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27/11/2013

Fuggire o non fuggire, questo è il dilemma...




La stima approssimativa e di 100.000 italiani all'anno che decidono di abbandonare il l’Italia, ma in realtà sono molti di più perché in tanti scelgono di non registrarsi all'AIRE.

Il 43% degli espatriati è single.
il 24,5% degli espatriati ha figli.

il 56% ha una laurea (triennale o magistrale)
Il 13,3% ha un dottorato.
l’ 8,1% ha un post-doc.

A livello generale, la Lombardia si rivela la regione che maggiormente alimenta l'emigrazione: ben 13.156 lombardi hanno trasferito la propria residenza all'estero nel 2012, davanti ai veneti (7456), ai siciliani (7003), ai piemontesi (6134), ai laziali (5952), ai campani (5240), agli emiliano-romagnoli (5030), ai calabresi (4813), ai pugliesi (3978) e ai toscani (3887).

I primi cinque Paesi di espatrio sono, nell’ordine: Germania, Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e Spagna.

Il ritorno in Italia è sicuro solo per il 18,7% degli emigrati.
Il 40% si dice invece incerto
Il 41,3% lo esclude a priori.

Solo il 53% del campione si dichiara iscritto all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire). Per cui la metà di loro è praticamente “invisibile” alle statistiche ufficiali.

Per esempio, l’ufficio federale statistico tedesco segnala che nel 2011 oltre 28.000 italiani si sono trasferiti in Germania, mentre negli Usa ogni anno vengono rilasciati oltre 20mila visti per “student and exchange visitors” a cittadini italiani.

Nel Regno Unito, sempre nel 2011, gli italiani che hanno richiesto il codice fiscale (senza il quale non si può aprire un conto né lavorare) sono stati quasi 25.000 piazzandosi tra le prime sette nazionalità di immigrazione. Di questi oltre l’80% ha tra i 18 e i 34 anni.

Un articolo molto interessante ipotizza che per la crescita e l’educazione di un giovane da zero a 25 anni occorrono, mediamente dai 150.000 Euro ai 200.000 Euro a carico delle famiglie, a cui dobbiamo sommare una quota pro-capite di spesa pubblica per educazione, sanità, servizi vari, ecc. (altri 200.000 Euro mediamente per chi frequenta un iter formativo completo fino alla Laurea). Quindi ogni persona con tali caratteristiche che se ne va dall’Italia costituisce una perdita secca di 350.000-400.000 Euro di investimento realizzato, pubblico e privato. Moltiplicata per 100 persone fa dai 35 ai 40 milioni di Euro. Moltiplicato per 200 mila (che è la stima realistica del numero dei nuovi espatri dall’Italia che avremo nei prossimi anni), fa dai 70 ai 90 miliardi di capitalizzazione (patrimonio umano) che se ne vanno a produrre valore e sviluppo in altri luoghi, dove, lungimiranti, li accolgono a braccia aperte.
 
Se moltiplichiamo per i prossimi 10 anni la permanenza di questo flusso, arriviamo ad una cifra impressionante che corrisponde e anzi supera, un terzo del PIL annuale del paese (700/900 miliardi). 
Altresì dobbiamo calcolare che nell’ipotesi di un trasferimento stabile all’estero, queste persone resteranno produttive per un’intera vita, diciamo per i fatidici 40 anni, anche se con l’allungamento dell’età pensionabile saranno di più. Se attribuiamo ad ogni persona, una valore lordo di produzione di circa 50.000 Euro all’anno (ipotizzando stipendi medi molto contenuti, pari a circa 3.500/4.000 euro lordi al mese che un laureato può facilmente percepire all’estero), ogni persona che se ne va, si porta con sé un pil pro-capite potenziale di 2 milioni di Euro nell’arco dell’intera vita lavorativa. Moltiplicato per 200.000 persone (che se ne andrebbero in un solo anno), si tratta di 400 miliardi. Nell’ipotesi che questo flusso duri 10 anni, con la stessa frequenza annuale, si tratta di 4.000 miliardi, una cifra superiore al doppio dell’intero PIL annuale del paese.
Ma in ogni caso, se arriva forza lavoro di qualità medio bassa in Italia e parallelamente se ne va forza lavoro qualificata, il quadro che si sta dipingendo è quello di un paese che ha scelto di autoridurre deliberatamente le proprie prospettive e che sta importando forza lavoro a basso costo per contenere gli effetti di una competitività in settori maturi, che non riesce altrimenti a mantenere, a causa della mancanza di innovazione di prodotto e di processo e di investimenti.
Sorvoliamo sul fatto che se in tale contesto si volesse trovare un punto di equilibrio tra emigrazione ed immigrazione, sarebbero necessari interventi di assistenza, formazione, qualificazione, ecc. di cui al momento, non vi è neanche l’ombra.
Questo fa capire come l'immigrazione verso l'Italia non viene gestita, in nessun modo e non e' di sicuro colpa dei poveretti che arrivano in qualche modo verso il Bel Paese, ma una volta arrivati si lasciano abbandonati a se stessi.
All’estero (nei paesi più avanzati) gli italiani vengono inquadrati, con regole ben precise da seguire, vengono obbligati ad istruirsi e a qualificarsi in modo da creare manodopera qualificata e dare un valore concreto a ciò' che andranno a fare in futuro. Questa è lungimiranza.

