue variazioni, si parla correntemente nell’alto casertano, nel sannio, in irpinia, nel cilento, e nelle zone più vicine di Lazio, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise e Puglia, ovvero tutti quei territori che nelle antiche Due Sicilie costituivano il Regno al di qua del faro di Messina laddove la lingua nazionale era appunto il “Napolitano”, mentre il “Siciliano” era la lingua nazionale del Regno al di la del faro, cioè della Sicilia.
Nonostante la meritoria e imponente opera dei grandi scrittori e compositori di musica napoletana classica, dal 1860 in poi, con la perdita d’identità del popolo meridionale, il Napoletano è però purtroppo andato sempre più degradando e oggi si sta trasformando volgarmente per molteplici cause. Prima fra tutte la mancata valorizzazione e il negato insegnamento che stanno mistificando la grammatica e la pronuncia di questa meravigliosa lingua riconosciuta dall’Unesco ma non dallo Stato Italiano.
Iniziative a tutela provano a metterle in piedi timidamente alcune istituzioni locali: il Consiglio Regionale della Regione Campania approvò un disegno di legge d’iniziativa provinciale sotto titolo “Tutela e valorizzazione della lingua napoletana”. La risoluzione attende però di trovare il suo seguito con adatte soluzioni strutturali che permettano ai più giovani di imparare grammatica, ortografia e dizione corrette come per esempio, la differenza tra apostrofo e aferesi, elementi cardini della scrittura partenopea.
L’aferesi, ovvero quel segno diacritico che deve precedere un articolo determinativo. Qui si presenta il più frequente degli errori di scrittura: l’articolo “il”, che si traduce in “lo” per poi divenire tronco ponendovi l’aferesi, appunto, che ne cancella la consonante iniziale, viene frequentemente scritto "o’", con l’apostrofo dopo la “o” che segnala un’elisione inesistente, mentre andrebbe scritto "‘o", con l’aferesi che invece cancella la consonante iniziale e la sua pronuncia nella parola.
È un piccolo ma significativo esempio a cui a cascata ne potrebbero seguire tantissimi.
Mi permetto di concludere con un consiglio: andate in libreria e dotatevi di testi di grammatica napoletana o spulciate in internet dove è possibile recuperare piccoli ma utilissimi saggi. Fa bene alla salute! Ve lo assicuro!


grazie a Angelo Forgione

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