Indisciplina, agressividade e desatenção são situações corriqueiras em
sala de aula. A educação emocional tem fundamental importância em promover a
saúde mental nas escolas para os docentes. Na base dos exercícios está a
neurociência. Os professores aprendem como o cérebro funciona, como é provocada
a empatia e como o controle de impulsos impacta no aprendizado. Se o professor
não estiver atento à estrutura cognitiva e emocional do aluno, o aprendizado
fica comprometido. É preciso olhar para essas duas áreas. O estudante que
controla melhor seu impulso terá um aprendizado mais competente. Além de
conhecer especificidades sobre emoções básicas, como tristeza, alegria, raiva e
medo, os educadores aprendem a identificar nos alunos comportamentos mais
comuns que devem ser contornados. Após esta identificação, o docente deve ver se
sua aula é de fato motivadora. Tem professor que não percebe que o aluno
precisa de uma nova abordagem para aquela aula, comporta-se como se soubesse
tudo e o aluno, nada. Se o problema não for a aula, ele pode encaminhar o aluno
para alguma orientação. Para prestar atenção em algo, o cérebro está sempre
lutando contra os próprios pensamentos e elementos visuais que possam causar
distração. Saber os melhores caminhos para o cérebro assimilar informações
reforça a necessidade de se combater um modelo de ensino que reduz a
aprendizagem à memorização. De acordo com pesquisa realizada a falta de
acompanhamento psicológico e a indisciplina lideram a lista de fatores que
precisam ser enfrentados com maior urgência nas escolas. Através de jogos,
dramatizações e estabelecimento de relações de confiança e afetividade, se alcançam
índices baixíssimos de reprovação. O professor precisa encontrar o estilo de
aprendizagem de cada um e trabalhar uma mesma informação de maneiras
diferentes. O primeiro passo é buscar as individualidades dos estudantes. E
isso dá muito trabalho. É importante para promover comportamentos de
solidariedade e cooperação e evitar situações de agressão, característica do bullying.
A neurociência deveria estar mais presente na formação de professores por
vários motivos, a começar pelo próprio interesse dos profissionais. Você concorda?
NeuroEducation, NeuroPlasticity, NeuroCommunication, NeuroLanguage Learning & Coaching, Multilingualism, Multiculturalism, Interpersonal & Intercultural Communication.
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28/10/2015
27/10/2015
Relevant or not relevant…that is the (brain) question…
Researchers
say that a shell-shaped region in the center of the mammalian brain, known as
the thalamic reticular nucleus (TRN), is likely responsible for the ability to
routinely and seamlessly multitask. The process is done by individual neurons
that act like a “switchboard,” continuously filtering sensory information and
shifting more or less attention onto one sense while relatively blocking out
distracting information from other senses, including sound. Latest research supports
a newly emerging model of how the brain focuses attention on a particular task,
using neurons in the Thalamic Reticular Nucleus as a switchboard to control the
amount of information the brain receives, limiting and filtering out sensory
information that we don’t want to pay attention to. Filtering out distracting
or irrelevant information is a vital function. People need to be able to focus
on one thing and suppress other distractions to perform everyday functions such
as driving, talking on the phone, and socializing. The new research sets the
stage for ever more detailed studies on the complex behavior involved in how
the mammalian brain pays attention to what’s important, and especially how
those neural circuits are broken in cases of attention-deficit diseases, such
as Attention
Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD), autism, and schizophrenia. The new question now is how much
“distracting” information the TRN can block or allow through and how this
mechanism can get disrupted in models of disease, such as autism.
What I just said?
26/10/2015
I più felici? I disadattati...
Sembra proprio che i più felici
non siano coloro che possiedono molte cose, ma chi ha avuto più esperienze.
Pensiamo che i beni e le comodità materiali sono la strada per la felicità, ma
secondo la scienza a garantirci una felicità duratura sono le esperienze, i
viaggi, le attività all'aperto, le nuove abilità, il contatto con altre
culture. Uno dei nemici della felicità è l'adattamento. La correlazione tra
soldi e felicità viene studiata da tempo e ci dice che noi compriamo oggetti,
cose, per renderci felici. Ci riusciamo anche, ma per poco tempo. Gli oggetti
nuovi sono eccitanti solo all'inizio. Sono le nostre esperienze che fanno parte
della nostra identità. Le nostre esperienze sono una parte importantissima di
noi, molto più dei beni materiali. Le cose materiali potranno anche piacerci
molto. Potremmo anche arrivare a credere che una parte della nostra identità
sia collegata a questi beni, ma in realtà restano sempre separati da noi. Di
contro, le esperienze sono davvero parte di noi. Siamo la somma delle nostre
esperienze. Gli esseri umani siamo creature sociali e le relazioni più
significative contribuiscono enormemente alla nostra felicità. Investire sulle
esperienze garantisce una sensazione di appagamento più duratura perché ci
connette agli altri più facilmente, in modo più profondo e ampio. Le nostre
esperienze ci rendono ciò che siamo regalandoci una felicità immensa. Salite su
un volo per la Thailandia, iscrivetevi ad una lezione di cucina, imparate una
nuova lingua, visitate il vostro museo preferito, fate volontariato! Sarete
molto più felici. Garantito!
Allora! Cosa aspettate?
