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08/05/2023

Come sviluppare l'abitudine di scrivere


Scrivere a mano migliora l'attenzione, la memoria, la comprensione, l'apprendimento e ci costringe a fermarci; richiede tempo, una pausa, qualcosa di molto importante per il nostro cervello. Siamo circondati da dispositivi su cui possiamo scrivere. Ma è una scrittura totalmente impersonale, che possiamo cancellare senza sbavature, senza lasciare alcuna traccia umana. Scrivere a mano ci umanizza, ci collega al mondo reale. La penna è un oggetto che manipoliamo a piacimento, un dispositivo no. Se abbiamo un foglio e una penna davanti a noi, possiamo scrivere quello che vogliamo, riprendendo contatto con il mondo.

 Scrivere a mano aiuta a focalizzare l'attenzione.

Non si tratta solo di scrivere a mano, ma anche di quanto e cosa si scrive. Perché copiare un testo non è come scrivere le proprie riflessioni. L'essenziale è che il meccanismo cognitivo del pensiero sia reso efficace attraverso la mano: attivare le capacità motorie attraverso un pensiero consapevole e autonomo. Scrivere a mano ci porta fuori dall'esperienza dell'automatico, dell'immediato. Richiede tempo, pause. Il computer è pratico, è comodo, ma ci atomizza: le lettere sono tratti, non sono associate a un tratto, è puro automatismo.  Scrivere a mano è terapeutico, è rilassante, ci rende consapevoli di noi stessi e di ciò che accade intorno a noi. Possiamo scrivere in mille modi, da un piccolo diario a una lista di cose da fare; possiamo copiare citazioni o frasi che abbiamo letto. La scrittura ha molto a che fare con la conoscenza di sé. Quando ci si siede davanti a una pagina bianca con una penna, si affronta l'abisso sconosciuto di ciò che si sta per scrivere. La scrittura è una metafora della vita stessa. Quando scriviamo, vengono fuori cose che non ci aspettavamo, la scrittura ha molto a che fare con un esercizio filosofico di riflessione.

Scrivere fa bene al nostro cervello e facilita il lavoro della memoria. Scrivere ha sempre un effetto "alleggerente", nel senso che riduce il peso dei pensieri e quindi lo stress. Quando scriviamo, ci sentiamo subito più leggeri. Abituarsi a scrivere ci permette di concentrarci sull'essenziale, eliminando il superfluo.

Il neuroscienziato Daniel J. Levitin, autore di “The Organized Mind: Thinking Straight in the Age of Information Overload”, sostiene che scrivere ci fa dimenticare le preoccupazioni. Scrivere è un'operazione di pulizia, libera spazio e quindi dà al nostro cervello la possibilità di concentrarsi sulle cose veramente importanti. Scrivere modifica il cervello, lo rende più attento, capace di creare connessioni neurali più veloci e profonde allo stesso tempo. 

La scrittura può essere definita una vera e propria terapia per la mente. Ci sentiamo meglio e il nostro sistema immunitario funziona meglio.

- La ripetizione è la chiave. La costanza conta più del tempo che impieghiate. Siate pronti a scrivere ogni giorno e, se possibile, alla stessa ora.

- Creare obiettivi piccoli e raggiungibili.

- Non sono necessari più di 5-10 minuti di scrittura al giorno, ma con costanza.

- All'inizio, scegliete una piccola parte di un foglio di carta.

- Scrivete solo degli eventi che vi emozionano. Che siano belli o brutti.

- All'inizio sarà una decisione consapevole, dovrete decidere di scrivere. Quando diventerà un'abitudine, lo farete automaticamente.

- Tenete sempre a portata di mano carta e matita (anche quando uscite).

- Premiatevi quando raggiungete un obiettivo (mangiate qualcosa che vi piace, fate una passeggiata, guardate un programma televisivo).

- Non paragonatevi a nessun altro. Concentratevi sui vostri risultati.

- Scegliete il vostro posto preferito e confortevole. Preparate il vostro spazio di scrittura. Riducete al minimo le distrazioni.

