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22/05/2017

Famiglie: perfette e infelici o imperfette e felici?


Il contesto sociale ci ha abituati a modelli di perfezione irrealistici con famiglie sorridenti e impeccabili. 

Quando si pensa al ruolo del padre spesso lo si vede come un aiuto (a volte solo finanziario) che per quanto prezioso, rimane secondario rispetto alla madre; una figura di supporto piuttosto che un alleato alla pari.

Per fortuna le cose stanno cambiando (in alcuni paesi molto ma molto lentamente) e un padre lo si vede anche come chi cambia il pannolino, coccola i figli, fa da mangiare, ci gioca, pulisce, fa la spesa e molto importante, un fondamentale punto di riferimento per la formazione dei figli.

Normalmente quando pensiamo a una famiglia immaginiamo la mamma che si occupa della maggioranza delle faccende domestiche e il papà che la aiuta, dandole una mano. Difficile immaginare la situazione opposta dove lui è il “domestico” e lei la “fuori casa”. 

Se il papà lavora tanto da non “avere tempo” per accudire i propri figli, non viene criticato e non viene considerato un cattivo genitore. Se la mamma invece lavora fuori casa per cui è costretta a “trascurare” i suoi figli, cambia tutto: è una madre fredda, arrivista, distaccata...

Conseguenza: quasi tutte le mamme che dedicano molto tempo alla propria professione si scontrano con enormi sensi di colpa (e sguardi giustizieri).

Il contesto sociale ci ha abituati a modelli di perfezione irrealistici con famiglie sorridenti e impeccabili.

Oggi la donna deve essere sia madre modello che lavoratrice ambiziosa. E così anziché migliorare, la situazione paradossalmente è peggiorata. 

La libertà (meritatissima) conquistata dalla donna-mamma che fino a qualche anno fa era impensabile, continua a scontrarsi contro il modello della madre impeccabile in netta contraddizione e quello della “business woman”.

I papà nel frattempo cercano di adattarsi alla nuova situazione “dando una mano”. Ma è proprio l’espressione “dare una mano” a svelare l’atavico pregiudizio. Perché il padre continua a essere inconsciamente percepito dalla madre (e dalla società) come un aiuto, un supporto, che alleggerisce il carico di lavoro anziché come una persona alla pari.

La divisione delle responsabilità domestiche e familiari non dovrebbe basarsi su stereotipi (lei a casa, lui al lavoro), ma sulla realtà dei fatti, sulle caratteristiche e le necessità di ciascun componente famigliare, a dispetto dei vecchi ruoli. Questo non significa che una donna debba necessariamente lavorare e l’uomo debba rimanere in casa ma essi dovrebbero essere liberi di scegliere ciò che desiderano, compatibilmente con la scelta di avere una famiglia e assumersi le responsabilità che questo comporta.

I nostri figli meritano genitori stanchi, con poco tempo ma soddisfatti con la loro vita o genitori con tanto tempo a disposizione ma tristi e frustrati?

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