Prima di tutto bisogna chiarire che in Italia è ancora l'espresso a farla da padrone, mentre all'estero è un prodotto di nicchia. Il caffè che beviamo fuori dal nostro Bel Paese ci può sembrare "acqua sporca", a prescindere dall'effettiva qualità, perché non siamo abituati, dal punto di vista del palato, a bevande frutto di sistemi completamente diversi.
Parliamo soprattutto di "manual drip", ovvero un sistema
manuale di infusione del caffè, precedente all'invenzione della macchina caffè
filtro che noi chiamiamo "americana", nata nel 1923 in Germania
dall'idea di una donna, Melitta Benz.
Questo tipo di infusione manuale esalta le caratteristiche dei caffè speciali aromatici, che hanno un prezzo molto elevato rispetto a caffè che usiamo per l'espresso. Tra questi metodi abbiamo il V60: un filtro di ceramica, metallo o plastica in cui viene messo il filtro carta dopo averlo umidificato con acqua calda per togliere i sentori di carta. Si riscalda il contenitore, tazza o server, che riceverà la bevanda e poi si seguono dei parametri precisissimi: la "brew ratio" è il rapporto di estrazione tra acqua e miscela ed è fissato fra 50 e 60 gr per ogni litro di acqua, il tempo di estrazione dura tra 4 e 6 minuti per ogni brewing e lo scopo è ottentere un "tds", total dissolved solids, che per tutti i manual drip deve avere una percentuale 1,2-1,5% (ovvero il 98% di acqua nel prodotto finale), il tutto con una percentuale di estrazione del 18-22% di ogni chicco. Ovvio quindi che questo processo venga fatto con cura, cognizione e con l'aiuto di una bilancia, altrimenti si ottiene una tazza debole, molto diluita o amara, acida e troppo forte.
L'areopress è un sistema più versatile che non usa l'acqua per caduta, ma con uno stantuffo e un filtro di carta o di metallo, esercita una pressione manuale sulla miscela, che viene dosata con gli stessi parametri del V60 o decisa dal barista, che può decidere anche la forza della pressione (che comunque è di 2, 2 bar e mezzo) e la temperatura dell'acqua.
La chemex è identica al V60, ma è fatta di un pezzo intero, si tratta di una sorta di decanter.
Una novità è il "cold brew": un'estrazione che avviene a freddo, che dura dalle 8 alle 24 ore e si sta diffondendo moltissimo in Cina. Il caffè viene infuso per caduta in una macchina molto grossa, che contiene grandi quantità di acqua. Il caffè ottenuto viene poi imbottigliato e comprato dal cliente, pronto da consumare concentrato o diluito con acqua o latte. Questo metodo mantiene perfettamente gli aromi del caffè, come se fosse macinato fresco e mantiene tutte le sue proprietà. A proposito di proprietà antiossidanti un'altra novità sono le capsule di caffè verde che contengono 12 volte più acido clorogenico permettendo di ottenere una bevanda buona e molto salutare.
Al bar il cliente deve porre attenzione alla pulizia del macinino e della campana dei chicchi di caffè. Questa non solo deve contenere prodotto fresco e tostato con criterio ma dovrebbe essere anche pulita, perché già dopo 72 ore gli oli prodotti dal caffè irrancidiscono e si percepiscono in tazza. Il caffè poi dovrebbe essere macinato fresco on demand, perché anche il caffè macinato dopo poco diventa rancido. Il bravo barista pulisce il gruppo radiatore facendo il "purge", togliendo così l'acqua sporca che si produce continuamente nella macchina del caffè, un'operazione che si deve fare e che non è affatto una perdita di tempo. Anche la lancia per la produzione del vapore va pulita dopo essere stata usata con il latte, che deve sempre essere tenuto in frigo. Diffidate anche dei bar dove sulla macchina vengono tenute le tazzine, coperte con un panno, perché questo crea una cappa che può modificare l'efficienza del macchinario. Infine osservate che il barista pulisca il filtro con un panno dopo ogni uso e che pressi la polvere a mano.
Si tratta, riassumendo, di operazioni e procedure precise che richiedono una preparazione specifica. Il barista dev’essere considerato quasi come uno chef, deve fare molta gavetta e deve ottenere precise certificazioni o attestati.