Cómo aprender un idioma? Enseñándolo!
Científicos suizos, han
desarrollado un sistema que ayuda a los niños a aprender a escribir, enseñando
a un robot a hacerlo. El objetivo es motivar a los niños aumentando su
autoestima y la confianza en sus propias capacidades.
El sistema inicia cuando el niño obtiene unas letras de plástico que tienen un código delante del pequeño robot humanoide. A
continuación, sobre la pantalla de una tableta, el robot trata de reproducir
esas letras inicialmente de manera errada. El niño, entonces, escribe la letra
para tratar de mostrarle al robot cómo se hace. El robot, al verla, ‘mejora’ su
destreza pero, en realidad, el que mejora su capacidad de escribir en este proceso
es el niño! El robot y los demás elementos forman parte de un proyecto con el
que se pretende mejorar el aprendizaje de los pequeños. Fue bautizado como
CoWriter. El programa se basa en el aprendizaje mediante la enseñanza,
un principio reconocido en pedagogía. Si un niño tiene
dificultad para escribir, puede perder fácilmente la confianza en sí mismo e
incluso abandonar el proceso de aprendizaje. En cambio, al ocupar el lugar de
un profesor y transmitir lo que sabe a un compañero puede hacerle recuperar la
autoestima y la motivación. La novedad en este caso radica en que ese compañero
es un robot. Las primeras pruebas el sistema CoWriter, todavía un prototipo,
fueron realizadas en una escuela de primaria,
con alrededor de 70 estudiantes de entre seis y ocho años. Los niños
practicaron con el robot una hora a la semana, durante un mes con un buen
desempeño como resultado. En los próximos meses, los investigadores llevarán a
cabo nuevos estudios para cuantificar sus beneficios: su efectividad en el
proceso de aprendizaje y en el progreso de los estudiantes; su
facilidad de uso para los profesores, y su aplicabilidad a otros campos.
15/10/2015
L'ottimismo è come un buon bicchiere di vino rosso...
La scienza dell' ottimismo vive un’ottimo momento. Chi decide sul fatto che
Il mondo nonostante tutto, ci appaia rosa? Il nostro cervello. Nella nostra
corteccia cerebrale l'area che si sviluppa dietro alla fronte è più grande di
quanto si pensasse. È l’area formatasi più recentemente e si collega alle funzioni
del linguaggio e dell' individuazione di uno scopo. Qui che si nasconde il
segreto della positività. L'ottimismo è come un buon bicchiere di vino rosso:
un bicchiere al giorno fa bene ma una bottiglia potrebbe essere pericolosa. La
cosa più curiosa è che la superiorità "genetica" dell' ottimismo è
paradossalmente dimostrata dall' esistenza del meccanismo opposto: il
pessimismo. La risonanza magnetica della corteccia cerebrale segnala l'
attività che si configura soprattutto in due aree: l'amigdala e la corteccia
cingolare anteriore. La prima è responsabile delle emozioni, la seconda delle
motivazioni. Gli studi dimostrano che l'attività e l'interconnessione tra
queste due aree aumentano nelle persone più ottimiste: mentre diminuisce in
quelle più depresse. L'equazione tra depressione e pessimismo però non deve
trarre in inganno. La gente depressa tende a essere più precisa nella
previsione del futuro: vede il mondo così com'è. In assenza di questi meccanismi
neuronali che generano l'irrealistico ottimismo, gli esseri umani sarebbero
tendenzialmente più depressi. Meccanismi neuronali che ci portano a vedere il
mondo non com' è realmente ma come vorremmo che fosse e che senza i quali
resteremmo rinchiusi nel nostro grigiore. Il nostro innato ottimismo è tradito
anche dalla statistica. Uno su dieci crede di poter vivere fino a cent' anni.
In realtà la percentuale è dello 0,02 per cento. Gli americani ad esempio, riducono addirittura a zero la percentuale di
probabilità di divorzio nel momento in cui si sposano, quando cioè scommettono
su una scelta che cambia la vita. In realtà, dagli anni ' 60 a oggi la
percentuale dei divorzi è passata dal 5 al 14 per cento. La verità è che troppo
ottimismo risulta deviante portandoci appunto a sbagliare calcoli. Eppure per
progredire l'uomo ha bisogno di ingannarsi. Lavorando sui superstiti dell'11 settembre
gli studiosi hanno scoperto quegli straordinari meccanismi che Sigmund Freud aveva
già chiamato di rimozione e che la moderna neuroscienza spiega individuando
l'area dell' ippocampo. È quella parte del cervello fondamentale nella costruzione
dei meccanismi della memoria ma anche nella costruzione del futuro. Gli ultimi
studi hanno dimostrato che il nostro sistema non è disegnato per rivolgersi al passato
ma per partire dall' esperienza per elaborare mappe del futuro. Ecco perché dopo
appena 11 mesi i ricordi dei superstiti di Ground Zero erano accurati solo al
63 per cento. Il sistema cancella ricordi negativi per fare spazio all'elaborazione
del futuro positivo. Il nostro cervello produce continuamente credenze per conseguire
azioni particolari e queste azioni sono frutto di scelte che non sono mai
neutre. Ottimismo e pessimismo si sfidano continuamente su questa scena.
Chi ne uscirà vittorioso?
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