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10/12/2018

Una parola magica in via di estinzione…

Fin da piccoli, ci insegnano a dire "grazie" cosa che ritengo sia giusta e corretta, ma il ringraziamento vero, quello che nasce dal nostro profondo, sentito e spontaneo, ha un enorme impatto positivo nella nostra vita. 


Essere (sinceramente) grati è in realtà una potente strategia per migliorare la nostra qualità di vita e per rafforzare le relazioni su cui tutti facciamo affidamento. Una persona veramente grata vive veramente bene.

La gratitudine…

1. Gestisce lo stress
Tutti viviamo con molto stress e ne subiamo le conseguenze. Il 72% degli statunitensi ha segnalato almeno un problema di salute mentale, come depressione, ansia, abuso di sostanze o di alcool. La gratitudine è una forza potente per sostenere la nostra salute fisica ed emotiva. Le persone grate soffrono di meno e sono meno influenzate da emozioni negative come l'invidia, il risentimento e la frustrazione. Sono anche emotivamente più resilienti.

2. Crea reti e relazioni
Diversi studi neuro scientifici hanno scoperto che essere grati a qualcuno è un modo meraviglioso per dare una prima impressione positiva. Dire "grazie" o scrivere una breve nota di ringraziamento a qualcuno che ha fatto qualcosa di carino per noi, rende molto più probabile che quella persona consolidi una relazione di qualità con noi.

3. Aiuta i nostri affari
A tutti piace essere ringraziati e tendiamo a tornare nei posti dove ci sentiamo apprezzati. Molti imprenditori possono raccontare storie sul come ringraziare i loro clienti, abbia contribuito al loro successo. La gratitudine è stata collegata a una maggiore autostima e ad un maggiore senso di lealtà, elementi che aiutano a fidelizzare i nuovi clienti trasformandoli in clienti abituali.

4. Motiva i dipendenti
Circa il 71% dei dipendenti americani non si sente pienamente apprezzato nel lavoro, e tale sensazione impedisce un totale coinvolgimento con la ditta in cui lavorano. L’ apprezzamento personalizzato ha un'influenza positiva sui risultati delle ditte: I dipendenti si sentono più fidati, sono più soddisfatti, si comportano meglio e sperimentano una maggiore lealtà.

5. Mantiene una vita familiare più felice
La pratica della gratitudine in famiglia è stata collegata direttamente alla qualità coniugale. Riduce il rischio di divorzio, aiuta le coppie a riprendersi dai conflitti e il rapporto genitori-figli diventa molto più solido e fruttifero. Quando le nostre relazioni affettive principali vanno bene, la nostra vita va bene.

Ogni momento è un buon momento per iniziare a praticare un po’ di gratitudine. Scriviamo una lista di cose di cui ne siamo grati. Esprimiamo apprezzamento verso qualcuno ogni giorno. I risultati si faranno vedere subito e le nostre giornate saranno ancor più luminose.

Provateci.

Grazie!

26/11/2018

Come combattere l’Alzheimer? Con l’amicizia (quella vera…)


Avere veri amici, persone affettuose e fidate, rallenta il processo di logoramento del nostro cervello.









Lo dimostra uno studio condotto su un campione di ultraottantenni dotati di una memoria episodica simile a quella di adulti più giovani di 20-30 anni, i cosiddetti “Superagers”.


I partecipanti all’indagine sono stati sottoposti a un questionario che serve a misurare il benessere psicologico valutando 6 aspetti: 1. Relazioni interpersonali positive, 2. Autonomia, 3. Controllo ambientale, 4. Auto accettazione, 5. Crescita personale, 6. Scopo nella vita. Risultato: i “Superagers” con performance cognitive particolarmente sviluppate, hanno ottenuto un punteggio complessivo medio di 40 alla voce relazioni interpersonali positive.

Lo studio segna un ulteriore passo avanti nell’individuazione dei fattori che influenzano la decadenza cognitiva e la perdita di memoria legata all’invecchiamento. E in particolare dei fattori modificabili, quelli cioè sui quali è possibile agire. In effetti, almeno in una certa misura, possiamo scegliere di avere amici, di farci nuovi amici, o di coltivare quelli che abbiamo incontrato nel corso della vita.  

La relazione tra decadenza cognitiva e intensità della vita sociale è stata già indagata, e numerose volte, con diversi studi pubblicati che hanno confermato il nesso tra socialità e Alzheimer.

In conclusione, nella nostra lista di scelte sane che possiamo fare (corretta alimentazione, non fumare, esercitarsi fisicamente), il mantenimento di una socialità forte può essere determinante per garantirci una terza, quarta e perché no, quinta età. 

No es solo conocimiento…







Generalmente pensamos que la inteligencia se mide solo en base a la capacidad intelectual, al conocimiento o al éxito material. Ser inteligente va mucho más allá...









Las habilidades sociales, la facilidad para relacionarnos con el resto del mundo, la capacidad de comprender y situarnos emocionalmente en el lugar del otro. El conjunto de todas estas capacidades hacen de algunas personas seres realmente inteligentes.

Las personas inteligentes son mentalmente flexibles. Están abiertos a escuchar las opiniones de los demás a pesar de ser distintas a las suyas, a reflexionar y a modificar su manera de pensar respecto a un tema dependiendo de los argumentos que les den. Las personas inteligentes no se aferran a una idea o convicción, sino que tienen capacidad crítica y de análisis para sacar sus propias conclusiones.