- Sentitevi liberi di scrivere qualsiasi cosa, senza pensare agli eventuali errori.

- Scrivete qualsiasi idea vi venga in mente in qualsiasi momento. Potete tenere un "quaderno delle idee".

- Controllate sempre i progressi della scrittura.

- Scrivete quello che volete, al vostro ritmo. Senza fretta, in totale libertà.

- Scrivete solo per voi stessi e per nessun altro.

- Divertitevi (sempre!). Lasciate che la scrittura sia sempre un piacere, un antistress.

Una volta creata l'abitudine, non avrete più bisogno di forza di volontà o di motivazione. Lo farete automaticamente. Come quando vi svegliate la mattina e vi preparate il caffè.

Come memorizzare

1. Contestualizzate i verbi e le parole essenziali formando e scrivendo frasi (a mano).

2. Scrivete (a mano) per ogni verbo una frase in forma affermativa, negativa e interrogativa.

3. Scrivete (a mano) la stessa frase nei tempi verbali più usati (presente-imperfetto-passato prossimo).

4. Ripetete le frasi leggendole più volte ad alta voce.

5. Ripetete le frasi leggendole in silenzio.

6. Ordinate il vostro vocabolario per "categorie" (emozioni - colori - oggetti - ecc.).

7. Scrivete (a mano) frasi al singolare/plurale e al femminile/maschile.

"I sogni senza obiettivi sono solo sogni e alla fine ci porteranno alla delusione. Per realizzare i nostri sogni, dobbiamo applicare disciplina e perseveranza, perché senza disciplina non inizieremo mai, ma senza perseveranza non finiremo mai".

Mario Schiavelli

MFL Teacher & Coach

mschiavelli@gmail.com

























 

   senza perseveranza non finiremo m

14/12/2021

Age is only a number...



The brain of an elderly person is much more plastic than is commonly believed. At this age, the interaction of the right and left hemispheres of the brain becomes harmonious, which expands our creative possibilities. That is why among people over 60 you can find many personalities who have just started their creative activities.

Of course, the brain is no longer as fast as it was in youth. However, it wins in flexibility. That is why, with age, we are more likely to make the right decisions and are less exposed to negative emotions. The peak of human intellectual activity occurs at about 70 years old, when the brain begins to work at full strength.

Over time, the amount of myelin in the brain increases, a substance that facilitates the rapid passage of signals between neurons. Due to this, intellectual abilities are increased by 300'% compared to the average.

And the peak of active production of this substance falls on 60-80 years of age. Also interesting is the fact that after 60 years, a person can use 2 hemispheres at the same time. This allows you to solve much more complex problems.

Professor Monti Uri from the University of Montreal believes that the brain of an elderly person chooses the least energy-intensive path, cutting unnecessary and leaving only the right options for solving the problem. A study was conducted in which different age groups took part. Young people were confused a lot when passing the tests, while those over 60 made the right decisions.

The neurons of the brain do not die off, as everyone around them says. Connections between them simply disappear if a person does not engage in mental work.

Absent-mindedness and forgetfulness appear due to an overabundance of information. Therefore, you do not need to focus your whole life on unnecessary trifles. Beginning at the age of 60, a person, when making decisions, uses not one hemisphere at the same time, like young people, but both.

If a person leads a healthy lifestyle, moves, has a feasible physical activity and has full mental activity, intellectual abilities do not decrease with age, but only grow, reaching a peak by the age of 80-90 years.

So don't be afraid of old age. Strive to develop intellectually. Learn new crafts, make music, learn to play musical instruments, paint pictures! Dance! Take an interest in life, meet and communicate with friends, make plans for the future, travel as best you can. Don't forget to go to shops, cafes, concerts. Do not lock yourself alone - it is destructive for any person.

 A large study in the United States found that:

The most productive age of a person is from 60 to 70 years.

The 2nd most productive human stage 70 to 80 years’ old

The 3rd most productive stage 50 and 60 years old. Before that, the person has not yet reached his peak.

