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25/09/2015

La scienza è al maschile: realtà o stereotipo?



Quante volte avrete ascoltato: "Perché una ragazza carina come te studia materie scientifiche?".
Il 97% dei premi Nobel scientifici sono stati finora assegnati solo a uomini. E in Occidente, tra il 2000 e il 2010 la proporzione di donne con incarichi di ricerca scientifica è rimasta bassa, meno di un terzo dei posti, aumentando di soli tre punti: dal 26 al 29%. Solo l'11% degli alti incarichi accademici in Occidente è occupato da scienziate. Gli stereotipi sono ancora straordinariamente forti. Una indagine condotta in cinque paesi europei, ha dimostrato che solo il 10% degli intervistati pensa che le donne abbiano particolari attitudini per la scienza e ben il 67% è convinto che non abbiano le capacità necessarie per una carriera scientifica di alto livello. Per la stragrande maggioranza degli intervistati le donne sono più portate per le le scienze sociali (38%), la comunicazione (20%), le lingue (13%), l'arte (8%). Le scienze vengono alla fine (10%) seguite da management e politica (5%). La cosa “sorprendente” è che queste risposte in qualche modo sessiste sono condivise sia dagli uomini che dalle donne. Le percentuali non variano poi tanto a seconda del genere, segno che gli stereotipi sono ben radicati anche nelle mentalità. Quando si chiede a alcune donne di immaginare una carriera da scienziata, il 2% pensa all'astronomia, il 10% alla fisica o alla chimica, il 24% cita il lavoro di ricerca e appena il 3% la matematica o l'ingegneria eppure vi domando: Chi ha identificato il virus Hiv? L'immunologa Françoise Barré-Sinoussi. Chi ha trovato il gene responsabile del tumore al seno? Una genetista statunitense, Mary-Claire King. Chi ha scoperto la composizione di Elio e Idrogeno delle stelle? L’astronoma inglese Cecilia Payne. In generale, quando si domanda a qualcuno di ricordare un grande scienziato il 71% delle persone dice un nome maschile, Albert Einstein al primo posto. Ma dove si incuba questo pregiudizio? Nella scuola è dove  si formano le prime discriminazioni, proprio durante l'adolescenza. Solo il 35% delle donne si è sentita incoraggiata a fare studi scientifici, il 9% ha avuto invece segnali negativi al riguardo. Il risultato sono due linee che si biforcano, ovvero l'andamento del percorso di studi e carriera a seconda del genere. Al liceo i ragazzi sono ancora quasi alla pari nello studio di materie scientifiche: 51% di uomini e 49% di donne. Già all'università comincia a scavarsi un solco. Nelle facoltà scientifiche gli iscritti sono il 68% contro il 32% di iscritte, una distanza che sale fino al 75% contro il 25% al livello di dottorato. Bisogna combattere i pregiudizi sin dalla scuola. Il primo passo per sconfiggere gli stereotipi è accorgersi che esistono, nonostante il lungo cammino di emancipazione.
Da dove cominciamo?

24/09/2015

Crime e punição: como o cérebro decide?