Las personas inteligentes se caracterizan por ser escépticos lo que implica dudar y analizar toda información recibida. Las personas inteligentes antes de creer lo que se les plantea, prefieren comprobar su veracidad.

Las personas inteligentes son capaces de entender sus propias emociones al igual que las emociones del otro. Algo más complicado de lo que normalmente pensamos ya que no somos educados para ello.

Las personas inteligentes admiten sin ningún tipo de vergüenza o culpa, su ignorancia sobre un tema porque no lo conocen con tanta profundidad como para opinar.

Las personas inteligentes constantemente formulan y se auto formulan preguntas cuestionadoras.

Preguntémonos inteligentemente si somos realmente inteligentes…

21/11/2018

Me escucha, no me escucha, poco, poquito, nada…


Según un estudio científico, el cerebro humano, pese a su probada capacidad de adaptación tanto al manejo de lo abstracto como de lo concreto, no puede asumir dos tareas simultáneas que requieran un cierto grado de complejidad. Aunque pensemos que hoy en día ser “multitareas” (multitasking) es el secreto del éxito, debemos aceptar que al afrontar dos tareas nuestro cerebro no se multiplica por dos, sino que la cantidad de actividad cerebral que dedica a cada una de las tareas disminuye. En consecuencia, no logra hacer ninguna de las dos igual de bien que como lo haría por separado.

Cuando alguien nos habla, generalmente pensamos más en la respuesta que daremos que no en lo que nos están diciendo. Consecuencia: no escuchamos, solamente oímos.

En mi segundo manual “Conversar Sin Conversar”, me refiero a la importancia de distinguir entre oír y escuchar. Cuando oímos no alcanzamos a comprender la totalidad del mensaje; no atendemos ni entendemos de forma satisfactoria al otro. Cuando escuchamos, sí atendemos y entendemos a la persona que nos está expresando algo.

Admito ser algo repetitivo sobre este argumento pero mi “deformación profesional” me lleva a observar y analizar cada encuentro, cada conversación y constatar tristemente que la mayoría de las personas no escucha, simplemente oye. Una interacción se transforma simplemente en una sucesión de “monólogos a intervalos”, creyendo que estamos conversando; tan solo estamos hablando. Luego nos asombramos cuando una relación se enfría o cuando dos personas estando juntas están distantes.

A través de la escucha activa, logramos captar la totalidad del mensaje del otro y eso no facilita interpretar correctamente su significado.

1. Escuchar el contenido del mensaje.
2. Escuchar la intención del mensaje.
3. Tomar en cuenta la comunicación no verbal del hablante.
4. Controlar la propia comunicación no verbal y los filtros emocionales.
5. Escuchar sin juzgar.
6. Respetar la opinión de nuestro interlocutor.

Para lograr una escucha activa debemos:

1. Crear un clima agradable.
2. Procurar mantener una actitud positiva frente a la escucha.
3. Preparar el tema previamente.
4. Mantener una actitud empática hacia nuestro interlocutor.
5. Evitar la prisa.
6. No pretender cambiar las ideas de nuestro interlocutor.
7. Evitar distraernos.
8. No adelantar conclusiones.
9. Resumir lo que escuchamos para demostrar interés en el mensaje de nuestro interlocutor.
10. Hacer preguntas abiertas para generar un feedback con nuestro interlocutor.
11. Mantener una postura relajada.
12. Controlar los gestos que puedan distraer a nuestro interlocutor.
13. Mantener en todo momento el contacto visual.
14. Demostrar con movimientos faciales que estamos siguiendo el mensaje.
15. Utilizar entradas como “háblame de…”, “cuéntame cómo fue…”

La escucha activa que sale del corazón es la más sublime forma de expresar respeto, cariño, estima y consideración hacia nuestro interlocutor y nos permite completar con éxito todo proceso de intercomunicación.

Espero que me hayan escuchado...


19/11/2018

Creatività e sbornia…



Uno studio recente (che sicuramente farà discutere) afferma che il nostro cervello con qualche bicchierino in più avrebbe una maggiore capacità di risoluzione di problemi (problem solving) attraverso connessioni neuronali più rapide e creative: due “soft skills” oggi molto apprezzate.

Lo studio in questione è stato condotto dal professor Andrew Jarosz del Dipartimento di Psicologia della Mississippi State University, e pubblicato dalla Harvard Business Review.


Un gruppo di studenti dell’ateneo statunitense ha bevuto dei cocktail con vodka a intervalli regolari fino a che il livello di alcol nel sangue non è arrivato a superare la soglia legale.

I giovani un po’ brilli, hanno saputo rispondere alle domande di un test creativo meglio dei compagni sobri. Essi sono stati capaci di fare associazioni di pensiero prima degli altri e hanno presentato soluzioni più fantasiose alle questioni che gli sono state sottoposte.

“Abbiamo scoperto che le persone sbronze hanno risolto da due a tre problemi in più rispetto a quelle sobrie: hanno presentato le loro risposte con maggiore rapidità, entro il limite di tempo di un minuto per domanda, che è forse ancora più sorprendente.”

L’ubriachezza fa perdere la concentrazione e questo lo sappiamo ma giustamente questa perdita di focalizzazione, in un processo creativo, risulta essere un aiuto e non un ostacolo. L’alcol aiuterebbe a liberare inventiva e immaginazione perché calma la mente e aprendo i canali inibitori, renderebbe il cervello più creativo. Quando il nostro cervello si concentra sulla risoluzione di un problema, spesso si blocca e non riesce a trovare altre soluzioni. L’alcol permetterebbe di attingere alla mente inconscia e così di trovare strade alternative.