Zucchero o non zucchero? Il caffè, quando è buono si può bere anche senza zucchero, ma dipende dai gusti personali. In Italia le miscele sono create per avere specifiche caratteristiche di amarezza, sono a base di robusta che, oltre ad avere forti sentori di terra e legno, diverse dall'arabica, che è più fiorata e dolce. Ma oggi il mercato offre una vasta varietà di “specialty coffee”, più raffinati e preziosi, che davvero sarebbe un peccato zuccherarli.
Questo tipo di infusione manuale esalta le caratteristiche dei caffè speciali aromatici, che hanno un prezzo molto elevato rispetto a caffè che usiamo per l'espresso. Tra questi metodi abbiamo il V60: un filtro di ceramica, metallo o plastica in cui viene messo il filtro carta dopo averlo umidificato con acqua calda per togliere i sentori di carta. Si riscalda il contenitore, tazza o server, che riceverà la bevanda e poi si seguono dei parametri precisissimi: la "brew ratio" è il rapporto di estrazione tra acqua e miscela ed è fissato fra 50 e 60 gr per ogni litro di acqua, il tempo di estrazione dura tra 4 e 6 minuti per ogni brewing e lo scopo è ottentere un "tds", total dissolved solids, che per tutti i manual drip deve avere una percentuale 1,2-1,5% (ovvero il 98% di acqua nel prodotto finale), il tutto con una percentuale di estrazione del 18-22% di ogni chicco. Ovvio quindi che questo processo venga fatto con cura, cognizione e con l'aiuto di una bilancia, altrimenti si ottiene una tazza debole, molto diluita o amara, acida e troppo forte.
L'areopress è un sistema più versatile che non usa l'acqua per caduta, ma con uno stantuffo e un filtro di carta o di metallo, esercita una pressione manuale sulla miscela, che viene dosata con gli stessi parametri del V60 o decisa dal barista, che può decidere anche la forza della pressione (che comunque è di 2, 2 bar e mezzo) e la temperatura dell'acqua.
La chemex è identica al V60, ma è fatta di un pezzo intero, si tratta di una sorta di decanter.
Una novità è il "cold brew": un'estrazione che avviene a freddo, che dura dalle 8 alle 24 ore e si sta diffondendo moltissimo in Cina. Il caffè viene infuso per caduta in una macchina molto grossa, che contiene grandi quantità di acqua. Il caffè ottenuto viene poi imbottigliato e comprato dal cliente, pronto da consumare concentrato o diluito con acqua o latte. Questo metodo mantiene perfettamente gli aromi del caffè, come se fosse macinato fresco e mantiene tutte le sue proprietà. A proposito di proprietà antiossidanti un'altra novità sono le capsule di caffè verde che contengono 12 volte più acido clorogenico permettendo di ottenere una bevanda buona e molto salutare.
Al bar il cliente deve porre attenzione alla pulizia del macinino e della campana dei chicchi di caffè. Questa non solo deve contenere prodotto fresco e tostato con criterio ma dovrebbe essere anche pulita, perché già dopo 72 ore gli oli prodotti dal caffè irrancidiscono e si percepiscono in tazza. Il caffè poi dovrebbe essere macinato fresco on demand, perché anche il caffè macinato dopo poco diventa rancido. Il bravo barista pulisce il gruppo radiatore facendo il "purge", togliendo così l'acqua sporca che si produce continuamente nella macchina del caffè, un'operazione che si deve fare e che non è affatto una perdita di tempo. Anche la lancia per la produzione del vapore va pulita dopo essere stata usata con il latte, che deve sempre essere tenuto in frigo. Diffidate anche dei bar dove sulla macchina vengono tenute le tazzine, coperte con un panno, perché questo crea una cappa che può modificare l'efficienza del macchinario. Infine osservate che il barista pulisca il filtro con un panno dopo ogni uso e che pressi la polvere a mano.
Si tratta, riassumendo, di operazioni e procedure precise che richiedono una preparazione specifica. Il barista dev’essere considerato quasi come uno chef, deve fare molta gavetta e deve ottenere precise certificazioni o attestati.
Zucchero o non zucchero? Il caffè, quando è buono si può bere anche senza zucchero, ma dipende dai gusti personali. In Italia le miscele sono create per avere specifiche caratteristiche di amarezza, sono a base di robusta che, oltre ad avere forti sentori di terra e legno, diverse dall'arabica, che è più fiorata e dolce. Ma oggi il mercato offre una vasta varietà di “specialty coffee”, più raffinati e preziosi, che davvero sarebbe un peccato zuccherarli.
grazie a Elisa Poli
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