Una concezione di insegnamento
che prevede un modello unico di funzionamento e di risposta, sempre uguale per
tutti, aumenta gli effetti negativi dei disturbi di apprendimento. Cosa sono i "disturbi di insegnamento"? Vere e
proprie distorsioni del modo di
concepire il proprio ruolo di docente. Una concezione che prevede un modello unico di funzionamento e di risposta,
sempre uguale per tutti. Quello che conta è imparare nel modo standard, spesso lo stesso con il quale il
docente ha imparato quando era studente, molti anni prima. Per questo l‘insegnamento è immutabile, non cambia
con il mondo, rimane fermo. Non che si debba inseguire ogni cambiamento, ma
nemmeno rifiutarlo pervicacemente. Oggi i documentari scientifici prodotti con
tecniche di animazione consentono di visualizzare alcuni processi e di renderli
più facilmente comprensibili. Perché non si usano nella scuola? Perché si
continua a considerare la trasmissione orale l’unico strumento didattico?
Perché si considera la memorizzazione come l’unico modo per apprendere? Le
interrogazioni basate sulla verifica delle nozioni memorizzate cosa valutano?
L’apprendimento o la quantità di studio? E se un soggetto ha difficoltà di
memorizzazione come faccio per valutarne lo studio? La caratteristica
principale del "disturbo di insegnamento" sembra nascere dall’idea che ripetendo si impara. Se
una serie di nozioni, o un algoritmo, o una regola non vengono imparati si deve
insistere, ripetere. Per alcuni insegnanti non esiste possibilità alternativa
alla memorizzazione, alla
riproposizione dello stesso modulo e degli stessi schemi. L’idea di una alternativa
è talmente remota che anche quando lo studente è il proprio figlio e quindi il
docente/genitore può effettivamente verificare la mancanza di risultati
nonostante la quantità di esercizio, non si riesce a trovare nient’altro che la
punizione. L’impotenza genera rabbia e
annulla la possibilità di vedere altre soluzioni anche perché, nel
modello classico di apprendimento scolpito nella testa di alcuni docenti, non è
previsto l’uso di supporti, o strumenti compensativi. Quelli sono la negazione
dell’apprendimento. Per un insegnante può esistere il disturbo di memoria?
Probabilmente da alcuni insegnanti anche il deficit di memoria viene
considerato un’invenzione degli
psicologi per giustificare la scarsa volontà e applicazione degli
studenti. Lo studio neuroscientifico dei disturbi di apprendimento ha
dimostrato che esistono alcune condizioni
in cui l’esperienza lascia una traccia molto debole e a volte non lascia alcuna
traccia. Le neuroscienze hanno in questi anni evidenziato il ruolo centrale della memoria a breve termine
nell’acquisizione del linguaggio e hanno sviluppato modelli per spiegare
le conseguenze dell’inefficienza della memoria di lavoro, cioè nella capacità
di manipolare le informazioni nello studio e nella sistematizzazione delle
conoscenze. Il linguaggio verbale è uno stimolo che scompare appena viene
prodotto e per questo siamo dotati di un meccanismo biologico chiamato memoria
a breve termine che trattiene traccia delle informazioni verbali per un tempo
molto breve (circa due secondi) in cui possiamo consolidare la traccia, manipolarla
o trasformarla. Chi ha un deficit nella
memoria di lavoro, però, non riesce a compiere le operazioni di
consolidamento perché la traccia si
deteriora mentre viene prodotta, come accade ai bambini che non riescono
a ripetere il numero appena ascoltato, ma ne ripetono uno simile. Come potranno
scrivere i dettati, o prendere appunti se dimenticano immediatamente quello che
è stato detto? Perché l’insegnante non concepisce o non conosce un altro modo
di insegnare, senza che esso comporti un insulto alla sua autorità? In ogni
caso il risultato è che il
"disturbo di insegnamento" aumenta gli effetti del disturbo di
apprendimento, un disturbo che, senza la rigidità di alcuni docenti, potrebbe
scomparire.
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