Em casos criminais, os juízes tipicamente decidem se o réu é culpado, e depois determinam a punição adequada. Uma nova pesquisa confirma que estes dois processos separados — culpa e punição —, embora estejam relacionados, ocorrem em diferentes partes do cérebro. De fato, os cientistas descobriram que eles podem interromper ou mudar uma das decisões sem afetar a outra. Os pesquisadores da universidade de Harvard explicam que uma área específica do cérebro, o córtex pré-frontal dorsolateral, é crucial para decisões ligadas à punição. Eles então previram que, com a alteração da atividade cerebral naquela região, poderiam mudar como as pessoas estabelecem punições em situações hipotéticas sem modificar a “intensidade” da culpa atribuída a uma pessoa. Conseguir mudar significativamente a cadeia de decisões do cérebro e reduzir as punições estabelecidas para cada crime sem afetar a atribuição da culpa. Isso fortalece as evidências de que o córtex pré-frontal dorsolateral integra informações de outras partes do cérebro para determinar punições e mostra uma clara dissociação neural entre decisões de punição e julgamentos de responsabilidade moral. Os cientistas usaram um método conhecido como Estimulação Magnética Transcraniana Repetitiva em uma área específica do córtex pré-frontal dorsolateral para alterar brevemente a atividade naquela região e, consequentemente, mudar a intensidade da punição atribuída. Muitos estudos mostram como o córtex pré-frontal dorsolateral participa de tarefas cognitivas relativamente simples. Este processo básico constitui a base para formas mais complexas de comportamento e tomadas de decisão, como a aplicação de uma norma. A equipe conduziu experimentos em 66 homens e mulheres. Os participantes deviam tomar decisões sobre as punições e o culpado em uma série de cenários em que um suspeito comete um crime. Os cenários variavam de acordo com o prejuízo causado (de danos à propriedade a provocação de ferimentos e morte) e o grau de culpa que pode ser atribuído à pessoa (totalmente responsável ou não, de acordo com as circunstâncias). Metade das pessoas recebeu a estimulação magnética, enquanto a outra recebeu apenas um placebo. As pessoas que receberam a estimulação aplicaram punições menores para os réus do que os demais, particularmente em situações ligadas a danos baixos ou moderados. A perturbação temporária das funções do córtex pré-frontal dorsolateral teria alterado como as pessoas usam as informações para tomar suas decisões. Em outras palavras, a punição requer que as pessoas equilibrem estas duas influências, e a manipulação magnética interferiu neste balanço, especialmente sob condições em que estes fatores são dissonantes, como quando a intenção é clara, mas o resultado dos danos é leve. A principal meta da equipe com este trabalho é expandir o conhecimento sobre como o cérebro acessa e depois integra informações relevantes para decisões sobre culpa e punição e também avançará o estudo indisciplinar da lei e da neurociência. A pesquisa dá uma percepção mais profunda sobre como as pessoas tomam decisões relevantes para a lei, e particularmente como diferentes partes do cérebro contribuem para decisões sobre o crime e a punição.

 

Felicità o depressione? È questione di...amici.


Uno stato mentale salutare si diffonde velocemente nelle reti sociali, mentre la depressione fortunatamente non lo fa. A dimostrarlo è uno studio delle università di Manchester e di Warwick. Se la felicità, come suole dirsi, è contagiosa, lo stesso per fortuna non vale per la depressione. Frequentare persone che attraversano un periodo difficile, o che soffrono di un serio disturbo dell'umore, non mette dunque a rischio: rappresenta al contrario un'opportunità per diffondere uno stato mentale salutare all'interno della propria rete sociale, o del proprio gruppo di amici. A dimostrarlo è uno studio realizzato dai ricercatori dell'Università di Manchester.
Lo studio ha analizzato il comportamento di oltre 2 mila adolescenti americani, verificando in che modo il loro umore influenzasse quello di amici e conoscenti. Per farlo, i ricercatori hanno preso in prestito le tecniche utilizzate normalmente dagli epidemiologi per controllare la diffusione delle malattie, e hanno così realizzato un modello con cui monitorare in che modo l'umore dei ragazzi si diffondesse all'interno della loro rete sociale. "È noto che esistono fattori sociali, come vivere da soli, o aver sperimentato degli abusi nell'infanzia, che possono influenzare il rischio di diventare depressi. Ed è noto inoltre che il supporto sociale, come avere qualcuno con cui parlare, è fondamentale per riprendersi dalla depressione", spiega Thomas House, ricercatore dell'Università di Manchester che ha coordinato lo studio. "Il nostro studio però ha affrontato un tema leggermente differente, guardando in che modo le proprie amicizie possono influenzare il rischio di sviluppare un disturbo dell'umore, o la possibilità di riprendersi da una crisi depressiva".
I risultati della ricerca hanno evidenziato che la depressione sembra incapace di diffondersi all'interno di una rete sociale. Per chi è a rischio o già soffre di questa patologia un numero sufficiente di amicizie "sane", tendenzialmente felici, può invece essere un toccasana, raddoppiando le probabilità di guarigione, e dimezzando il rischio di soffrire di depressione. E quando parlando di depressione, avvertono i ricercatori, si tratta di numeri estremamente rilevanti.
"Avere forti reti sociali potrebbe quindi essere un metodo estremamente efficace per combattere la depressione", sottolinea House. "Se nelle nostre società incentivassimo le occasioni per sviluppare amicizie tra gli adolescenti, ogni ragazzo avrebbe più probabilità di conoscere abbastanza persone con un umore sano da beneficiare di questo effetto protettivo".
Voi siete tra color che son depressi?

