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04/02/2015

“Papà, dove sei?"



L’importanza della figura del padre e dell’assenza di essa: un senso di orfanezza che vivono i bambini al giorno d’oggi in molte famiglie. 

La lontananza del padre, una lontananza che è dovuta sì al lavoro, ma anche alla trascuratezza con la quale il poco tempo a disposizione viene speso insieme a loro facendogli mancare la figura e l’esempio paterno, tanto necessario alla loro crescita. 

Il rischio è che si venga a creare un’altra figura paterna: quella svolta dalla società offrendo loro idoli, spingendoli a sognare divertimenti e piaceri, illudendoli col dio denaro e negandogli le vere ricchezze della vita. 

Padre”. Una parola nota a tutti, una parola universale. Essa indica una relazione fondamentale la cui realtà è antica quanto la storia dell’uomo. Oggi, tuttavia, si è arrivati ad affermare che la nostra sarebbe una “società senza padri”. In altri termini, e in particolare nella cultura occidentale, la figura del padre sarebbe simbolicamente assente, svanita, rimossa. 

In un primo momento, la cosa è stata percepita come una liberazione: liberazione dal padre-padrone, dal padre come rappresentante della legge che si impone dall'esterno, dal padre come censore della felicità dei figli e ostacolo all'emancipazione e all'autonomia dei giovani. 

In alcune case regnava in passato l’autoritarismo, in certi casi addirittura la sopraffazione: padri che trattavano i figli come servi, non rispettando le esigenze personali della loro crescita; padri che non li aiutavano a intraprendere la loro strada con libertà e ad assumere le proprie responsabilità per costruire il loro futuro.

Purtroppo oggi siamo passati da un estremo all'altro. Il problema dei nostri giorni non sembra essere più tanto la presenza invadente dei padri, quanto piuttosto la loro assenza, la loro latitanza. I padri sono talora così concentrati su se stessi, sul proprio lavoro e alle volte sulle proprie realizzazioni individuali, da dimenticare anche la famiglia, lasciando soli i piccoli e i giovani. 

I padri non giocano con i loro figli, non hanno il coraggio e l’amore di perdere tempo con loro, hanno sempre "tanto lavoro” o "troppe cose da fare".

L’assenza della figura paterna nella vita dei piccoli e dei giovani produce lacune e ferite che possono essere anche molto gravi. In effetti le devianze dei bambini e degli adolescenti si possono in buona parte ricondurre a questa mancanza, alla carenza di esempi e di guide autorevoli nella loro vita di ogni giorno, alla carenza di vicinanza, alla carenza di amore paterno. Un profondo senso di abbandono che vivono tanti giovani. Sono orfani ma in famiglia con padri spesso assenti perché, anche quando ci sono, non si comportano da padri, non dialogano con i loro figli, non adempiono il loro compito educativo, non danno ai figli con il loro esempio accompagnato dalle parole, quei principi, quei valori, quelle regole di vita di cui hanno tanto bisogno.

A volte sembra che i papà non sappiano bene quale posto occupare in famiglia, come educare i figli. E allora, nel dubbio, si astengono, si ritirano e trascurano le loro responsabilità, magari rifugiandosi in un improbabile rapporto “alla pari” con i figli. È pur vero che bisogna essere compagno del proprio figlio, ma senza dimenticare di essere il padre: comportarsi solo come un compagno alla pari del proprio figlio non è giovevole. 

Un padre che esprima apertamente l’orgoglio e la commozione di riconoscere di avere trasmesso al figlio quel che conta davvero nella vita, ossia saggezza, rettitudine
Insegnargli cose che non sa, correggere errori che non vede. 
Fargli sentire un affetto profondo e discreto.
Dargli una testimonianza di rigore e di fermezza.

La prima necessità, dunque, è proprio questa: che il padre sia presente costantemente per condividere tutto, gioie e dolori, fatiche e speranze. E che sia vicino ai figli nella loro crescita: quando giocano e quando si impegnano, quando sono spensierati e quando sono angosciati, quando si esprimono e quando sono taciturni, quando osano e quando hanno paura, quando fanno un passo sbagliato e quando ritrovano la strada. 


Padre presente, sempre! 

Ma attenzione a non confondere con Padre controllatore, che annulla i figli, non li lascia crescere.

I padri devono essere pazienti. Tante volte non c’è nient’altro da fare che aspettare con pazienza, dolcezza, magnanimità e misericordia. 

Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. 

I figli hanno bisogno di trovare un padre che li aspetta quando ritornano dai loro fallimenti. Faranno di tutto per non ammetterlo, per non darlo a vedere, ma ne hanno bisogno; e non trovarlo apre in loro ferite difficili da rimarginare. 

Essi sono per le nuove generazioni custodi e mediatori insostituibili della bontà, della speranza, della giustizia e della protezione.

Grazie a Papa Francesco

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