The average age of the Nobel Prize laureates is 62.

The average age of the presidents of the 100 largest companies in the world is 63 years.

This confirms that a person's best and most productive years are between 60 and 80 years of age.

Therefore, if you are 60,70 or 80 years old, you are at the best level of

your life.

 

Thanks to

NEW ENGLAND JOURNAL OF MEDICINE.

 

 

20/04/2020

INTELIGENCIA INFORMACIONAL Y CALIDAD DE VIDA

La inteligencia informacional es una habilidad que, a través de un esfuerzo intelectual, nos permite seleccionar y separar los elementos significativos de los insignificantes, evaluándolos tanto por separado como en su conjunto para así poder llegar a una conclusión a través de un razonamiento inductivo y deductivo.

¿Cómo llegamos a la formulación de una hipótesis o de una evaluación?

¿Qué proceso nos lleva a tomar una decisión en vez de otra?

¿Cómo saber si estamos tomando la decisión correcta?

¿Cómo establecer la veracidad de una información que recibimos?

Para reforzar la habilidad de Inteligencia Informacional, debemos antes desarrollar lo que será un gran aliado por toda nuestra vida: el pensamiento crítico. Este modelo de pensamiento es considerado en la actualidad muy importante y necesario y debería ser colocado como objetivo primordial en todo sistema de aprendizaje sin embargo, sigue siendo ignorado o subestimado.


“La información es una poderosa arma para informar o para desinformar.”


HOGAR, COLEGIO Y ENTORNO SOCIAL

Siguiendo con la <saga> Calidad de Vida, me permito insistir en este argumento ya que diariamente percibo un deterioro de la misma en muchos países, especialmente los de origen latino.

Uno de los inconvenientes, por lo que observo, es que seguimos confundiendo <Calidad de Vida> con <Nivel de Vida>. En Occidente, en donde se ha afianzado el materialismo y el <Tener> se posiciona por encima del <Ser>, es lógico que se confundan esos términos, afectando directamente el equilibrio emocional de los integrantes de estas sociedades.

En el ámbito educativo, sucede algo parecido ya que se confunde el <Instruir> con el <Educar>. Masas de niños y jóvenes están siendo instruidos (no todos) en colegios y universidades, pero muy pocos están siendo educados; mientras ellos saquen buenas notas, todos estamos contentos, tranquilos y satisfechos.

Del latín <ignorantia>, la ignorancia se entiende como el no saber o el no querer saber (que es el verdadero problema).

El ignorante consciente admite que no sabe y trata de informarse, de preguntar, de escuchar otras fuentes y/o personas para solventar su ignorancia. El ignorante inconsciente por el contrario se niega a saber, argumentando el estar en lo cierto. Este comportamiento es conocido en Neurociencia como el "Efecto Dunning-Kruger" o la ilusión de competencia. Un fenómeno que existe desde que nació el habla y que en la actualidad, en donde el conocimiento es clave, adquiere una dimensión muy preocupante.

Aunque casi todos tenemos unas opiniones positivas de nuestras propias habilidades físicas y/o intelectuales, algunos evaluamos erróneamente nuestros niveles de competencias, creyendo que son mucho más altos de lo que realmente son. Esa es una de las características más relevantes de las personas ignorantes: tienden a exagerar al evaluar sus habilidades. El problema es que, cuando las personas son incompetentes, no solo llegan a conclusiones y comportamientos erróneos, sino que además no tienen la capacidad (ni la voluntad) de reconocer sus desaciertos. En lugar de sentirse confundidos, perplejos o preocupados por sus hábitos u opiniones erradas, las personas ignorantes inconscientes insisten en que están en lo correcto.

 

"La ignorancia genera, a menudo, más confianza que el conocimiento".

Charles Darwin

 

Las personas más inteligentes y cultas en muchos casos, tampoco logran evaluar con precisión sus habilidades. La (gran) diferencia está en que las personas más competentes, constantemente reformulan su autoevaluación, mientras que las personas ignorantes casi nunca lo hacen porque ellas <siempre tienen razón y los equivocados siempre son los demás>.

