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17/10/2014

Il Gallo Nero e il Chianti...




 



Il Gallo Nero identifica tutto il territorio del Chianti. Le sue origini vengono raccontate da una divertente leggenda sulle rivalità tra Siena e Firenze negli anni medievali. Per porre fine alle loro interminabili guerre, le due città toscane decisero di affidare la definizione dei loro confini a una singolare prova tra due cavalieri: dove si fossero incontrati partendo all’alba dalle rispettive città al primo canto del gallo, ci sarebbero stati i confini tra le due repubbliche. I senesi allevarono a questo scopo un bel gallo bianco, ben presto appesantito dagli eccessi di cibo. I fiorentini, invece, scelsero un gallo nero e lo tennero così tanto a digiuno che il giorno fatidico cominciò a cantare prima ancora che spuntasse l’alba. E così il cavaliere fiorentino partì prestissimo e solo quando giunse a Fonterutoli – a una dozzina di chilometri da Siena – incontrò il cavaliere senese, partito molto più tardi: fu per questo che quasi tutto il territorio del Chianti passò sotto la giurisdizione della repubblica fiorentina. Il profilo del Gallo Nero fu anche l’emblema della storica Lega del Chianti, che dai primi anni del ’300 governò su quelle contrade. Il pittore Giorgio Vasari dipinse, sul soffitto del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, a Firenze, il Gallo Nero come allegoria del Chianti, e il Consorzio elesse questo simbolo antico di sette secoli a garanzia dei suoi vini.
Il territorio del Chianti Classico è formato da 9 comuni compresi tra le provincie di Siena e Firenze; di cui 4 interamente inclusi nei confini storici del Gallo Nero e cinque che ne rientrano in parte. I comuni che si estendono per intero nel territorio sono seguiti da suffisso “in Chianti” e sono: Greve in Chianti (FI), Radda in Chianti (SI), Castellina in Chianti (SI) e Gaiole in Chianti (SI); mentre i comuni che entrano nei confini solo per una parte sono Tavarnelle in Val di Pesa (FI), San Casciano in Val di Pesa (FI), Barberino Val d’Elsa (FI), Poggibonsi (SI), Castelnuovo Berardenga (SI).
La sua magica “formula” deve avere una percentuale minima di Sangiovese dell’80%, potendo arrivare al 100%. Insieme al Sangiovese possono essere presenti altri vitigni autoctoni, come il Canaiolo e il Colorino, e altri “internazionali” come il Cabernet Sauvignon e il Merlot, in una percentuale massima del 20%.
7.000 ettari di ettari vitati producono, dopo 24 mesi di invecchiamento il vino più prestigioso d’Italia.





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