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30/07/2018

Las personas exitosas están casadas. Los solteros no están casados. Los solteros no son personas exitosas…




Una de las características de estos tiempos es que poco a poco muchos mitos, creencias y paradigmas se están desmontando, modificando y algunos hasta están desapareciendo.

La felicidad conyugal: ¿realidad o mito?

Hace unos días he tenido una conversación con una amiga que me dado la oportunidad de reflexionar sobre este argumento. Su razonamiento, casi un silogismo aristotélico, se basaba en que yo al ser una persona “exitosa” (entre comillas ya que todavía no entendí qué es una persona exitosa…) en mi actividad profesional, debía tener paralelamente (y casi obligatoriamente) una vida “exitosa” de pareja. Éxito profesional debe estar acompañado de éxito personal y éxito personal significa tener una pareja, estar casado, no estar solo. Las personas exitosas no están solas, ya que el estarlo es considerado un fracaso…Muy interesante, ¿no les parece?

Recientes estudios han concluido que la soltería permite a las personas vivir muy bien y tener una existencia plena y auténtica. Esta revolucionaria conclusión se basa en investigaciones hechas desde hace mas de 30 años en donde han comprobado que los solteros tienen más sentido de la autodeterminación y más posibilidades de desarrollarse como personas.

Esta es una “declaración de guerra” en contra de la sabiduría tradicional que afirma que el matrimonio es una “meta obligada” de todo individuo y hace que las personas vivan más, sean más felices y sean más sanas.
En dichos estudios, la autosuficiencia de los solteros se demostró de manera contundente: cuando hay más autosuficiencia, hay menos probabilidades de experimentar emociones negativas. Todo lo contrario sucedía con los casados.

El aumento del número de las personas solteras, según el estudio, también posee una muy estrecha relación con el nivel de desarrollo de cada sociedad. En los países más desarrollados de Europa, por ejemplo, en los últimos 15 años, el número de personas solteras ha aumentado en un 25%, mientras que la cifra de casados lo ha hecho solo en un 2%.

A pesar de esa realidad, todavía los solteros obtienen poco reconocimiento social: se sienten discriminados y son víctimas de prejuicios. Un soltero “debe tener un lado oscuro”, es un individuo que no “cumplió” con los dictámenes de la sociedad por ende es considerado un ser “incompleto”, “fracasado”.

Mientras tanto, cada vez son más los estudios académicos que no logran corroborar fehacientemente la antigua afirmación que decreta que el matrimonio comporta automáticamente una vida más feliz, más sana y más prolongada. Los neurocientíficos actualmente hablan de “los riesgos de invertir toda una vida en una única persona", y colocan en tela de juicio si esa “inversión” realmente vale la pena.

Las relaciones verdaderas no pueden limitarse al nexo conyugal o a los vínculos entre padres e hijos. Hay mucho más allá afuera por lo que vale la pena vivir.

Les hablo con pleno conocimiento de causa.

23/07/2018

“Io e me, un grande amore e niente più…”


Spesso i termini egocentrismo e narcisismo vengono confusi o utilizzati come sinonimi, il più delle volte in un’accezione negativa. In realtà esprimono due concetti fondamentalmente diversi e non necessariamente negativi.

L’egocentrismo consiste in un processo cognitivo tramite il quale vediamo il mondo dall’interno, dal nostro personale punto di vista. Essendo un processo normale, ognuno di noi tende ad essere più o meno egocentrico nel proprio modo di ragionare e di valutare le situazioni che affronta. Possiamo però definirlo un errore cognitivo, in quanto l’egocentrismo porta ad una restrizione della nostra percezione causato dal fatto che vediamo il mondo solo dal nostro punto di vista. Ci vuole infatti uno sforzo particolare per vedere con i nostri occhi il mondo da una prospettiva diversa. Superare il nostro naturale egocentrismo e allenare il nostro cervello a prendere in considerazione altri punti di vista è possibile ma rimane un percorso difficile e non sempre raggiungibile.