El mundo actual es dinámico, cambiante, multifacético. Muchos afirman que con la llegada de Internet, la información se “democratizó” ya que llega a muchas más personas y de manera casi gratuita. Pero esa "democratización" de la información no necesariamente implica una calidad de la misma. Día a día se produce y se difunde información que se expande a una velocidad y en proporciones nunca antes vistas, pero sin ningún criterio cualitativo o selectivo. 

¿Cómo afrontar esta tendencia inevitable y capitalizarla para que sea un instrumento de crecimiento socio-cultural?

A lo largo de nuestra vida los seres humanos contamos con tres “laboratorios” para nuestra formación y educación:

El hogar – El colegio – El entorno social

Estos tres “laboratorios” deberían ser por un lado, independientes pero funcionar en sinergia para lograr mejores resultados. Los padres, las escuelas, los profesores, el entorno familiar y social deberían estar enfocados en preparar a las futuras generaciones a desarrollar el Pensamiento Crítico: enseñar y aprender a cuestionar y a cuestionarse; herramienta fundamental para desarrollar individuos capaces de crear y sostener sociedades más democráticas, justas, tolerantes y participativas.

El Pensamiento Crítico debería insertarse en todo programa de educación y enseñarse en todos los ámbitos sociales y culturales para que seamos capaces de analizar y cuestionar toda información u evento que se nos presente en la vida: o sea, para poseer una efectiva Alfabetización Mediática. 

La Inteligencia Informacional (MIL - Media and Information Literacy) es una competencia indispensable para el futuro de la humanidad. La UNESCO la define como un conjunto combinado de conocimientos, habilidades y actitudes necesarias para la vida y el trabajo y abarca todos los tipos de medios de comunicación y proveedores de información y conocimiento (bibliotecas, archivos, museos, Internet).

Este conjunto de competencias ayuda a los ciudadanos de toda edad a comprender y a evaluar críticamente la realidad y a tomar decisiones más acertadas, compatibles con sus verdaderas creencias.

Italia, por ejemplo, desde 2017, lanzó un programa que consiste en clases para enseñar cómo reconocer noticias falsas y cómo verificar la información. La primera fase incluyó 8,000 escuelas y aproximadamente 4 millones de estudiantes. Dado el éxito del proyecto, la UE - Unión Europea - ha publicado una guía titulada “Cómo entender si una noticia es falsa"; se trata de un vademécum de ocho puntos que les resumo a continuación:

1-Revisar el contenido. ¿Parecen ciertos los hechos? ¿Son precisas las cifras? Debemos siempre mantener separados los hechos de las opiniones.

2- Verificar la fuente. ¿La conocemos? ¿El sitio parece tener algo extraño? Ingresemos el nombre de la fuente en Google; eso puede ayudarnos a descubrir si es confiable. A menudo hay sitios falsos que imitan el nombre de un medio o de un autor famoso, tal vez cambiando una sola letra y engañando así a los lectores distraídos.

3- Verificar el autor del artículo. ¿Está firmado o es anónimo? Una información veraz siempre se acompaña de la firma de su autor, asumiendo, este último, la plena responsabilidad de lo publicado.

4- Verificar las fuentes originales. ¿Utiliza el periodista/escritor/comentarista fuentes creíbles? ¿Se atribuyen las declaraciones a personas definidas o anónimas?

5- Revisar las imágenes. Ellas pueden ser utilizadas fácilmente en contextos distintos de lo que representan. Hay excelentes sitios en la web para verificar si una foto se ha usado otras veces anteriormente.

6- Reflexionar antes de compartir. Títulos y fotos podrían ser engañosos, el artículo podría leerse a la ligera. Reflexionemos sobre el poder y la responsabilidad de compartir información en las redes sociales.

7 - Cuestionar nuestras propias creencias. A menudo, una historia encaja muy bien con lo que nos gustaría leer y esto puede llevarnos a compartirla de inmediato. Aquí es donde tenemos que detenernos y analizar, controlar, reflexionar.

