Sempre più studi condotti da
esperti di sociologia, psicologia e neuroscienza confermano che lo stare da
soli è imprescindibile prerogativa delle menti più brillanti e creative. Così
si spiegherebbe perché molti leader finiscano per condurre una vita da single e
perché la maggior parte dei più grandi geni della storia abbiano partorito le
loro scoperte nel chiuso di una stanza. In perfetta solitudine. Se, infatti,
vivere da single, per alcuni versi, previene, come è ovvio, gli attriti e permette
di gestire in autonomia spazi e tempi, quello della gestione della casa non è
il solo ambito che trarrebbe beneficio dall'essere soli. Vivere da soli
significa anche godere di relazioni di qualità. Ci sono anche studi che dicono
che la solitudine faciliti lo sviluppo dell'empatia. Uno studio ha determinato che
è più probabile che le persone oltre i 35 anni che vivono da sole si concedano
una serata con gli amici, rispetto a quelle che vivono con il proprio partner.
Questo accade anche per le persone anziane che vivono da sole: hanno una vasta
rete sociale. Le persone sono esseri sociali, ma dopo aver trascorso la
giornata circondate da persone, da una riunione all'altra, attente ai social
network e agli smartphone, iperattive, la solitudine fornisce uno spazio per il
riposo ristoratore. Uno dei risultati più sorprendenti è che la solitudine è
alla base della creatività, dell'innovazione e della buona leadership. Uno studio
ha rilevato che gli adolescenti che non sopportano la solitudine non sono in
grado di sviluppare talento creativo. Sembra che la ricchezza creativa venga
dalla solitudine e dalla pratica dell’introversione. Essere introversi non è
una cosa negativa. La solitudine è l'ingrediente fondamentale della creatività.
Le società occidentali hanno dimenticato la potenza della vita contemplativa in
assoluta solitudine.
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