Lo studio parla di “qualche bicchierino” - (dovuto chiarimento…).





Seguros y felices o inseguros e infelices…


Hasta la adolescencia, la madre, el padre, los abuelos y los educadores, son las máximas figuras de referencia en los niños. De ellos no solo aprenden sino que a través del apego, perciben la indispensable sensación de seguridad tan necesaria para su sano desarrollo emocional. Si logramos transmitirles seguridad emocional, muy probablemente, serán niños felices. La fórmula no nos garantiza el éxito pero debemos poner todo nuestro empeño para lograrlo. Esos niños serán los hombres y mujeres que guiarán nuestras sociedades.

Comunicación

La educación de los niños empieza desde el mismo instante de su nacimiento. El establecer rutinas, pautas, hábitos y hablarles en todo momento a través de un tono sereno pero firme, va a hacer que el niño vaya aprendiendo de nosotros. Respondamos todas sus preguntas, respetemos sus preocupaciones, hagámosle preguntas, sin importar la edad que tengan; quedarán asombrados de sus respuestas. Establezcamos una interacción continua, sincera y respetuosa. Las discrepancias, las contradicciones, causan cierta frustración en los niños. Si debemos dar órdenes, que sean firmes y claras; una a la vez y siempre acompañada de una buena comunicación y argumentación, sin caer en contradicciones.

Inteligencia emocional

Aparte de enseñarles a leer y a escribir, debemos atender también su mundo interior. Lograr que ellos hablen de sus propias emociones les ayudará a desarrollar unas competencias esenciales para el día de mañana, no solo para entenderse a sí mismos, sino también para entender a los demás. Es normal que los niños sientan tristeza, enfado, frustración, ira. Debemos ayudarles a aprender a indagar qué hay detrás de esas emociones, qué sienten y cómo canalizarlas. Muchos niños hoy están enclaustrados en sus propias habitaciones pendientes únicamente de sus computadoras y celulares. Los humanos no nacimos para el aislamiento socio-emocional y mucho menos los niños. Ellos necesitan interaccionar con el mundo. Por ello hay que acostumbrarlos a que hablen de sus problemas y que sepan buscar ayuda cada vez que la necesiten.

Educación social

Los niños conviven en distintos contextos y por eso deben aprender que en todo espacio existen límites y normas establecidas. Si se las dejamos claras y les decimos qué pueden hacer y qué no, integrarán el mensaje de que las cosas no serán de la manera que quieran y cuando lo quieran, siempre. Desarrollar la resistencia a la frustración es fundamental en los niños ya que evita que sean infelices cada vez que no consigan aquello que desean. Los niños deben demostrarnos que son capaces de hacer cosas y que podemos confiar en ellos, es así como irán madurando poco a poco, cuando conozcan sus derechos y sus obligaciones.

Libertad, imaginación y respeto

Cada niño nace con un tipo de personalidad y un tipo de necesidades, intentar cambiarlas es un error. Debemos dejar de lado nuestros sueños y respetar los de ellos. Hay que darles libertad para elegir, respetar sus limitaciones y también valorar sus aciertos y sus fracasos. El respeto y una buena educación deben sancionar lo negativo pero dar oportunidades de mejora, siempre elogiando el esfuerzo por encima del resultado. Debemos fomentar su imaginación, darles distintas oportunidades de aprendizaje, ser guías para enseñarles cosas nuevas en las que puedan inspirarse. Ellos deben tener la absoluta libertad para encontrar su camino, haciéndole comprender que siempre contarán con nuestro apoyo. Evitar que ellos experimenten las dificultades de la vida, es evitar su proceso de maduración.

“Nosotros somos los cuidadores de nuestros hijos, no los propietarios.”

Papa Francisco

Does culture make us cultured?



 If we describe someone as cultured, we mean a person who has good manners, is well educated and knows a lot about arts. These definitions are right however, we miss others very important traits.

In my opinion, cultured people must satisfy the following conditions:

They respect human personality, and therefore they are always kind, gentle, polite, and ready to give in to others.

They have sympathy not for beggars and cats alone. Their heart aches for what the eyes do not see. They sit up at night in order to help people.

They respect the property of others, and therefore pay their debts.

They are sincere, and hate lying. They do not lie even in small things. A lie is insulting to the listener and puts him in a lower position in the eyes of the speaker. They do not pose, they behave in the street as they do at home, and they do not show off before their humbler comrades. Out of respect for other people’s ears they more often keep silent than talk.

They do not disparage themselves to rouse compassion. They do not play on the strings of other people’s hearts so that they may sigh and make much of them.

They have no shallow vanity. The truly talented always keep in obscurity among the crowd, as far as possible from advertisement.

If they have a talent, they respect it. They sacrifice to it rest, women, wine, vanity. They are proud of their talent. Besides, they are fastidious.

They develop the aesthetic feeling in themselves. They cannot go to sleep in their clothes; see cracks full of bugs on the walls, breathe bad air, walk on a floor that has been spat upon, and cook their meals over an oil stove. They seek as far as possible to restrain and ennoble the sexual instinct. What they want in a woman is not a bedfellow. They want especially, if they are artists, freshness, elegance, humanity, and the capacity for motherhood. They drink only when they are free, on occasion. They want a healthy mind in a healthy body].

