Avere veri
amici, persone affettuose e fidate, rallenta il processo di logoramento del
nostro cervello.
Lo dimostra uno
studio condotto su un campione di ultraottantenni dotati di una memoria
episodica simile a quella di adulti più giovani di 20-30 anni, i cosiddetti “Superagers”.
I partecipanti
all’indagine sono stati sottoposti a un questionario che serve a misurare il
benessere psicologico valutando 6 aspetti: 1. Relazioni interpersonali
positive, 2. Autonomia, 3. Controllo ambientale, 4. Auto accettazione, 5.
Crescita personale, 6. Scopo nella vita. Risultato: i “Superagers” con performance cognitive particolarmente sviluppate,
hanno ottenuto un punteggio complessivo medio di 40 alla voce relazioni
interpersonali positive.
Lo studio segna
un ulteriore passo avanti nell’individuazione dei fattori che influenzano la
decadenza cognitiva e la perdita di memoria legata all’invecchiamento. E in
particolare dei fattori modificabili, quelli cioè sui quali è possibile agire.
In effetti, almeno in una certa misura, possiamo scegliere di avere amici, di
farci nuovi amici, o di coltivare quelli che abbiamo incontrato nel corso della
vita.
La relazione tra
decadenza cognitiva e intensità della vita sociale è stata già indagata, e
numerose volte, con diversi studi pubblicati che hanno confermato il nesso tra
socialità e Alzheimer.
In conclusione,
nella nostra lista di scelte sane che possiamo fare (corretta alimentazione, non
fumare, esercitarsi fisicamente), il mantenimento di una socialità forte può
essere determinante per garantirci una terza, quarta e perché no, quinta età.
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