  

22/09/2015

Le lingue si evolvono. Cultura? No! Pigrizia!

Le lingue sono in continuo mutamento, tendendo quasi sempre a semplificarsi. Secondo alcuni linguisti non si tratta di fattori socioculturali. Il motivo invece risiederebbe nel funzionamento del cervello umano che sceglie sempre la strada più facile per far fronte a costruzioni linguistiche complicate. Una delle dinamiche di evoluzione linguistica più comuni e diffuse è la continua semplificazione della grammatica. Gli esperti si chiedono da tempo se la semplificazione delle lingue sia un meccanismo dovuto a specifiche condizioni culturali e sociali di una particolare regione linguistica o se invece sia legato a proprietà proprie del cervello umano. La domanda sembra avere trovato finalmente una risposta. Il segreto dell'evoluzione linguistica starebbe proprio nel funzionamento delle aree del cervello specializzate nell'elaborazione del linguaggio. Se il cervello deve sforzarsi troppo per far fronte a costruzioni linguistiche complicate, di solito tende a semplificarle. Un meccanismo che, nel corso del tempo, modifica la lingua stessa. Le prove scientifiche relative alla dinamica di semplificazione della grammatica erano finora piuttosto ambigue ma oggi abbiamo identificato dei vincoli neurofisiologici nell'elaborazione del linguaggio che hanno un effetto sistematico sull'evoluzione dell'utilizzo delle lingue. Gli scienziati, anzitutto, hanno condotto un'analisi statistica su un database di 617 lingue. Successivamente, hanno cercato di capire se la scomparsa di una costruzione linguistica cioè, in definitiva, la semplificazione della grammatica, fosse legata a qualche particolare meccanismo cerebrale, sottoponendo 32 volontari madrelingua a una elettroencefalografia. I risultati dell'esame hanno mostrato un'attività cerebrale significativamente più intensa durante la comprensione e l'elaborazione del linguaggio, in particolare quando i volontari incontravano costrutti grammaticali particolarmente complessi. Alcuni casi sovraccaricano particolarmente il cervello e questo è il motivo per cui sono ormai quasi scomparsi da tutte le lingue del mondo, indipendentemente dalle proprietà strutturali della lingua stessa o da altri fattori socioculturali. In altre parole, lo studio suggerisce che il fattore principale che guida l'evoluzione della grammatica sia biologico e non culturale. Queste nuove scoperte gettano le fondamenta per studi futuri sull'origine e lo sviluppo del linguaggio umano e per una migliore comprensione dei disturbi ad esso connessi.

20/09/2015

"Be a good steward of your gifts..."

Jane Kenyon
"Be a good steward of your gifts. Protect your time. Feed your inner life. Avoid too much noise. Read good books, have good sentences in your ears. Be by yourself as often as you can. Walk. Take the phone off the hook. Work regular hours".

15/09/2015

Peaceful learning.