Thanks to Anton Chekhov (1860-1904)


07/11/2018

Stare da soli: un diritto e un dovere…



I risultati di una ricerca realizzata dall'Università di Rochester, New York, afferma che 15 minuti al giorno in completa solitudine, leggendo un libro, meditando o semplicemente guardando il soffitto, possono farci stare meglio, meno nervosi, meno stressati. Chi usufruisce di quel quarto d'ora in solitudine prova meno emozioni negative, irritabilità e agitazione.

Stare da soli quando si sceglie di farlo, aumenta la sensazione di pace e di relax.

La letteratura scientifica è piena di studi che affermano quanto i contatti sociali aiutino il benessere psicofisico di una persona. Sempre però che vengano rispettati due concetti fondamentali: la misura e la libertà di scelta.

La solitudine o la compagnia possono apportare benefici alla nostra salute ma soltanto quando sono conseguenze di nostre libere scelte e non di imposizioni. Esercitare il diritto a stare soli o in compagnia è ciò che rende questi status sociali salutari.

Monotonía, previsibilidad: enemigos invisibles en las aulas…



Más de una vez hemos oído comentarios halagadores sobre las instalaciones de una escuela nueva o remodelada no obstante pocas veces nos preguntamos sobre la importancia de lo que hay dentro de las aulas y cómo está distribuido.

Los espacios en un aula son muy importantes a la hora de crear un ambiente invitante, estimulante para el aprendizaje, para el compartir y para la diversión.

·         Coloquemos materiales didácticos a la vista de los estudiantes. Eso genera curiosidad y un acercamiento natural hacia el material de aprendizaje. De esta manera los estudiantes pueden acceder con completa libertad a la información pensada y organizada previamente por el docente y así enriquecer la práctica educativa.

·         Utilicemos las paredes. Una simple pared en blanco es una oportunidad para promover buenos hábitos, crear espacios de interacción y trasmitir ideas a los estudiantes.

·         Aprovechemos los rincones. Utilicemos materiales reciclados y originales para organizar junto con los alumnos, áreas del salón de clases que no se suelen utilizar con frecuencia y clasifiquémoslos por tema:

ü  El rincón de la limpieza, para promover los buenos hábitos de higiene personal, orden y limpieza del aula.
ü  El rincón de la lectura, para motivar el maravilloso hábito de la lectura.
ü  El rincón de los juegos de mesa, donde incluir juegos de habilidad mental.
ü  El rincón tecnológico, que puede incluir computadoras, tabletas, proyector, etc. con los cuales organizar actividades individuales o grupales.

·         Coloquemos materiales en el suelo. Eso permite que los niños se muevan y se comuniquen más fácilmente entre ellos. Los estudiantes se cansan de permanecer siempre sentados en el mismo asiento, por eso es recomendable de vez en cuando trabajar en el suelo, para ellos es muy divertido y mientras se divierten, aprenden.

·         Utilicemos otras áreas de la escuela. El romper algunas veces la monotonía del aula, genera curiosidad entre nuestros alumnos que a su vez genera emoción que a su vez genera atención. Los profesores nos habituamos a trabajar siempre en el aula, ya que es el espacio predeterminado para nuestra labor, sin embargo muchas actividades que implican juego y apoyan el trabajo al interior del aula, pueden ser recreadas en otras partes: el patio, la biblioteca, el jardín, un pasillo; eso permitirá que los niños tengan un espacio distinto del habitual para trabajar y les resultara muy excitante.

·         Reorganicemos los bancos semanalmente. Las aulas tradicionales se distinguen por tener una organización estática, determinada por la cantidad de estudiantes y la individualización del trabajo; es conveniente explorar otras formas de organizar los pupitres y las mesas.

La novedad, la originalidad, el no saber qué “hará hoy el profe…”, genera expectativas, curiosidad, atención, emoción, todos elementos necesarios para un efectivo (y divertido) aprendizaje que beneficiará educandos y educadores por igual.

06/11/2018

To listen is to love…



1.       The basic rule for practicing The Art of Listening is the complete concentration of the listener.
2.       Nothing of importance must be on our mind; we must be optimally free from anxiety as well as from greed.
3.       We must possess a freely working imagination, which is sufficiently concrete to be expressed in words.
4.       We must be endowed with a capacity for empathy with another person and strong enough to feel the experience of the other as if it were our own.
5.       The condition for such empathy is a crucial facet of the capacity for love. To understand another means to love him, not in the erotic sense but in the sense of reaching out to him and of overcoming the fear of losing ourselves.
6.       Understanding and loving are inseparable. If they are separate, it is a cerebral process and the door to essential understanding remains closed.

“Understanding and loving are inseparable. If they are separate, it is a cerebral process and the door to essential understanding remains closed.”
Erich Fromm (1900–1980)


Sociedades: ¿Desarrollar Pensamiento Crítico o quedarse en Modo Springfield?



La Universidad de Nueva York realizó un estudio de más de 2,300 estudiantes de 24 universidades diferentes. Los resultados revelan que el 45% de los estudiantes no progresan en el desarrollo del pensamiento crítico y el razonamiento complejo en los primeros dos años de la universidad y que hasta el 36% no obtienen mejoras al final de los 4 años de estudio. En Hispanoamérica los datos son aún más negativos.

El modelo de enseñanza tradicional incluye un maestro que "sabe" y muchos estudiantes que "no saben", cerebros “vacíos” que deben llenarse con una transferencia de conocimiento del educador al educando: aprendizaje pasivo. La enseñanza es vista como una gradual remoción de la ignorancia. Eso es todo.

