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27/08/2018

L’amo non l’amo…



Ognuno di noi dovrebbe trovare il suo “elemento”. Il punto di incontro fra quello che amiamo fare e quello che siamo bravi a fare.

Schema di una mappa mentale


L’unica cosa peggiore di odiare il proprio lavoro è quella di sentire che non lo si può lasciare perché non si sa quale altro lavoro desideriamo veramente fare. Questa trappola, questo dilemma è purtroppo molto frequente oggigiorno in tutte le società moderne. Molte, moltissime persone fanno un lavoro per pagare le proprie spese e non per passione. Conseguenza: masse di persone infelici, tristi, frustrate, con conseguenze negative per tutta la società.

Ognuno di noi dovrebbe trovare il suo “elemento”. Il punto di incontro fra quello che amiamo fare e quello che siamo bravi a fare.

Una maniera per trovarlo, innanzi tutto è il voler farlo; secondo, essere coraggiosi e sinceri con noi stessi; terzo, creare una mappa mentale.

Una mappa mentale è il risultato tangibile di un gioco di libere associazioni relativo a un concetto prestabilito; in questo caso il nostro lavoro.

Ecco come iniziare:

1° passo: scegliamo un argomento, qualcosa che ci dia piacere.

2° passo: scriviamo cinque o sei cose relative all’argomento scelto.
Usiamo la prima cosa che ci viene in mente per creare un cerchio di parole. Ripetiamo questo processo di libera associazione con le parole e continuiamo fino a quando non abbiamo almeno tre cerchi di parole.

Diamoci cinque minuti per completare i primi due passi.

3° passo: facciamo collegamenti secondari.
Evidenziamo alcune parole del cerchio esterno che riteniamo significative. Cerchiamo ora di fonderle in nuove idee.

Le mappe mentali si avvalgono di due principi fondamentali del pensiero progettuale: “Scegliamo meglio quando abbiamo molte buone idee tra cui scegliere “, e “Non scegliamo mai la prima soluzione che ci viene in mente a qualsiasi problema “.

In altre parole, anche se abbiamo un’idea geniale, probabilmente non è quella che vogliamo in definitiva mettere in pratica. Prendiamoci un po’ più di tempo e siamo un po’ più creativi; probabilmente verrà fuori qualcosa più vicina ai nostri veri desideri.

“Spesso dobbiamo prendere in considerazione le idee più bizzarre prima di arrivare a quelle realizzabili”. David Kelley


Grazie a Sir Ken Robinson

  



02/05/2017

Poca Empatia? Troppa Alessitimia!



“Il più grande deficit che abbiamo nella nostra società e nel mondo in questo momento, è un deficit di Empatia. Abbiamo un grande bisogno di persone che siano in grado di stare nei panni degli altri e vedere il mondo attraverso i loro occhi. “ - Barack Obama

L’Empatia è la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona, facendo in modo che i problemi dell’altro siano anche i nostri problemi, che le gioie dell’altro siano anche le nostre gioie.

Purtroppo i livelli di empatia sono in netto calo a livello mondiale, questo significa che molte persone oggi sono in grado solo di pensare a se stessi.

L’Alessitimia invece è un disturbo specifico nelle funzioni affettive e simboliche che spesso rende sterile e incolore la comunicazione interpersonale, sembra prendere vantaggio. Persone che non sono in grado di provare lo stato d’animo di chi li circonda e di esprimere ciò che provano loro stessi.

Proviamo a guardarci intorno, riusciamo a capire cosa stanno provando le persone accanto a noi?
Siamo in grado di provare quello che stanno provando loro? Proviamo ad immaginare di vivere al loro posto.


Questo è un passo per riuscire a smuovere la superficialità e l’egocentrismo che ci circonda sempre di più; un passo necessario se vogliamo costruire società più tolleranti e pacifiche.

24/04/2017

Empatia: Un superpotere che ci rende unici…

La Genesi - Michelangelo

L’uomo ha sviluppato più di tutti gli altri animali la capacità di partecipare ai sentimenti altrui al punto da poter decifrare e persino anticipare i pensieri e i comportamenti di chi ha di fronte.

Migliaia di anni di evoluzione hanno reso il nostro cervello sempre più potente nel calcolo. Ma la nostra «dotazione» più importante ci ha permesso di stabilire relazioni e di «leggere» nella mente degli altri facendoci provare le loro stesse emozioni. Ecco a voi la Empatia.

L’Empatia è la base della natura sociale dell’uomo. Essa rende possibile l’apprendimento e le relazioni affettive. L’Empatia ci porta a provare le stesse emozioni del nostro interlocutore e quindi anche a superare l’egocentrismo per accogliere l’altro, realizzare interazioni più soddisfacenti, costruire proficui legami sociali.

L’Empatia neutralizza (in parte e non in tutti, purtroppo) il nostro istinto di avere pregiudizi e a costruire barriere. L’Empatia ha consentito la nostra evoluzione e ci ha permesso di realizzare una società come la conosciamo oggi. Le capacità di potere stabilire rapporti con gli altri sono utili a tutti in tutti gli aspetti della vita. Queste doti non sono determinate soltanto dai geni, ma si possono (e si devono) imparare sin da bambini.

Crescendo, attraverso le nostre esperienze e l’osservazione del mondo, impariamo sempre più a capire gli altri e quindi prevederne azioni e reazioni.

La maggior parte di queste abilità si sviluppa nei primi 6 anni di vita, tuttavia è possibile migliorare la nostra capacità di Empatia anche da adulti, con ampi benefici per la nostra convivenza.

La base biologica di tutto questo risiede nei “neuroni specchio” (scoperti negli anni Ottanta, da Giacomo Rizzolatti dell’Università di Parma) che si attivano quando compiamo un’azione ma anche quando vediamo compierla. Esse consentono al nostro cervello di vivere una sorta di “simulazione dell’esperienza altrui”, essenziale per comprendere davvero chi abbiamo di fronte e interagire con lui.

Questa capacità fa parte della Intelligenza Emotiva che non tutti possediamo in ugual grado, ma che volendo, possiamo sviluppare.

Leggere libri di buona qualità aiuta a sviluppare e rafforzare l’Empatia: calarsi nelle storie e immedesimarsi nei panni dei personaggi è come guardare la realtà da un punto di vista diverso e costituisce un efficace esercizio per imparare a interpretare emozioni, gesti e comportamenti del prossimo anche nella vita quotidiana, affinando la capacità di leggere e capire la mente altrui. 

Il nostro cervello sembra disegnato per credere in qualcosa che vada oltre quello che vediamo e tocchiamo. 

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