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27/10/2015

Relevant or not relevant…that is the (brain) question…

Researchers say that a shell-shaped region in the center of the mammalian brain, known as the thalamic reticular nucleus (TRN), is likely responsible for the ability to routinely and seamlessly multitask. The process is done by individual neurons that act like a “switchboard,” continuously filtering sensory information and shifting more or less attention onto one sense while relatively blocking out distracting information from other senses, including sound. Latest research supports a newly emerging model of how the brain focuses attention on a particular task, using neurons in the Thalamic Reticular Nucleus as a switchboard to control the amount of information the brain receives, limiting and filtering out sensory information that we don’t want to pay attention to. Filtering out distracting or irrelevant information is a vital function. People need to be able to focus on one thing and suppress other distractions to perform everyday functions such as driving, talking on the phone, and socializing. The new research sets the stage for ever more detailed studies on the complex behavior involved in how the mammalian brain pays attention to what’s important, and especially how those neural circuits are broken in cases of attention-deficit diseases, such as Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD), autism, and schizophrenia. The new question now is how much “distracting” information the TRN can block or allow through and how this mechanism can get disrupted in models of disease, such as autism.

What I just said?

26/10/2015

I più felici? I disadattati...

Sembra proprio che i più felici non siano coloro che possiedono molte cose, ma chi ha avuto più esperienze. Pensiamo che i beni e le comodità materiali sono la strada per la felicità, ma secondo la scienza a garantirci una felicità duratura sono le esperienze, i viaggi, le attività all'aperto, le nuove abilità, il contatto con altre culture. Uno dei nemici della felicità è l'adattamento. La correlazione tra soldi e felicità viene studiata da tempo e ci dice che noi compriamo oggetti, cose, per renderci felici. Ci riusciamo anche, ma per poco tempo. Gli oggetti nuovi sono eccitanti solo all'inizio. Sono le nostre esperienze che fanno parte della nostra identità. Le nostre esperienze sono una parte importantissima di noi, molto più dei beni materiali. Le cose materiali potranno anche piacerci molto. Potremmo anche arrivare a credere che una parte della nostra identità sia collegata a questi beni, ma in realtà restano sempre separati da noi. Di contro, le esperienze sono davvero parte di noi. Siamo la somma delle nostre esperienze. Gli esseri umani siamo creature sociali e le relazioni più significative contribuiscono enormemente alla nostra felicità. Investire sulle esperienze garantisce una sensazione di appagamento più duratura perché ci connette agli altri più facilmente, in modo più profondo e ampio. Le nostre esperienze ci rendono ciò che siamo regalandoci una felicità immensa. Salite su un volo per la Thailandia, iscrivetevi ad una lezione di cucina, imparate una nuova lingua, visitate il vostro museo preferito, fate volontariato! Sarete molto più felici. Garantito!
Allora! Cosa aspettate?

Cómo aprender un idioma? Enseñándolo!

Científicos suizos, han desarrollado un sistema que ayuda a los niños a aprender a escribir, enseñando a un robot a hacerlo. El objetivo es motivar a los niños aumentando su autoestima y la confianza en sus propias capacidades. El sistema inicia cuando el niño obtiene unas letras de plástico que tienen un código delante del pequeño robot humanoide. A continuación, sobre la pantalla de una tableta, el robot trata de reproducir esas letras inicialmente de manera errada. El niño, entonces, escribe la letra para tratar de mostrarle al robot cómo se hace. El robot, al verla, ‘mejora’ su destreza pero, en realidad, el que mejora su capacidad de escribir en este proceso es el niño! El robot y los demás elementos forman parte de un proyecto con el que se pretende mejorar el aprendizaje de los pequeños. Fue bautizado como CoWriter. El programa se basa en el aprendizaje mediante la enseñanza, un principio reconocido en pedagogía. Si un niño tiene dificultad para escribir, puede perder fácilmente la confianza en sí mismo e incluso abandonar el proceso de aprendizaje. En cambio, al ocupar el lugar de un profesor y transmitir lo que sabe a un compañero puede hacerle recuperar la autoestima y la motivación. La novedad en este caso radica en que ese compañero es un robot. Las primeras pruebas el sistema CoWriter, todavía un prototipo, fueron realizadas en una escuela de primaria, con alrededor de 70 estudiantes de entre seis y ocho años. Los niños practicaron con el robot una hora a la semana, durante un mes con un buen desempeño como resultado. En los próximos meses, los investigadores llevarán a cabo nuevos estudios para cuantificar sus beneficios: su efectividad en el proceso de aprendizaje y en el progreso de los estudiantes; su facilidad de uso para los profesores, y su aplicabilidad a otros campos.

15/10/2015

L'ottimismo è come un buon bicchiere di vino rosso...