El pensamiento crítico es el corazón y el alma del aprendizaje y en mi opinión, es el primer aspecto para ser tomado en cuenta a la hora de educar. Cómo enseñar a nuestros estudiantes a pensar debería ser el propósito principal de todo buen educador. Cómo optimizar efectivamente la capacidad de aplicarlo debería nuestro gran desafío.

¿Qué es el pensamiento crítico?

Pensar críticamente acerca de algo es primero, circunnavegar su significado por completo, observarlo desde todas sus perspectivas para que lo podamos comprender de manera única, personal, subjetiva. Cada cerebro trabaja con sus propias herramientas cognitivas: conocimiento de fondo, sentido de identidad, creación de significado. Solo después de haber comprendido el significado críticamente, tendremos la capacidad de analizarlo. Al pensar críticamente, vemos partes, formas, funciones y contextos. Debemos entrar en la mente del autor, del diseñador, del creador y analizar su trabajo. El pensamiento crítico es más que entender algo; requiere capacidad de resolución de problemas, creatividad, racionalización y un rechazo a aceptar las cosas como se nos presentan. Es la disposición y la capacidad para cuestionar todo.

El pensamiento crítico es la mejor herramienta para evitar que las sociedades queden atrapadas en el “Modo Springfield” y así evitar la manipulación y la instrumentalización en beneficio de intereses creados.

Para desarrollar el pensamiento crítico, debemos desarrollar la capacidad de formular preguntas críticas. Ellas serán excelentes herramientas para aplicar en toda aula, en todo contexto y a toda edad para iniciar y para mantener estimulantes discusiones en el salón de clases.

¿Quién? / ¿Cuál? / ¿Qué? / ¿Cuándo? / ¿Dónde? / ¿Por qué? / ¿Cómo?

Como “nuevos” educadores, debemos abandonar la idea de ser simplemente transmisores de conocimiento y convertirnos en investigadores de conocimiento que elaboramos y compartimos con los estudiantes para estimularlos a reflexionar y pensar críticamente. Esto dará lugar a un desarrollo de las habilidades de pensamiento de nuestros alumnos, pero también nos brindará un fuerte enriquecimiento de nuestro rol y nuestras competencias como educadores.


Gracias a Homero Simpson...

29/10/2018

Fábricas de frustrados…

Los sistemas educativos de casi todo el Mundo, siguen generando cada año miles de perfiles frustrados, insatisfechos y que los mercados laborales cada vez son más incapaces de absorber. 



Navegamos entre propuestas y reformas de los sistemas educativos sin atacar los reales aspectos e inconvenientes: abandono escolar, desempleo, competencia, desmotivación son algunos de los puntos a mejorar si queremos modificar los “malos hábitos” de la educación actual.

El Banco Mundial ha publicado una carta abierta sobre el “capital humano”, base para un desarrollo más equitativo, sostenible y justo de toda sociedad. Pero para invertir en el desarrollo de “capital humano”, necesitamos “capital humano”. Ese es el dilema desde donde todo tiene inicio que según mi opinión, aún no hemos resuelto.

Cada alumno, cada estudiante deben ser vistos, analizados y tratados como seres únicos e irremplazables. Para ello es necesario focalizar la educación no solo en el “saber hacer” sino también en el “saber ser” de cada individuo.

Tradicionalmente vinculamos el elevado desempleo, la pobreza desmedida de nuestro (único) Planeta Tierra con resultados económicos, con el sobreestimado PIL, con números, cifras, porcentajes. Eso es correcto y sirve para determinadas proyecciones y acciones pero no lo es todo. No puede haber real crecimiento económico sin un real crecimiento personal, intelectual y moral de cada individuo. No podemos seguir siendo vistos solo como máquinas de ganar dinero solo para consumir. Una fórmula muy efectiva para los pocos pero poderosísimos grupos de poder económico- financieros del mundo pero que ha generado y sigue generando enormes desigualdades y desequilibrios sociales en casi todo el mundo.

Debemos esforzarnos en formar individuos que elijan libremente sus vidas según sus pasiones y reales intereses (motivaciones intrínsecas), sin pensar en el éxito, el dinero (motivaciones extrínsecas). Un individuo satisfecho, feliz y orgulloso de su propia vida es naturalmente un mejor ser humano.

El individuo y su desarrollo tienen que volver a ser el centro de atención si queremos comenzar a transitar el camino de un mejor, más tranquilo, más equitativo y justo Mundo.

Para muchos expertos, con los cuales me encuentro en plena sintonía, la respuesta está en el desarrollo de las habilidades blandas o transversales (“soft skills”). Las habilidades o competencias transversales se harán cada vez más necesarias para que los niños, jóvenes, estudiantes de hoy, trabajadores de mañana, sean capaces de adaptarse a los constantes cambios y mejoren el rendimiento de sus actividades laborales y personales.

Las habilidades transversales se vinculan a las humanidades, a la filosofía, al arte, fundamentales para desarrollar creatividad, pensamiento crítico y elevado y para crear y fortalecer valores éticos y morales.