In Italia, morta l'attuale generazione, quella che negli anni passati ha potuto capitalizzare qualcosa e che fa da “welfare” ai giovani d'oggi, sarà' un deserto di possibilità', idee e di valori. Quel poco di benessere che esiste nel paese c’è appunto per questa generazione.

Questa è avventatezza, imprevidenza, miopia.

(grazie a Mattia Musiello)

22/11/2013

O Maranhão...outro Brasil




Este estado do nordeste do Brasil certamente não é bem conhecido fora das fronteiras do imenso país sul-americano e, de fato, em minha opinião, ainda não foi totalmente descoberto até pelos próprios brasileiros.
Certamente, o Maranhão parece suficientemente longe daqueles que são os estereótipos do Brasil que todos sabemos: não há grandes cidades tipo o Rio ou o São Paulo, não há praias superlotadas com turistas, como Copacabana ou Ipanema, não há vida noturna com mega- discotecas, até mesmo a música é diferente, os ritmos e sons tradicionais africanos são preferíveis ao samba.
Nesta área do Brasil são as condições da natureza que regulam a vida dos habitantes. Será que este modo de vida tão simplesmente relacionada a eventos naturais como o nascer do sol, o crepúsculo, as marés, o sol, a chuva, o vento, o que torna esta população genuína, sempre feliz e sorridente, incrivelmente hospitaleira e generosa com estranhos enquanto em uma situação geral de pobreza que permanece sempre digna.
Maranhão é um pedacinho do nordeste do Brasil, que começa exatamente onde finalizam as últimas ramificações da floresta amazônica e vai direto para as ondas do Oceano Atlântico.
São Luís, a capital sobre a Baía de São Marcos foi uma fonte de disputas amargas entre os franceses, holandeses e portugueses. Em seu centro histórico, chamado "a Zona”, há mais de 3.500 prédios construídos com arquitetura lusitana (agora protegidos como patrimônio da humanidade).
Mas São Luís também é um ponto de partida ideal para descobrir as mais belas praias desta parte do Nordeste brasileiro. Elas começam a partir da Ponta de Areia e de São Marcos, a poucos quilômetros do centro da cidade e frequentado por surfistas, para chegar, em cerca de três horas
de carro para as dunas de areia do Parque Nacional de Lençóis Maranhenses. Os famosos lençóis de Maranhão: grandes dunas brancas de quartzo muito fino que correm ao longo da costa. São dunas móveis, que às vezes ultrapassam 40 metros de altura, são formadas na parte inferior por milhares de lagos alimentados pela água da chuva. Um território em constante movimento, uma sucessão de montanhas de areia que nascem e morrem de acordo com os caprichos do vento e das marés.
Este paraíso natural, hoje parque nacional, foi descoberto por acaso: os pilotos com seus aviões que cobriam a rota Belém- Fortaleza, de repente, vira uma paisagem que mudava indo do verde da selva a um branco e brilhante território lunar. Do alto, parecia uma enorme extensão de lençóis, impressão de que este parque recebeu seu nome. Um lugar ainda intacto onde a natureza se deixa olhar e admirar sem pedir nada em troca, a não ser respeito.

Vini da sogno, luoghi da sogno...







Vini da sogno, luoghi da sogno...

La Toscana, Italia
San Gimignano, antica città della Toscana, nota per la sua architettura medievale perfettamente conservata  offre la vera essenza del vino italiano. La città è famosa per la sua Vernaccia, un vino bianco secco ottenuto nella regione da oltre 7 secoli. È come fare un viaggio nel tempo, dove è possibile sedersi, rilassarsi e godersi lo spettacolo di una antica architettura sorseggiando uno dei vini più aromatici del mondo . 

Il Piemonte, Italia
Il Piemonte è la vacanza perfetta. La regione è all’avanguardia in termini di tecnologia enologica ed è senza dubbio una delle regioni vinicole più belle d'Italia. Soprannominata la "Borgogna d'Italia" per le piccole dimensioni  delle sue cantine che puntano, quasi ossessivamente, tutto sulla qualità. Il piacere di sorseggiare vini ottenuti da uve Nebbiolo, avere il vento che soffia tra i capelli e dimenticare tutti i nostri problemi. Questo è il Piemonte.

La Bourgogne, France
La Borgogna ha una ricca cultura del vino , tutto suo . La pratica di delineare vigneti per la loro datazione terroir risale al medioevo , la regione semplicemente crebbe e si sviluppò attorno alla sua cultura del vino . Vini rossi secchi ottenuti da uve Pinot nero e vino bianco ottenuto da uve Chardonnay, hanno la miscela perfetta di ricchezza , acidità e fruttato .

La Rioja , España
La maggior parte degli appassionati di vino hanno familiarità con i vini audaci di La Rioja. Questa regione della Spagna ha oltre 500 aziende vinicole ed è famosa a livello internazionale per la qualità del suo vino. Il clima di questa regione lo rende perfetto per godersi una abbondante scelta di vini, accompagnati da paesaggi mozzafiato della regione. Un abbinamento perfetto.

