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18/09/2018

In ogni incontro, “lui parla” per primo…







Il linguaggio del corpo (non verbale) è un eccellente specchio delle vere emozioni dei nostri interlocutori.









Quando c'è una contraddizione tra linguaggio verbale e linguaggio fisico, il nostro cervello interpreta una possibile minaccia e quindi si blocca, chiude alle emozioni e boicotta ogni tipo di sana comunicazione.
Il linguaggio non verbale è una forma di comunicazione che utilizza i gesti, le posture e i movimenti del corpo e del viso per trasmettere informazioni sulle emozioni e i pensieri dell'emittente. Di solito è fatto inconsciamente, quindi di solito è un indicatore molto chiaro dello stato emotivo della persona. Tuttavia esso non deve essere considerato come una verità assoluta perché ci sono molti esterni che possono influenzarlo: la chiave è osservare l’insieme di segni che sono coerenti tra loro e scartare le possibili cause esterne (temperatura, rumore, affaticamento, ecc.).

Ecco alcune tecniche di linguaggio fisico che potrebbero essere difficili da padroneggiare, ma che saranno molto efficaci una volta adottate.

1. Imitare l’atteggiamento della persona alla quale stiamo parlando

“Riflettere”, cioè allineare il nostro corpo alla posizione della persona con cui stiamo parlando, mostra accordo e considerazione e da una prima buona impressione di noi.

2. Camminare con energia e decisione

Non tutti pensano al modo in cui camminano, lo sottovalutano. Alcuni si trascinano camminando stancamente, in modo impacciato. Camminare in maniera sicura, determinata vale la pena non solo per la nostra immagine, ma anche per la nostra salute.

3. Guardare negli occhi

Lo sguardo è fondamentale nella comunicazione interpersonale. Le persone con uno sguardo traballante appaiono spesso come ansiose, distratte o disoneste. Padroneggiare l’abilità di mantenere il contatto visivo è una pratica che può aiutarci molto in ogni tipo di relazione.

4. Tenere le mani in vista

A volte è difficile sapere cosa fare con le mani quando non le stiamo usando, specialmente se siamo nervosi. Rovistare in modo convulso nelle tasche o incrociare le braccia sono atteggiamenti comprensibili e molto frequenti, ma proiettano un’immagine negativa di noi. È importante mantenere le mani in vista. Un linguaggio del corpo più aperto coinvolge maggiormente le persone e permette agli altri di fidarsi di noi.

5. Stare rilassati, ma non rigidi

Tamburellare con le dita, ritmare con un piede, toccarsi i capelli o al contrario restare immobili in modo quasi innaturale; gesti che potrebbero essere interpretati come disonestà o paura. Trovare un giusto equilibrio tra essere agitati e stare immobili, farà una migliore impressione sugli altri.

6. Stare seduti dritti

Se ci allunghiamo all’indietro sulla sedia, trasmettiamo un disinteresse nella conversazione; se ci accasciamo sulla sedia potremmo indicare mancanza di affidabilità. Dovremmo sederci come se ci fosse una corda tesa dalla nostra testa fino al soffitto. Stare seduti diritti è considerato un segno di intelligenza, affidabilità e credibilità.

7. Fare attenzione alla stretta di mano

Una stretta di mano debole è interpretata come debolezza. Quando stringiamo la mano dovremmo sentire le ossa della mano dell’altra persona premere leggermente contro la nostra pelle, e tenere quella pressione per due o tre movimenti moderati in altezza e contemporaneamente mantenere il contatto visivo accompagnato da un sincero sorriso.

8. Rallentare

Quando si è nervosi, tendiamo ad affrettare tutto, come il discorso o i movimenti. Quando invece c’è precisione nei movimenti, si ha molta più efficienza e si trasmette sicurezza.


17/09/2018

Para con los pequeños grandes seres, pequeños grandes detalles…



El apoyo, la orientación y el cuidado de los padres y de los educadores es fundamental para formar niños felices que serán adultos autónomos, correctos, gentiles, sensibles, empáticos.

Pequeños detalles que darán grandes resultados:


  • Los niños aprenden de lo que le ven y de lo que escuchan. Seamos sus mejores modelos.
  • Si criticamos al niño, lo primero que él aprenderá será a juzgar.
  • Si elogiamos al niño por sus esfuerzos, él aprenderá a valorar lo que cuesta lograr algo en la vida.
  • Si le mostramos hostilidad al niño, él aprenderá a pelear.
  • Si ridiculizamos al niño, él será una persona tímida e insegura.
  • Un niño seguro de sí mismo, aprende a confiar en los demás.
  • Si despreciamos al niño con frecuencia, el desarrollará un sentimiento de culpa.
  • El niño debe sentir que sus ideas y opiniones son siempre aceptadas, para solidificar su autoestima.
  • Si el niño vive en una atmósfera donde se siente cuidado, integrado, amado y respetado, aprenderá a hacer lo mismo con los otros.
  • Un niño seguro de sí mismo, no busca la aprobación de los adultos a cada paso.
  • Nunca hablemos mal del niño, ni cuando está presente, ni cuando está ausente.
  • Valoremos siempre lo bueno del niño de tal manera que no quede nunca lugar para lo malo.
  • Escuchemos con atención al niño y respondamos siempre a sus preguntas.
  • Respetemos y apoyemos siempre al niño aunque haya cometido un error.
  • Ayudemos al niño a buscar algo, pero también permitamos que lo encuentre por sí solo.