The neuroscientific research about learning has revealed the negative impact of stress and anxiety and the qualitative improvement of the brain circuitry involved in memory and executive function that accompanies positive motivation and engagement. With brain-based teaching strategies that reduce classroom anxiety and increase student connection to their lessons, educators can help students learn more effectively. This brain research demonstrates that superior learning takes place when classroom experiences are relevant to students' lives, interests, and experiences. Lessons can be stimulating and challenging without being intimidating, and the increasing curriculum requirements can be achieved without stress, anxiety, boredom, and alienation. Positive motivation impacts brain metabolism, conduction of nerve impulses through the memory areas, and the release of neurotransmitters that increase executive function and attention. Relevant lessons help students feel that they are partners in their education, and they are engaged and motivated. We live in a stressful world and troubled times; when teachers use strategies to reduce stress and build a positive emotional environment, students gain emotional resilience and learn more efficiently and at higher levels of cognition. Studies of electrical and metabolic activity show the synchronization of brain activity as information passes from the sensory input processing areas of the somatosensory system to the reticular activating and limbic systems. This data gives us a way to see which techniques and strategies stimulate or impede communication between the parts of the brain when information is processed and stored. In other words, if properly applied, we can identify and remove barriers to student understanding. The amygdala is part of limbic system in the temporal lobe. When the amygdala senses threat, it becomes over-activated with feelings of helplessness and anxiety: in this state of stress-induced over-activation, new sensory information cannot pass through it to access the memory and association circuits. The “affective filter” describes an emotional state of stress in students during which they are not responsive to learning and storing new information. What is now evident on brain scans during times of stress is objective physical evidence of this “affective filter”: if students are stressed out, the information cannot get in. This “affective state” occurs when students feel alienated from their academic experience and anxious about their lack of understanding. Additional neuroimaging studies of the amygdala, hippocampus, and the rest of the limbic system, along with measurement of dopamine and other brain chemical transmitters during the learning process, reveal that students' comfort level has critical impact on information transmission and storage in the brain. The factors that have been found to affect this comfort level such as self-confidence, trust and positive feelings for teachers, and supportive classroom and school communities are directly related to the state of mind compatible with the most successful learning, remembering, and higher-order thinking. The highest-level executive thinking, making connections, and "aha" moments of insight and creative innovation are more likely to occur in an atmosphere where students of all ages retain that enthusiasm of embracing each day with the joy of learning the “exuberant discovery”.  With current research and data in the field of neuroscience, we see growing opportunities to coordinate the design of curriculum, instruction, and assessment in ways that will reflect these incredible discoveries. I am convinced that teaching and learning must always be an exciting and enjoyable amusement.
Shouldn't it be time to design new teaching-learning methods?

14/09/2015

La otredad y el elogio de la lectura.

La lectura es y seguirá siendo una herramienta fundamental para la educación y la formación del individuo. La actividad lectora suele estar vinculada al ocio y al placer: “leer es un placer” es absolutamente cierto. Si según Borges se escribe para la felicidad, entonces es pertinente suponer que leemos con el mismo fin. La lectura hace al hombre verdaderamente humano, culto y memorioso. “El libro es el más asombroso instrumento del hombre, es una extensión de su memoria y de su imaginación”–Borges. Existe una estrecha relación entre palabra y pensamiento y la lengua escrita es su “ordenador” más preciso y eficaz. La lectura es una formidable herramienta de autoformación e investigación. Nos permite desarrollar un mayor sentido crítico, hacernos más conscientes y más capaces de ejercer nuestra posibilidad de elección ante las múltiples y muchas veces contradictorias opciones que la sociedad y nuestra propia existencia nos ofrecen. El poder de la lectura nos otorga las siguientes posibilidades:
1.    Expresar nuestro pensamiento.
2.    Enriquecer nuestra imaginación.
3.    Proporcionarnos nuevos conocimientos que nos ayudarán a comprender mejor el mundo y a tomar mejores decisiones.
4.    Ampliar nuestra concentración y pensamiento abstracto aumentando nuestra capacidad creadora.
5.    Conocer mejor las emociones y sentimientos íntimos que expresan la condición humana.
6.    Optimizar la utilización de nuestro tiempo libre.
7.    Experimentar la otredad: descubrir al “otro” en el tiempo, en el espacio, en la raza, en la edad, en el sexo, en las creencias religiosas, en las costumbres.
8.    Nos coloca ante otros puntos de vista, volviéndonos más abiertos a compartir y comprender. Leer es un poder.
Y tú, ¿lees?
Gracias a Eduardo Liendo
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