I ricercatori
dell’Ospedale San Raffaele di Milano hanno identificato le basi neurologiche
grazie a cui il cervello delle persone bilingui è in grado di compensare i
danni causati della malattia di Alzheimer.
Le persone bilingui
risultano più protette contro la demenza di Alzheimer, che si manifesta in
questi individui in età più avanzata e con sintomi meno intensi. Parlare due
lingue lungo l’arco della vita modifica infatti la funzione cerebrale, per
quanto riguarda sia l’attività metabolica frontale sia la connettività tra
specifiche aree del cervello, tanto da compensare i danni prodotti dalla
malattia. I risultati dello studio rappresentano un contributo fondamentale
alla ricerca dei fattori in grado di ritardare o contrastare una malattia
ancora priva di cure farmacologiche efficaci.
L’essere bilingue
può ritardare l’esordio di alcuni tipi di demenza senile fino a 5 anni.
Tuttavia, i meccanismi neurobiologici che sottendono questo effetto protettivo
sono ancora largamente sconosciuti.
Negli studi, i
pazienti bilingui affetti da demenza di Alzheimer sono risultati in media più
anziani di 5 anni rispetto ai monolingui e hanno ottenuto punteggi più alti nei
test cognitivi volti a valutare la memoria verbale e visuo-spaziale (la
capacità di riconoscere luoghi e volti). Questo fenomeno è la prova che il
bilinguismo costituisce una “riserva cognitiva” che funziona da difesa contro
l’avanzare della demenza.
Nello studio appena
pubblicato, i ricercatori mostrano che il cervello dei pazienti che parlano due
lingue, rispetto a quello dei pazienti monolingue, presenta una maggiore
attività metabolica nelle strutture cerebrali frontali– implicate in compiti
cognitivi complessi – e una maggiore connettività cerebrale in due importanti
reti cerebrali che eseguono le funzioni di controllo cognitivo ed
esecutivo. Sarebbero anche questi
meccanismi a garantire ai pazienti bilingue performance cognitive migliori a
fronte della perdita di strutture e funzioni cerebrali importanti.
Attraverso un
questionario sull’uso delle due lingue, lo studio dimostra inoltre che gli
effetti positivi del bilinguismo dipendono anche dal livello di esposizione e
di utilizzo delle due lingue. Confrontando i risultati del questionario, si
osserva che più le due lingue sono utilizzate, maggiori sono gli effetti a
livello cerebrale e migliore è la performance.
Il punto non è quindi conoscere due lingue, ma usarle
costantemente in maniera attiva e durante tutto l’arco della vita.
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