8 - Adoptar estas precauciones. Difundamos las buenas prácticas contra las noticias falsas y la ignorancia entre todos nuestros amigos y conocidos, virtuales o reales.

A la base de toda esta interesante y necesaria faceta que hace parte fundamental de nuestra vida como individuos y como ciudadanos responsables y proactivos, el Pensamiento Crítico es la herramienta que nos ayudará en nuestra búsqueda de la verdad.

Desafortunadamente hoy, debido en gran parte a la influencia de internet, las sociedades tienden a la estandarización del pensamiento. En otras palabras, tendemos a pensar colectivamente y así ser fáciles víctimas de manipulación. Cosa muy útil y provechosa para los detentores de grandes poderes (mediáticos, políticos, económicos, financieros, etc.)

Las personas que desarrollaron la habilidad del Pensamiento Crítico, logran resolver problemas de manera independiente y efectiva; son capaces de leer la realidad desde diferentes perspectivas, utilizando múltiples interpretaciones y visiones y no simplemente aquellas que les son propuestas de una manera más o menos oculta, por aquellos que reciben a cambio enormes ganancias económicas o políticas.

Gracias a plasticidad de nuestro cerebro (Neuroplasticidad), a cualquier edad podemos desarrollar la habilidad del Pensamiento Crítico (si estamos convencidos de querer hacerlo).

¿QUÉ ES EL PENSAMIENTO CRÍTICO?

Pensar críticamente acerca de algo es primero, circunnavegar su significado por completo, observarlo desde todas sus perspectivas para que lo podamos comprender de manera única, personal, subjetiva. Cada cerebro trabaja con sus propias herramientas cognitivas: conocimiento de fondo, sentido de identidad, creación de significado. Solo después de haber comprendido el significado críticamente, tendremos la capacidad de analizarlo. Al pensar críticamente, vemos partes, formas, funciones y contextos. El pensamiento crítico es más que entender algo; requiere capacidad de resolución de problemas, creatividad, racionalización y un rechazo a aceptar las cosas como se nos presentan. Es la disposición y la capacidad para cuestionar todo.

El Pensamiento Crítico es el corazón y el alma del aprendizaje y en mi opinión, es el primer aspecto para ser tomado en cuenta a la hora de educar.

“Cómo enseñar a nuestros estudiantes a pensar, debería ser el propósito principal de todo buen educador. Cómo optimizar efectivamente la capacidad de aplicarlo debería nuestro gran desafío.”

Para desarrollar el Pensamiento Crítico, debemos desarrollar la capacidad de formular preguntas críticas. Ellas son excelentes herramientas para aplicar en todo contexto y a toda edad para iniciar a desarrollar esta habilidad.

¿Quién? / ¿Cuál? / ¿Qué? / ¿Cuándo? / ¿Dónde? / ¿Por qué? / ¿Cómo?

1 – Interrogarse.

El progreso tecnológico y la posibilidad constante de acceder a los recursos de Internet han facilitado, por un lado, algunos procesos y actividades diarias, pero por otro lado han atrofiado nuestra capacidad de autocrítica o auto interrogación.

Las personas ya no se hacen preguntas ya no se interrogan sobre temas importantes de la vida y cuando se les presenta algún obstáculo, alguna duda o pregunta, en lugar de pensar de forma independiente, acuden a la web en donde encontraran una solución o respuesta estandarizada. El resultado es que ya no sabemos cómo formular y formularnos preguntas constructivas; damos por sentado y confiable todo lo que <la Red> nos ofrece.

El primer paso para desarrollar un espíritu crítico es observar la realidad que nos rodea de una manera más analítica y profunda, haciéndonos preguntas y tratando de darnos respuestas objetivas, sin ser influenciados externamente.