Gracias a María Montessori

12/09/2018

Una medicina per il nostro cervello che non ha controindicazioni…



Siamo travolti da rumori e suoni di ogni tipo, continuamente per tutto l’arco della nostra giornata. In più spesso sono rumori assordanti, invadenti e disturbanti che minano il nostro benessere. Anche nei momenti di divertimento, dobbiamo essere invasi da urla, strilli, musica ad altissimo volume. Rumori forti e invasivi che non ci permettono di concentrarci e di focalizzarci e gustarci il nostro presente. Il silenzio purtroppo non fa più parte delle nostre giornate. Il silenzio è considerato noia, bisogna evitarlo a tutti i costi.
Ma il nostro cervello ha un bisogno assoluto del silenzio. E’ una condizione che lo rilassa, che lo invita alla riflessione.
Ma ecco che queste attività cerebrali derivanti dal silenzio sono talmente temute da noi che cerchiamo di coprire la nostra giornata con ogni tipo di rumore assordante tutto per evitarlo. Per evitare riflettere, pensare, perché il nostro disagio, il nostro vuoto quotidiano la fa da padrone.
Anche quando siamo con altre persone non riusciamo a sostenere il silenzio per molto tempo e così cerchiamo di colmarlo con parole superficiali o senza senso. Il silenzio ci pesa perché non siamo più in grado di comunicare con esso, dobbiamo ricorrere alle parole altrimenti ci sentiamo persi. Per dialogare invece in modo sano con qualsiasi persona sono necessarie pause di silenzio in cui si riflette, momenti di silenzio in cui si ascolta. Solo così le parole possono essere costruttive. In caso contrario escono a raffica senza senso, solo con la pretesa di voler riempire un vuoto.
Talvolta capita che anche la nostra mente non riesca ad accogliere il silenzio e così pensieri e preoccupazioni invadono rumorosamente e continuamente la nostra vita e ci impediscono di assaporarci silenziosamente l’attimo che viviamo.
Il nostro cervello ha diritto al silenzio.
Dobbiamo riabituare al nostro cervello di iniziare ad assaporarne un pezzetto alla volta e a capire che non dobbiamo temerlo ma al contrario, amarlo. Il silenzio porta pace interiore, ci aiuta a rilassarci, a riflettere, ci permette di ascoltare i suoni della natura che nulla hanno a che fare con il rumore prepotente creato dall’uomo, ci costringe a fermarci e ad abbandonare la fretta.
La nostra vita dovrebbe essere avvolta per la maggior parte dal silenzio: gli animali in questo insegnano molto, loro vivono nel silenzio e solo quando è strettamente necessario decidono di emettere dei suoni. Addirittura il rumore che noi creiamo li disturba a tal punto da renderli disorientati, da dover fuggire.
Dovremmo riuscire a trovare un posto tranquillo per trascorrere un po’ di tempo di silenzio al giorno; bandire televisioni, radio e cellulari e dedicarci al silenzio per un po’ di tempo al giorno. Esso crea davvero un senso di benessere diffuso e quando si ritorna al rumore quest’ultimo diviene sempre più insopportabile.
Purtroppo siamo abituati al rumore, spesso non ci disturba e non riusciamo a cogliere l’effetto negativo che ha nelle nostre vite. Ma possiamo provare a rieducarci al silenzio. 
Una scelta ecologica contro l’inquinamento acustico, ma anche contro l’inquinamento esistenziale. Il silenzio è un’arte, che si può sperimentare, imparare e condividere. Riscoprire il silenzio significa ricostruire un rapporto diverso con il tempo e con la nostra propria esperienza di vita.




03/09/2018

No emotions, no learning (and no teaching)…





Our brain is an extraordinary learning machine.




We could define learning as the addition of new information to the existing one; it happens by activating the construction of new neural networks that functionally link up with those already existing.

Our brain constantly make thousands of postulations trough thousands of connections with other neurons. When the postulations are overturned, new postulations replace the former ones. This constant repetition inside our brains is called Neuroplasticity.

Our brain is an extraordinary learning machine.

Memory permits to store information and then recalled it as needed. The more we activate connections, the more often they will be strengthened, constituting long-term memory, while those that are not will be weakened.

Teachers teach better and students learn better, when they both know how their brains work: they need to know they have the ability to restructure their brains to become superior teachers and learners at any point in time. For these purposes, emotions are key.

In schools all over the world, we have millions of teachers and students with their emotions faded. Their brain is overwhelmed by anxiety, fear, anger, boredom, tiredness. Teachers have to support their students’ social and emotional needs before dwelling upon academic learning. Nevertheless, before of that, educators have to be trained and provided with adequate tools that create emotional adjustments and empathy for themselves and their students.

1. Focus

The truth is that humans are not good at multi-tasking. Experiments have depicted that it is very difficult for our brains to pay attention to more than an item at a time. Attention and focus are the filtering mechanisms that allow us to select information and to adjust processing.

2. Active Engagement

Research has proven that our brains do not learn passively. We learn by doing, therefore we should practice Active Listening (Teachers) and Active Learning (Students).

3. Immediate Feedback

Our brain is continuously making predictions and adjusting projections, depending on the feedback it receives. Feedback is therefore necessary for brain to process and readjust to learning, depending on the positive or negative feedback received. Trial and error are essential for learning and there should be no stress linked to making mistakes as this inhibits learning.

4. Associations

When we learn something new, our prefrontal cortex put together our entire asset to achieve this learning. When we duplicate this task repeatedly, the learning progressively becomes faster, more efficient, frees up gaps for new learning.

5. Sleep

Sleep is extremely crucial. During sleep, the algorithms of our brains reiterate everything learnt during the day, encoding new hypotheses for the next day that boost our life-long journey of teaching and learning.


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