La Dalmacija, Hrvatska
Vino, spiagge e frutti di mare, cosa c'è di meglio nella vita? Il vino in questo magnifico paese è una esperienza tutta nuova da non perdere. Poiché è una nazione costituita da oltre 1.000 isole, la Croazia ha più di trecento distretti vinicoli geograficamente definiti e raggruppati in una zona relativamente piccola. Ogni isola ha i propri gusti, i propri aromi, i propri colori rendendola una meta obbligata per gli amanti del vino. 

Mendoza, Argentina
Mendoza è un'altra destinazione da sogno per gli amanti del vino. Situata ai piedi delle Ande, Mendoza è il cuore dell'industria vinicola argentina; la regione rappresenta quasi i due terzi di tutta la produzione vinicola del paese. Il Malbec è uno dei più famosi vini rossi del paese, che vanta un sapore morbido, corposo e fruttato. Ottimi vini, ottime carni e paesaggi mozzafiato: il massimo!

Santa Barbara, Stati Uniti d'America
Santa Barbara, un gioiello spesso trascurato pur essendo la patria di alcuni dei più sorprendenti Pinot Noir, Chardonnay e Syrah. Gli aromi freschi, la vecchia architettura, la cultura del vino e la gente cordiale serve a rendere questa esperienza ancora più piacevole .

 

14/11/2013

Un mondo colorato e silenzioso...



Esiste un mondo silenzioso  e colorato che si annida nelle credenze di chi ama e usa le spezie, un mondo fatto di piccoli contenitori e polveri da custodire, fatto di aromi e sentori, di mani che dosano ed olfatto allenato; un grande universo di tradizioni, storie, cultura, proprietà terapeutiche racchiuso in uno scrigno, uno scrigno a forma di sacco che posato sul bancone di un mercato d’oriente o d’occidente è solo in attesa che qualcuno arrivi e gli permetta di raccontare la sua storia.
Prima di parlare di spezie è opportuno differenziarle dalle erbe aromatiche: le spezie possono essere e/o essere ricavate da semi, frutti, radici, cortecce, nocciuoli, o qualsiasi altra parte della pianta, generalmente sono essiccate, ma, quasi sempre (ci sono delle eccezioni come il peperoncino che può essere utilizzato anche fresco e appena colto)  sono sottoposte ad un processo (anche minimo) di selezione e lavorazione.
Al contrario le erbe aromatiche sono parti verdi o foglie, da usare preferibilmente fresche se  ne vuole conservare sfruttare al massimo l’aroma,  che possono essere usate direttamente e che non necessitano di alcun processo di lavorazione. Inoltre mentre è preferibile usare le erbe aromatiche a fine cottura, al contrario le spezie devono essere riscaldate ed è proprio con la cottura che sprigionano il loro aroma, altra differenza se la maggior parte delle erbe aromatiche non vuole altro “arnese” che le mani di chi le coglie, per le spezie invece mortaio, coltelli, macine in pietra e affini sono i benvenuti.
La principale area di produzione delle spezie è l’Asia: Subcontinente indiano ( circa il 70% delle spezie importate provengono dall’India – Bangladesh e Sri Lanka), Indonesia, Cina (con una forte produzione di zenzero). L’Asia è seguita poi dal Nord Africa(cumino, peperoncino, sesamo, vaniglia), dai Caraibi e dal Messico.
Prima di essere immesse sul mercato e tanto più sul mercato occidentale, le spezie sono soggette ad uno dei maggior numeri di mediatori possibile: si va dal coltivatore, al produttore, all’esportatore,  al rivenditore . Il coltivatore locale che coltiva una o più varietà, il produttore che si occupa della lavorazione, il mediatore locale che tiene i contatti con gli esportatori, l’esportatore, il rivenditore. Nonostante questo il prezzo di molte spezie è tenuto relativamente basso (fanno eccezione cardamomo, cannella e vaniglia che essendo difficili da produrre o richiedendo una lunga lavorazione, la vaniglia, mantengono prezzi alti anche in loco). Per tutte le altre, il prezzo, è contenuto grazie alle politiche di sfruttamento dei lavoratori che sono pagati poco e male in moneta locale.
Le spezie si dividono in pure, ad esempio la curcuma e miscele. Le miscele più comuni sono le masala indiane: il curry ed il garam masala, meno conosciuto, ma di migliore qualità. Il garam masala è la miscela tradizionale ed ogni famiglia ha la su ricetta personale (miscela base: cardamomo, cardamomo nero, cannella, coriandolo, pepe nero). Il curry invece è più commerciale, nasce dalle miscele che i commercianti indiani preparavano per gli inglesi che stavano lasciando l’India e volevano riportare in patria un po’ dei sapori di quella terra e benché sia molto conosciuto da noi non è molto usato nella cucina quotidiana e familiare indiana. Le afrodisiache (peperoncino e zenzero), le confortanti( vaniglia e cannella), le curative (la curcuma in primis), il fascino delle spezie è molteplice e ci conquista da secoli.
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