L’egocentrismo può farci fare delle ipotesi errate su ciò che gli altri pensano o sentono. Per esempio, riteniamo che persone simili a noi per alcune caratteristiche, siano d’accordo con le nostre opinioni, anche quando abbiamo poche motivazioni oggettive per pensarlo. Mostriamo una forma di egocentrismo anche quando non riusciamo a comunicare in modo sufficientemente chiaro perché diamo per scontato che le persone alle quali ci rivolgiamo abbiano le stesse informazioni e conoscenze che abbiamo noi. Questo atteggiamento potrebbe portare a fraintendimenti e incomprensioni.
L’egocentrismo può avere conseguenze negative di diversa intensità in ambito relazionale e sociale. Pensiamo a tutti quei comportamenti che vengono messi in atto pensando solo alle proprie esigenze, tralasciando quelle altrui. Pensando solo alla propria situazione, non si presta attenzione alle esigenze di tutti gli altri. Tale comportamenti portano inevitabilmente a manifestazioni di disapprovazione da parte degli altri.
Occasionali errori egocentrici sono comprensibili e facilmente risolvibili ma bisogna stare attenti giacché un continuo comportamento egocentrico ci porta inevitabilmente al narcisismo, diventando una caratteristica molto più complessa e problematica.
Nel narcisismo infatti, si può anche comprendere il punto di vista altrui ma non lo si considera importante. I narcisisti possono irritarsi quando gli altri non riescono a vedere le cose dal loro punto di vista o non vogliono accettarlo in maniera incondizionata. In casi estremi, il narcisismo porta allo sfruttamento degli altri per il raggiungimento dei propri interessi.
Passare da un normale egocentrismo al narcisismo è cosa da poco. Attori, musicisti, conduttori televisivi che cominciano a ricevere l’attenzione dei media, sono particolarmente inclini ad assumere tendenze narcisistiche. Possono pian piano scoprire che la loro autostima diventa sempre più dipendente dall’avere una accettazione sociale. Al fine di proteggere il loro senso di sé sempre più instabile, hanno bisogno di circondarsi di ammiratori che lo mantengano stabile. Se passano inosservati possono sentirsi insignificanti fino a sperimentare emozioni molto negative come la depressione.
Anche alla gente comune può succedere che il bisogno di essere riconosciuti dagli altri diventi dominante e fondamentale nella propria vita emotiva. Per soddisfare questa esigenza attuano comportamenti quali ad esempio insistere per ricevere un trattamento speciale, lamentarsi quando gli altri non li capiscono, respingere e attaccare le persone che si ritengono essere di intralcio ai propri scopi. Esempio eclatante, l’importanza dei “like” o “followers” nelle reti sociali.

Rimaniamo un po’ egocentrici ma evitiamo di diventare narcisisti. Come?

1. Impariamo a riconoscere i propri comportamenti egocentrici. Verifichiamo se il proprio punto di vista interno influenzi negativamente nei nostri rapporti sociali.
2. Prendiamo in considerazione cosa provano le altre persone attraverso l’ascolto attivo empatico. In questo modo è possibile ampliare ed articolare la propria prospettiva.
3. Costruiamo un solido senso di noi stessi e della nostra autostima che ci consenta di auto premiarci, più che dipendere dall’approvazione o dall’attenzione da parte degli altri.
4. Esercitiamo il pensiero che contrasta l’egocentrismo: l’empatia. Proviamo a spiegare o capire qualcosa mettendoci nei panni di qualcuno diverso da noi, cerchiamo di immaginare cosa farebbe un’altra persona nella situazione che ci apprestiamo ad affrontare, e pensiamo alle conseguenze che il nostro comportamento può avere sugli altri.

“Cosa farei io senza di me?”
Mafalda

18/07/2018

Sono fondamentali per noi ma dove si imparano?



Finalmente si incominciano a prendere in considerazione non solo le hard skills, che riguardano “cosa” sappiamo, ma anche le soft skills che riguardano “come” siamo.



Le soft, a differenza delle hard, non si possono imparare né a scuola, né tanto meno all’università, per cui quando si riescono a sviluppare, sono molto valutate.
Quali sono queste competenze?