Trabajo en equipo: Saber desenvolverse con más compañeros es imprescindible para mejorar la productividad, por lo que se valoran enormemente los perfiles que son capaces de llegar a entendimientos y no generan conflictos.
Creatividad y resolución de problemas: Las personas deberán desarrollar la capacidad de al enfocar un problema, buscar una solución lógica y también creativa.
Asertividad: Tan importante es saber trabajar en equipo como poner límites tanto en el ámbito profesional como en el personal. Es decir, saber decir no a tiempo para evitar problemas. Y, sobre todo, encontrar las soluciones de forma anticipada.
Adaptación: La tecnología ha hecho que muchos sectores se transformen por completo y esos cambios cada vez son más veloces. Por ese motivo, los expertos señalan que hay que inculcar en las nuevas generaciones las herramientas necesarias para que sepan adaptarse a los cambios. Es decir, aceptar que todo puede ser de otra forma y que se puede mejorar.
Liderazgo: Las dotes para liderar equipos han variado mucho. Deben finalizar las posturas inquisitorias los sistemas excesivamente jerárquicos y verticales. Los nuevos líderes deberán tener una visión más horizontal y unas metas mucho más amplias para poder dirigir grupos de trabajo que serán cada vez más heterogéneos y multiculturales.
Comunicación interpersonal: La habilidad para comunicar y la transparencia son dos aptitudes cada vez más valoradas; conseguir que los mensajes calen dentro y fuera de la empresa es tan importante como el ser honesto.
Empatía y Flexibilidad: La capacidad de ponerse en el lugar del otro es un factor determinante para una sociedad más justa que sepa y valore el trabajo en equipo. Tolerancia.
Responsabilidad: Cada persona ha de asumir la total responsabilidad como integrante de una sociedad.
Compromiso: El sentimiento de pertenencia a una sociedad o una organización es muy importante. Por eso hay que inculcar habilidades en los estudiantes para que sepan mostrar su compromiso más allá del interés pecuniario.
Ser buena persona: Nadie podrá ser un buen trabajador, un buen empresario, un buen líder, un buen padre si no es antes, una buena persona. 

24/10/2018

Educación y Adolescencia: Un binomio muy interesante...



La adolescencia es un periodo crítico de vulnerabilidad, durante el cual se producen importantes procesos de maduración cerebral en distintas regiones implicadas en los procesos de inhibición de respuestas impulsivas y toma de decisiones. (Chambers, Taylor, & Potenza)

Estamos en un momento de grandes cambios: cambian las sociedades y con ellas sus culturas. La docencia debe ser consciente de ello y adecuarse a dichos cambios. Los educadores así como también los sistemas educativos deberán ser investigadores, críticos, reflexivos, autónomos y proclives a trabajar en cooperación. Conocer y profundizar cómo nuestro cerebro aprende y memoriza es y será clave para dicha adecuación.


“El docente es alguien que se sumerge en el complejo mundo del aula para comprenderla de forma crítica y vital, implicándose afectiva y cognitivamente en los intercambios inciertos, analizando los mensajes y redes de interacción, cuestionando sus propias creencias y planteamientos, proponiendo y experimentando alternativas y participando en la reconstrucción permanente de la realidad escolar». (Donald Schön)

Los grandes desafíos a los que se enfrenta cotidianamente todo apasionado educador, se acrecientan cuando sus educandos son adolescentes, una etapa de la vida de todo ser humano caracterizada por profundos y determinantes cambio psicofísicos que terminan a la edad en la que (casi siempre) logramos conseguir un rol estable e independiente en la sociedad.

Recientes estudios nos muestran que nuestro cerebro experimenta un desarrollo realmente espectacular durante el período de la adolescencia. Entre los 4 y los 22 años el volumen de materia gris se incrementa y alcanza su punto máximo en la adolescencia. Una de las regiones del cerebro que cambia más drásticamente durante la adolescencia es la corteza prefrontal que está involucrada en funciones ejecutivas, es decir, funciones de orden superior: la toma de decisiones, la planificación, la inhibición del comportamiento y en las que también están implicadas la interacción social, el entendimiento de y con otras personas y la autoconciencia. Estos cambios implican la progresiva maduración de funciones ejecutivas, que permiten mayor autonomía y control, así como habilidades metacognitivas y el desarrollo de la propia identidad. Al mismo tiempo que se produce esta maduración de funciones de orden superior, se adquiere una mayor capacidad cognitiva, que permite el pensamiento lógico y abstracto aunque los esquemas de pensamiento son aún poco flexibles, hecho que puede dificultar el aprendizaje. La construcción de la identidad y de la autonomía en la adolescencia tiene un gran impacto en el aprendizaje, tanto en la motivación como en su contrario, el desencanto, así como en la forma en que se construye el aprendizaje en interacción con el entorno social. Estos aspectos son coherentes con la hipótesis de la neurociencia que sugiere que el cerebro se construye en función de lo que se aprende, pero también en función de cómo se aprende. Dado que la motivación por el aprendizaje está muy relacionada con la identidad del adolescente y sus propias metas, este será más efectivo en la medida en que los docentes los conozcan, indaguen en su identidad individual, su posición en el grupo y puedan así acercarse, comunicarse, crear vínculo y transitar juntos un camino de acompañamiento y respeto mutuo.








22/10/2018

Nosso cérebro precisa de pelo menos 8 por dia...




Um abraço estimula a produção de dopamina, um neurotransmissor conhecido como "hormônio do prazer", porque cria uma sensação de satisfação que alivia o estresse e a tensão. 





Também é sabido que um simples abraço aumenta a produção de ocitocina, conhecida como o "hormônio do amor", que permite conectar-nos emocionalmente com os outros e confiar neles. O fato mais importante é que os efeitos de um abraço são imediatos.

Um estudo realizado no Advanced Telecommunications Research Institute International em Kyoto organizou uma conversa de aproximadamente 15 minutos entre algumas pessoas e seus parceiros. Depois, alguns deles receberam um abraço e outros não. Ao avaliar os parâmetros fisiológicos, os pesquisadores apreciaram que aqueles que receberam o abraço mostraram uma redução significativa no nível de cortisol no sangue, o hormônio do estresse que causa tantos danos.

