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15/10/2015

L'ottimismo è come un buon bicchiere di vino rosso...

La scienza dell' ottimismo vive un’ottimo momento. Chi decide sul fatto che Il mondo nonostante tutto, ci appaia rosa? Il nostro cervello. Nella nostra corteccia cerebrale l'area che si sviluppa dietro alla fronte è più grande di quanto si pensasse. È l’area formatasi più recentemente e si collega alle funzioni del linguaggio e dell' individuazione di uno scopo. Qui che si nasconde il segreto della positività. L'ottimismo è come un buon bicchiere di vino rosso: un bicchiere al giorno fa bene ma una bottiglia potrebbe essere pericolosa. La cosa più curiosa è che la superiorità "genetica" dell' ottimismo è paradossalmente dimostrata dall' esistenza del meccanismo opposto: il pessimismo. La risonanza magnetica della corteccia cerebrale segnala l' attività che si configura soprattutto in due aree: l'amigdala e la corteccia cingolare anteriore. La prima è responsabile delle emozioni, la seconda delle motivazioni. Gli studi dimostrano che l'attività e l'interconnessione tra queste due aree aumentano nelle persone più ottimiste: mentre diminuisce in quelle più depresse. L'equazione tra depressione e pessimismo però non deve trarre in inganno. La gente depressa tende a essere più precisa nella previsione del futuro: vede il mondo così com'è. In assenza di questi meccanismi neuronali che generano l'irrealistico ottimismo, gli esseri umani sarebbero tendenzialmente più depressi. Meccanismi neuronali che ci portano a vedere il mondo non com' è realmente ma come vorremmo che fosse e che senza i quali resteremmo rinchiusi nel nostro grigiore. Il nostro innato ottimismo è tradito anche dalla statistica. Uno su dieci crede di poter vivere fino a cent' anni. In realtà la percentuale è dello 0,02 per cento. Gli americani ad esempio,  riducono addirittura a zero la percentuale di probabilità di divorzio nel momento in cui si sposano, quando cioè scommettono su una scelta che cambia la vita. In realtà, dagli anni ' 60 a oggi la percentuale dei divorzi è passata dal 5 al 14 per cento. La verità è che troppo ottimismo risulta deviante portandoci appunto a sbagliare calcoli. Eppure per progredire l'uomo ha bisogno di ingannarsi. Lavorando sui superstiti dell'11 settembre gli studiosi hanno scoperto quegli straordinari meccanismi che Sigmund Freud aveva già chiamato di rimozione e che la moderna neuroscienza spiega individuando l'area dell' ippocampo. È quella parte del cervello fondamentale nella costruzione dei meccanismi della memoria ma anche nella costruzione del futuro. Gli ultimi studi hanno dimostrato che il nostro sistema non è disegnato per rivolgersi al passato ma per partire dall' esperienza per elaborare mappe del futuro. Ecco perché dopo appena 11 mesi i ricordi dei superstiti di Ground Zero erano accurati solo al 63 per cento. Il sistema cancella ricordi negativi per fare spazio all'elaborazione del futuro positivo. Il nostro cervello produce continuamente credenze per conseguire azioni particolari e queste azioni sono frutto di scelte che non sono mai neutre. Ottimismo e pessimismo si sfidano continuamente su questa scena.  
Chi ne uscirà vittorioso?

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