Empatia

Possiamo essere gli individui più disciplinati, brillanti e persino ricchi del mondo, ma se non ci importa della gente o non proviamo empatia per gli altri, allora non siamo altro che dei sociopatici.

L’empatia è un’abilità umana fondamentale fino a poco tempo fa troppo rinnegata nel mondo del lavoro. La capacità di sentire ciò che sentono gli altri è ciò che determina buone vendite e che rende davvero grandioso il servizio alle persone. L’empatia nel senso di spirito di squadra motiva le persone a provare a fare meglio. L’empatia guida gli impiegati a spingersi oltre la loro apatia, per fare cose in grande, perché provano qualcosa di più grande di una semplice retribuzione.

Gestione del tempo

Imparare a organizzare il nostro tempo ci rende la vita molto più facile.

Una gestione del tempo efficiente è una delle abilità più altamente considerate dai datori di lavoro. Sebbene non ci sia un unico modo giusto, è importante trovare il sistema che funzioni per ciascuno di noi e mantenerlo. Programmare: fare una lista dettagliata delle cose da fare e il pianificarla punto per punto, in modo da essere in grado di completare tutti i compiti nella data prevista.

Dormire bene

Stabilire un rituale può aiutarci ad assicurarci notti tranquille.

Numerosi studi dimostrano che essere costanti con il programma di sonno rende più facile addormentarsi e svegliarsi, e aiuta a ottenere un miglior sonno in generale.

Chiedere aiuto

Sapere quando abbiamo bisogno di aiuto e quindi chiederlo, è sorprendentemente difficile da imparare e da fare perché nessuno vuole essere percepito come debole o incompetente.

Un recente studio condotto dalla Harvard Business School sostiene chiedere aiuto o consiglio ci fa rende più apprezzati socialmente giacché stiamo convalidando l’intelligenza o l’esperienza del nostro interlocutore.

Costanza

La costanza è vitale per ottenere un qualunque tipo di successo.

La gente spesso smette di lavorare duro quando raggiunge la cima ma per mantenere quella posizione, dobbiamo lavorare ancora più duro ed essere più costanti nel loro lavoro.

Un positivo dialogo interiore

Ciò che conta è cosa pensiamo noi di noi stessi.

Non importa cosa pensano gli atri di noi ma ci vuole tempo per costruire quel livello di sicurezza e capacità di credere in se stessi specialmente quando nessun altro lo fa.

Pensare ai fatti propri

Ci vuole molto tempo per imparare e padroneggiare questa capacità. Interessarsi nel lavoro di altre persone non è utile ed è uno spreco di tempo e risorse. Noi non abbiamo alcun diritto di dare la nostra opinione se non ci è richiesta.

Sapere quando tacere

Non possiamo lamentarci di ogni cosa che non ci sembri giusta. A volte lo stare zitti è la migliore opzione. Imparare a mantenere la bocca chiusa quando siamo arrabbiati, sconvolti, agitati o irritati è una delle più importanti competenze da imparare e, naturalmente, una delle più difficili.

Ascoltare

La maggior parte di noi è così sopraffatta dalle cose da fare durante le nostre giornate. Il nostro cervello può tollerare solo un certo numero di informazioni prima di chiudersi. Un suggerimento per attivare l’ascolto è ripetere ciò ci ha detto il nostro interlocutore.

Evitare il pettegolezzo

La cosa più importante nella vita sono le relazioni e per costruirle e mantenerle è necessaria la fiducia. Le persone pettegole non destano fiducia.

Onestà

Essere onesti con gli altri alcune volte può essere imbarazzante. La sincerità brutale (come quella dei bambini) alla lunga porta benefici.

Coerenza

Il 47 % delle volte la gente pensa a qualcosa di diverso da quello che effettivamente fa. Questo fa male alla nostra felicità. Vagare con la testa ci rende meno felici, qualunque cosa stiamo facendo.

Padroneggiare i propri pensieri

Dobbiamo imparare a dirigere i nostri pensieri consciamente. Noi siamo il prodotto delle nostre esperienze passate e tutto il nostro pensare è il risultato di questo.