Descobriu-se que um abraço ou uma carícia amorosa afetam a capacidade do cérebro de imaginar o corpo, mesmo em adultos. Esse tipo de contato físico também é essencial para desenvolver e manter uma percepção adequada do nosso corpo.

De acordo com um estudo realizado na University College London, a chave está no fato de que este tipo de contato corporal oferece sensações agradáveis ao tato que geram uma série de sinais proprioceptivos que nos ajudam a sentir melhor o nosso corpo. Na prática, um toque ou um abraço, não apenas enviam os sinais proprioceptivos ao nosso cérebro que nos permitem estar mais conscientes de nossos corpos, mas também que podemos sentir que somos dignos de sermos amados. E esses sentimentos nos fazem muito bem. De fato, segundo esses pesquisadores, a falta de abraços e carícias pode ser um fator desencadeante ou agravante dos distúrbios da imagem corporal, como anorexia e bulimia.

Nós poderíamos viver sem abraços, mas seria como morrer lentamente, um pouco a cada dia. Precisamos de quatro abraços por dia para sobreviver, oito abraços para nos manter como somos e 12 abraços para crescer.

De fato, durante um estudo conduzido por pesquisadores da UCLA, os cérebros dos participantes foram digitalizados enquanto estavam sujeitos a choques elétricos. Seus parceiros os acompanharam durante o teste e, em alguns casos, eles foram autorizados a dar as mãos. Portanto, constatou-se que o contato físico estava ajudando a lidar com o estresse da experiência e que, nesses casos, as áreas do cérebro responsáveis pela mitigação do medo eram ativadas.

Estes estudos mostram que os abraços têm um efeito muito poderoso em nossos cérebros e nos ajudam a alcançar um estado de relaxamento e conforto, enquanto nos permite lidar melhor com o estresse e o medo.

Portanto você precisa garantir uma dose diária de abraços.

No puedo…



"No puedo ser parte de un mundo en donde los hombres visten a sus esposas como prostitutas para lucirlas con los demás. Donde no hay ningún concepto de honor y dignidad, y solo podemos confiar en aquellos que nos dicen "te lo prometo". Donde las mujeres no quieren tener hijos y los hombres no quieren tener familias. Donde los que realmente son perdedores creen que son exitosos por poseer dinero mal habido o manejando detrás de las ruedas del carro de su papá y ese papá que cree que tiene un poco de poder y está siempre tratando de recordarle a los demás que no son nadie".

"No puedo ser parte de un mundo donde las personas falsamente declaran que creen en Dios con un trago de alcohol en sus manos y sin ningún tipo de conocimiento religioso. Donde el concepto de celos es considerado vergonzoso y la modestia es una desventaja. Donde las personas se olvidaron del amor, pero aun así buscan tener pareja. Donde las personas no ahorran su tiempo para ellos mismos y se ven tan pobres tratando de ocultarse atrás de un auto lujoso. Donde los jóvenes gastan el dinero de sus padres y las chicas se enamoran de ese tipo de chicos".

"No puedo ser parte de un mundo donde las mujeres y los hombres ya no se identifican consigo mismos. Y donde todo esto es llamado "libertad para escoger", pero para aquellos que escogen un camino distinto son llamados retardados”.

“Yo escogí mi camino, pero es una lástima que no encontré compresión entre las personas que yo deseaba que sí lo hicieran".

Keanu Reeves

15/10/2018

Mo’, mo’, mo’…! *




Nel mio manuale “Conversare Senza Conversare”, mi riferisco alla meravigliosa capacità che abbiamo gli esseri umani di poter parlare. Il saper parlare è un dono che acquisiamo sin dalla nascita, in maniera spontanea, senza che nessuno ci insegni a farlo. Il saper conversare invece è una abilità non innata, che va sviluppata. Il saper parlare non ci garantisce il saper conversare. (E lo si può capire quotidianamente, purtroppo).
Lo stesso accade con la capacità di attendere, di aspettare, la famosa e ancora troppo scarsa pazienza.
Tutto e subito! Consumismo = Fretta. Sin da piccoli siamo formati (o deformati) per desiderare sempre di più (“Voglio di più! Non mi basta mai…” – Jovanotti), qualcosa di nuovo, qualcosa che non abbiamo ancora, scatenando competizione e sentimenti di frustrazione e di invidia verso tutti coloro che ci circondano, anziché generare emozioni socialmente positive e costruttive.

Sin da bambini ci si chiede di attendere, però quest’attesa non ci viene spiegata, non ci viene educata. Il saper aspettare si impara, non è innato.

E’ nell’attesa della realizzazione del nostro obiettivo che impariamo a gestire la frustrazione alimentando l’autocontrollo e il rispetto per l’altro, importanti virtù nella costruzione dell’uomo. Insegnare questo al bambino aiuta a costruire un adulto consapevole. Il bambino saprà che per essere felice non ha bisogno di ricevere ogni giorno un giocattolo nuovo e averne una camera piena, ma di poche cose purché uniche e preziose.

Ogni abilità che sviluppiamo nella nostra vita non avviene se non attraverso l’esperienza diretta e ripetuta. La comprensione dell’atteggiamento corretto da tenere, permette al bambino di innalzare la sua autostima. Essere in grado, da solo, dopo tentativi ed errori, di formulare la giusta ipotesi e verificare che sia esatta. Un tassello importante nella formazione del sé come essere capace.

