Qual è il modo migliore per risolvere un problema: affidarsi all'istinto o
al ragionamento? Entrambe le strategie hanno punti di forza, pro e contro, ma
secondo un recente studio, arrivare alla soluzione di un problema attraverso l'intuizione
che ci salta alla mente senza saper spiegare come o da dove arrivi (Eureka!) è molto più corretta di quanto non avvenga col
ragionamento analitico. Questo almeno nel caso di problemi per cui non esistono
strategie di soluzione collaudate, e in assenza di limiti di tempo
particolarmente stringenti. Il risultato è frutto di diversi esperimenti, in
cui i ricercatori hanno individuato due diversi generi di persone: i pensatori
analitici e gli intuitivi. Cioè chi tende a risolvere i problemi attraverso
ragionamenti espliciti e deduzioni, e chi si affida all'intuito e all'intuizione.
A grande sospresa si è potuto osservare che gli intuitivi tendono a fare meno
errori nella soluzione di problemi. Tutta colpa, almeno secondo gli autori
dello studio, della tendenza degli analitici a fornire risposte affrettate quando
si trovano a corto di tempo. Il ragionamento analitico e cosciente a volte può
essere affrettato o inaccurato, e può portare quindi a commettere errori nella
soluzione di un problema. L'intuizione invece è inconscia e automatica: non può
quindi, per sua stessa natura, essere affrettata. Un ragionamento analitico
procede per gradi, e fornisce quindi alcune delle informazioni su cui basare
una possibile risposta anche prima di essere stato completato. Per questo
motivo può portare all'errore. Quello intuitivo invece è un processo
completamente diverso: prima di produrre un risultato non fornisce informazioni
di alcun tipo, almeno a livello cosciente. Per questo però anche l'intuizione
ha un limite: non può essere affrettata, ma può facilmente produrre risultati
fuori tempo massimo. Quando si trovano a corto di tempo i pensatori intuitivi
hanno quindi due opzioni: non badare alla tempistica in attesa di
un'intuizione, o cercare di effettuare un ragionamento affrettato, che spesso
si rivela scorretto. Le scadenze creano una sottile sensazione di ansia e
l'ansia può trasformare il ragionamento istintivo in analitico. Per questo i
limiti di tempo sono certamente utili se si vogliono tenere concentrate le
persone, ma se si è alla ricerca di idee creative, è meglio avere scadenze più
flessibili. Una scadenza improrogabile tende magari a portare risultati soddisfacenti
ma senz’altro meno creativi. Avete deciso?
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