La scienza dell' ottimismo vive un’ottimo momento. Chi decide sul fatto che Il mondo nonostante tutto, ci appaia rosa? Il nostro cervello. Nella nostra corteccia cerebrale l'area che si sviluppa dietro alla fronte è più grande di quanto si pensasse. È l’area formatasi più recentemente e si collega alle funzioni del linguaggio e dell' individuazione di uno scopo. Qui che si nasconde il segreto della positività. L'ottimismo è come un buon bicchiere di vino rosso: un bicchiere al giorno fa bene ma una bottiglia potrebbe essere pericolosa. La cosa più curiosa è che la superiorità "genetica" dell' ottimismo è paradossalmente dimostrata dall' esistenza del meccanismo opposto: il pessimismo. La risonanza magnetica della corteccia cerebrale segnala l' attività che si configura soprattutto in due aree: l'amigdala e la corteccia cingolare anteriore. La prima è responsabile delle emozioni, la seconda delle motivazioni. Gli studi dimostrano che l'attività e l'interconnessione tra queste due aree aumentano nelle persone più ottimiste: mentre diminuisce in quelle più depresse. L'equazione tra depressione e pessimismo però non deve trarre in inganno. La gente depressa tende a essere più precisa nella previsione del futuro: vede il mondo così com'è. In assenza di questi meccanismi neuronali che generano l'irrealistico ottimismo, gli esseri umani sarebbero tendenzialmente più depressi. Meccanismi neuronali che ci portano a vedere il mondo non com' è realmente ma come vorremmo che fosse e che senza i quali resteremmo rinchiusi nel nostro grigiore. Il nostro innato ottimismo è tradito anche dalla statistica. Uno su dieci crede di poter vivere fino a cent' anni. In realtà la percentuale è dello 0,02 per cento. Gli americani ad esempio,  riducono addirittura a zero la percentuale di probabilità di divorzio nel momento in cui si sposano, quando cioè scommettono su una scelta che cambia la vita. In realtà, dagli anni ' 60 a oggi la percentuale dei divorzi è passata dal 5 al 14 per cento. La verità è che troppo ottimismo risulta deviante portandoci appunto a sbagliare calcoli. Eppure per progredire l'uomo ha bisogno di ingannarsi. Lavorando sui superstiti dell'11 settembre gli studiosi hanno scoperto quegli straordinari meccanismi che Sigmund Freud aveva già chiamato di rimozione e che la moderna neuroscienza spiega individuando l'area dell' ippocampo. È quella parte del cervello fondamentale nella costruzione dei meccanismi della memoria ma anche nella costruzione del futuro. Gli ultimi studi hanno dimostrato che il nostro sistema non è disegnato per rivolgersi al passato ma per partire dall' esperienza per elaborare mappe del futuro. Ecco perché dopo appena 11 mesi i ricordi dei superstiti di Ground Zero erano accurati solo al 63 per cento. Il sistema cancella ricordi negativi per fare spazio all'elaborazione del futuro positivo. Il nostro cervello produce continuamente credenze per conseguire azioni particolari e queste azioni sono frutto di scelte che non sono mai neutre. Ottimismo e pessimismo si sfidano continuamente su questa scena.  
Chi ne uscirà vittorioso?

14/10/2015

Empathy and Good News...

A study shows that a part of the brain called the anterior cingulate cortex (ACC) seems particularly attuned to other people’s good news, but how it responds varies substantially depending on our levels of empathy. For people who rated themselves as highly empathetic, the ACC responded only when another person had good news coming, but for people who gave themselves lower empathy scores, the ACC also responded when bad news was predicted for themselves. This new insight could prove important in understanding the role of the ACC in disorders of social behaviour and empathy, including psychopathy and autism. Further studies could focus on how the brain responds to our own success compared to others’ in people with these disorders. Researchers scanned the brains of 30 male volunteers aged 19-32 using functional magnetic resonance imaging while they saw symbols that predicted how likely either they or another person was to win money. Participants also completed a questionnaire that assessed their empathy level in the week before they had the scan. The study found that the ACC region of the brain activated in all the volunteers when someone else was very likely to win money. However, there were substantial differences in how ‘specialised’ this ACC response was, which were linked to how empathetic participants said they were. Participants whose ACC activation was the most specialised for other people showed an ACC response only when the other person was very likely to win money. These volunteers had rated themselves as high in empathy. However, participants whose ACC activation was less specialised for other people also showed an ACC response when they themselves were very unlikely to win money. These participants had given themselves much lower empathy scores. Further research is also needed to examine how real life social interactions can be influenced by how specialised this area of the brain is, and whether these results can help to explain why some people only feel happy for others’ success when they feel successful themselves.

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