Ad esempio, rispettare i turni durante una conversazione è un ottimo esercizio di attesa e pazienza. Dapprima sarà difficile, ma se riusciamo a stabilire dei momenti, il bambino stesso ne uscirà soddisfatto e ricco di autostima perché nel momento in cui arriverà il suo turno gli concederemo tutta l’attenzione che merita, esattamente come faremmo con un adulto.

“Il concetto di rispettare ed aspettare entra nella vita di ogni individuo come un’esperienza che matura col passare del tempo.”  Maria Montessori

*Avverbio napoletano = adesso, ora

Para lograr efectividad “adentro”, hay que trabajar “afuera”…




En mi manual “Enseñar Sin Enseñar”, escribí que nuestro cerebro decide qué aprender, cómo aprender, cuándo aprender y, muy importante, de quién aprender.

La relación educador-educando es clave para lograr un aprendizaje eficiente y eficaz. Una buena conexión con el alumnado, es para los educadores una herramienta que nos ayudará a alcanzar los mejores resultados. No es tarea fácil, pero sí muy interesante y desafiante para todo educador apasionado por su profesión. Al lograrlo, no solo se nos hará más fácil el camino de la enseñanza sino que también nuestros días de trabajo serán tan placenteros que no nos parecerán trabajo, sino puro esparcimiento. Una fantástica experiencia (envidiada por muchos).

Podríamos comenzar con ciertas estrategias:

1. El pasillo
Hablemos con nuestros alumnos fuera de la sala sobre argumentos que a ellos les apasionen. Los pasillos son excelentes locaciones para conversaciones informales y emocionantes. Como consecuencia, al entrar al aula tendremos la maravillosa sensación de sentir el mutuo placer de encontrarnos. Una clase segura y acogedora es el lugar ideal para enseñar y aprender.

2. Nuevos espacios
Podríamos crear un club de lectura, de escritura, de debate o establecer horarios no convencionales para que nuestros alumnos puedan estudiar o hacer lo que necesiten o deseen.

3. Fuera de clases
A los estudiantes les encanta ver a sus profesores en eventos que no son académicos. Juegos, partidos, conciertos, recitales; serán tema de interesantes conversaciones de “pasillo”. La idea es transmitirles que ellos no son considerados solo alumnos, sino personas estimadas y respetadas por sus gustos y tendencias.

4. Respeto
Cada estudiante es una persona que desea que su espacio sea respetado. Si ellos quieren alejarse, si ellos no quieren que observemos lo que están haciendo, lo demostrarán y nosotros tendremos que respetar esa decisión.

5. Un diario
Podríamos llevar un diario en donde anotemos ideas, cosas por hacer, fechas pero sobre todo, una lista con los nombres de nuestros estudiantes. Hacerles un seguimiento y al observar algo positivo, alabarlo y comunicarlo a sus padres (vía mail, mensaje, llamada). De esta manera involucraremos más a los padres que en el proceso de aprendizaje son elementos fundamentales que muchas (demasiadas) veces están totalmente desasociados de la escuela, ayudando así también a mejorar la relación padres-hijos.

6. Sinceridad
Si decidimos ser educadores es porque (así lo presumo y así lo espero, por ustedes) tenemos la pasión por enseñar, por lo que enseñamos y a quién enseñamos, sin importar raza, credo, religión, edad, nivel socio-económico. Demostremos a nuestros estudiantes todos los días cuán felices y orgullosos estamos de compartir con ellos el camino del aprendizaje, así ellos confiarán en nosotros y compartirán ese mismo placer.

La atención, la motivación, la concentración, llegarán solas y nos acompañarán durante toda la clase.

09/10/2018

Educación: Autoridad sin autoritarismo...





El castigo sigue siendo el método más utilizado sea en los hogares que en las escuelas. La pregunta que debemos hacernos en base a los resultados obtenidos en todos estos años es: ¿funciona?



Una buena educación pasa por una buena disciplina pero a pesar de algunos avances, padres y educadores aún estamos muy confundidos en cómo aplicarla. Debemos ser firmes sin dejar de ser amables para lograr una educación efectiva, sin ser punitiva.

La Inteligencia Emocional es muy importante para lograr saber poner límites a nuestros niños con responsabilidad, sin utilizar el castigo. Para ello necesitamos ciertas habilidades:

Empatía – Asertividad – Comprensión – Amor

Con firmeza y amabilidad es mucho más probable que el comportamiento de un niño mejore por convicción y no por miedo. Esto requiere tiempo y también una comunicación franca y sincera. Nunca olvidemos que estamos comunicando con aquellos a quienes tanto queremos, con aquellos que tanto nos importan: hoy niños y niñas; mañana, hombres y mujeres.

1. Establezcamos un diálogo empático. Una buena educación empieza por interesarse en comprender al otro. La empatía es la más rápida y efectiva manera de comunicar con nuestros niños. A través de continuas preguntas (poderosas), obtendremos las respuestas que permitirán una transformación apelando a la responsabilidad y no a la represión.

2. Centrémonos en la acción y no en la persona. Si el niño comete una mala acción, no significa que él sea malo. Tratemos de hacer entender el motivo por el cual esa acción fue incorrecta, evitando adjetivar al niño.

3. Hagamos ver los beneficios. Cuando enseñamos normas a los más jóvenes, debemos ser capaces de enfocar esas normas no desde el castigo, sino desde los beneficios que supone cumplir con dichas normas.


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