 2 - Analizar el razonamiento de otros

Tener pensamiento crítico significa no considerar como cierto todo lo que ‘otros’ dicen o piensan. Aclaro que al referirme a los ‘otros’ no pretendo referirme solo a las personas más cercanas a nosotros, sino con quienes interactuamos diariamente y tratamos más o menos directamente, desde personas hasta noticias, programas de televisión, revistas, periódicos, redes sociales, portales y sitios web.

Debido a la pereza y al estilo de vida acelerado de la sociedad actual, somos llevados a considerar como realidad objetiva todo lo que nos transmite / comunica el mundo que nos rodea, perdiendo totalmente la capacidad de analizar y criticar.

El desarrollo de habilidades analíticas es uno de los requisitos previos para poseer un pensamiento critico.

Más allá de las evidencias científicas, respaldadas por datos objetivos, siempre debemos aprender a cuestionar toda la información que nos llega.

El objetivo es adquirir la capacidad de analizar cuidadosamente lo que otros dicen, para tratar de distinguir la información objetiva y las inferencias de las que en su lugar provienen de creencias arraigadas, emociones personales y experiencias subjetivas, por lo que a menudo carecen de una base lógica consistente.

3 - Aprender a leer los matices

En la sociedad actual, especialmente entre generaciones de jóvenes, el pensamiento extremo, técnicamente definido como 'dicotómico', está de moda.

Una 'cosa' se define como correcta o incorrecta, blanca o negra, por lo que el hábito de considerar los matices se pierde por completo.

Por su propia naturaleza, la dicotomía, dirigida a dividirse en dos partes, choca con el pensamiento crítico que en su lugar se basa en el análisis de múltiples aspectos de la realidad.

Por lo tanto, debemos aprender a identificar, leer y analizar incluso los pequeños detalles aparentemente triviales de todo lo que nos rodea: personas, eventos, situaciones, condiciones, ideologías, tendencias. La curiosidad y las proyecciones mentales para considerar más opciones son actitudes que conducen al individuo hacia un enriquecimiento personal profundo, a tener una mente más abierta.

4 - Desarrollar un sentido crítico imparcial

El pensamiento crítico es un proceso muy exigente que requiere compromiso. Para aquellos que no están acostumbrados a desarrollar un punto de vista personal y, por lo tanto, tienden a considerar lo que se les ofrece desde el exterior como objetivo, incluso puede llegar a ser agotador. Al elemento 'compromiso' debemos agregar la humildad intelectual, antagonista de nuestro Ego, que es la que nos permite dudar y relativizar siempre nuestros conocimientos y nuestras verdades.

Según los criterios de evaluación propuestos por los psicólogos Richard Paul y Laura Elder, las personas se clasifican, según el sentido crítico que se muestra, en tres categorías:

Personas acríticas: personas sin sentido crítico y que no pueden usar la lógica en la vida cotidiana. Tienden a ajustarse a las ideas de los demás.

Personas críticas pero egocéntricas: personas con un sentido crítico débil pero firmemente decididas a defender sus posiciones, a pesar de la objetividad.

Personas críticas imparciales: categoría de individuos que tienen un fuerte sentido crítico, dispuestos a afirmar sus puntos de vista con objetividad e imparcialidad. Esta es la categoría de aquellos que aspiran a desarrollar un pensamiento crítico-constructivo e imparcial.

5 - Estar bien informado

La información transmitida por los medios de comunicación, debería tender a la objetividad pero desafortunadamente, en la mayoría de los casos está sujeta a filtros y trucos periodísticos destinados a atraer la atención del público y a influenciar en sus credos y opiniones. La misma selección de noticias se lleva a cabo siguiendo criterios de medición de audiencias o sea que se los considera importantes simplemente porque han sido adoptados por los medios de comunicación. Con los temas de tendencia en la web sucede lo mismo: un algoritmo determina la importancia o veracidad de una noticia. Al poseer un sentido crítico, tenemos una visión general más amplia y completa del tema, que no incluye la opinión de otros. En este sentido, es importante prestar atención a la autoridad de las fuentes y, por lo tanto, a la fiabilidad de las noticias.

La Universidad de Nueva York realizó un estudio de más de 2,300 estudiantes de 24 universidades diferentes. Los resultados revelan que el 45% de los estudiantes no progresan en el desarrollo del pensamiento crítico y el razonamiento complejo en los primeros dos años de la universidad y que hasta el 36% no obtienen mejoras al final de los 4 años de estudio. En Hispanoamérica los datos son aún más negativos (y preocupantes).

CONCLUSIONES

El modelo de enseñanza tradicional incluye un maestro que "sabe" y muchos estudiantes que "no saben". El aprendizaje pasivo: cerebros “vacíos” que deben llenarse con una transferencia de conocimiento del educador al educando. La enseñanza vista como una gradual remoción de la ignorancia a través de la información, eso es todo. Como “nuevos” educadores, debemos abandonar la idea de ser simplemente transmisores de conocimiento y convertirnos en investigadores de conocimiento que elaboramos y compartimos con los estudiantes para estimularlos a reflexionar y pensar críticamente. Esto dará lugar a un desarrollo de habilidades de pensamiento de nuestros alumnos, pero también nos brindará un fuerte enriquecimiento de nuestro rol y de nuestras competencias como educadores. El pensamiento crítico es la mejor herramienta para evitar que las sociedades queden atrapadas en el “Modo Springfield” y así evitar la manipulación y la instrumentalización en beneficio de intereses creados.

Debemos comenzar a prestar atención a estos temas desde los primeros años de educación en nuestros sistemas escolares aunque, desafortunadamente, las noticias a nivel mundial no son alentadoras en lo absoluto.


“El verdadero conocimiento radica en conocer el nivel de ignorancia de uno”.

Confucio

 



07/08/2019

La pregunta que por décadas evitamos hacernos…



Timbre…entran, se sientan, se callan (no todos), están atentos (tratan), oyen (no escuchan), toman apuntes, memorizan, afrontan pruebas y exámenes con lo memorizado y esperan lo único que importa: el tan temido resultado. Este es el proceso de aprendizaje en la mayor parte de los centros educativos del Occidente. Alumnos, profesores, familias lo aceptan sin discutir.

La pregunta temida y evitada desde hace décadas es: ¿realmente aprenden?

¿Qué y cómo debe aprender un alumno para lograr que su aprendizaje sea eficiente, eficaz y que tenga un verdadero significado para él?

Aprender a aprender: Activar la curiosidad, la motivación, el placer por aprender, por conocer.

Aprender a hacer: Descubrir los talentos, las fortalezas, el ritmo personal, el autoconocimiento.

Aprender a coexistir: Establecer interrelaciones, resolver conflictos, gestionar el trabajo en equipo.

Aprender a ser: Desarrollar la propia personalidad, la propia responsabilidad, la propia autonomía, la autoevaluación y el pensamiento crítico.

Para lograr estos puntos, las tareas que presentemos a nuestros alumnos deben contener un reto para activar la curiosidad, la atención, la motivación para así lograr un objetivo tangible.

Activar el placer por conocer, por investigar, para que se sientan dueños de su propio proceso de aprendizaje, para que puedan explorar fuentes de información, decidir qué es importante y qué es secundario, lograr un aprendizaje auténtico, conectando los conocimientos ya adquiridos y los nuevos con el mundo real, con un proyecto, explorando sus talentos, sus fortalezas y sus debilidades, el todo a sus propios ritmos.

Durante todo este proceso, los alumnos tomarán decisiones individuales y grupales, reflexionarán, realizarán críticas y revisiones, borrarán, romperán, reestructurarán el contenido y para ello han de relacionarse, de resolver los conflictos que vayan surgiendo, poniendo en la balanza la responsabilidad, la autonomía de cada miembro del equipo que trabaja en el proyecto; estarán aprendiendo a ser equipo.

De esta manera convierten el reto en algo tangible, concreto que todos, compañeros, educadores, familias evaluarán reconociendo el esfuerzo, el talento desarrollado, el espíritu emprendedor y el pensamiento crítico que han adquirido en el recorrido.

En conclusión, aprenden…


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