Parlare diverse lingue

Questa capacità non solo ci aprirà a nuove conversazioni e opportunità lavorative. Si acquisisce una nuova mentalità, nuove emozioni, e un modo nuovo di pensare. La chiave dell’imparare un’altra lingua sta nell’imparare anche la sua cultura.

Oratoria

Può essere molto difficile per molti di noi. Dobbiamo allenarci per sconfiggere la paura. Una parte sta semplicemente nell’esercitarsi. È solo questione di pratica.

Ce l'ho, non ce l'ho, ce l'ho, non ce l'ho...


17/07/2018

Lo facciamo tutto il giorno, tutti i giorni e comunque sbagliamo…



La Neuroscienza ha scoperto che gli esseri umani siamo decisori piuttosto incapaci. Il nostro cervello, vittima di pregiudizi, preconcetti, paure, insicurezze, lascia che le emozioni influenzino il nostro giudizio e così ci spinge a fare scelte sbagliate.



Tuttavia ci sono persone che sbagliano di meno. Alcuni studi recenti hanno evidenziato come funziona il cervello di persone che commettono meno sbagli nelle loro decisioni o scelte.

1 Sceglie gli amici con saggezza

Secondo alcuni studiosi, questa è la scelta più importante che una persona possa fare nella vita. La scelta corretta del proprio circolo sociale massimizza le probabilità di raggiungere risultati felici e soddisfacenti. Questo si basa su una ricerca che ha scoperto che le onde cerebrali delle persone si sincronizzano quando sono piacevolmente insieme (Sincronizzazione Neuronale).

2 Valuta la propria fortuna

Noi siamo molto più fortunati di quanto pensiamo. Dovremmo imparare a prendere nota di tutte le volte che abbiamo rischiato e non ci è successo niente.

3 Evita il sovraccarico dei dati

Molte persone amano pensare che l’informazione sia la chiave per il successo. Questa affermazione è vera se la si applica chirurgicamente sulle mansioni che svolgiamo ma un eccesso di essa non ci garantisce necessariamente una migliore qualità di vita, anzi. Il problema si avverte quando l’informazione passa da essere uno strumento a uno scopo.

4 Si attiene a un budget

Tanti sono coloro che fanno fatica ad attenersi a un budget perché devono affrontare tante spese. La busta paga, le bollette, le scadenze hanno diverse date. Regolare il nostro budget su una sola unità di misura potrebbe richiedere un periodo di sperimentazione ma il risultato è meno stress e un maggiore senso di controllo sulle finanze.

5 Esternalizza il suo bisogno di trovare l’amore

Dal momento che il nostro processo decisionale è difettoso, non è da stupirsi quando troviamo certe difficoltà a trovare il giusto partner. Affidarsi agli amici (quelli veri) è un buon sistema; essi sono vicini a noi emotivamente, ma non così vicino da perdere la prospettiva.

6 Fa del bene

Le ricerche non fanno altro che ribadire il concetto che al nostro cervello piace fare del bene agli altri dimostrando che non solo aumenta la felicità ma riduce notevolmente le possibilità di malattie fisiche e mentali.

Scegliete voi...


16/07/2018

Las escuelas en estas latitudes y las escuelas en otras latitudes…



En estas latitudes, cuando un maestro falta, significa alegría, descanso y desorden; en otras latitudes los estudiantes saben que eso no es una opción. Si el profesor no puede asistir, no es necesario un suplente ya que los alumnos siguen trabajando en sus tareas asignadas.

En estas latitudes, los estudiantes tienen dos o hasta tres meses de vacaciones en verano y un par de semanas en invierno. En otras latitudes, las vacaciones son muy cortas y el descanso casi no existe ya que los estudiantes tienen una gran cantidad de tareas y, por otro lado, muchas escuelas siguen abiertas para que asistan a estudiar temas que no se ven en las clases normales.

En otras latitudes en los colegios no hay conserjes o personas dedicadas al aseo ya que es trabajo de los alumnos mantener todo el colegio limpio (sala de clases, patios, comedor, baños).

En estas latitudes a veces el copiar no solo no es penalizado sino que es visto como un acto de “viveza”. En otras latitudes, el copiar u hacer trampa en los exámenes conlleva a castigos muy fuertes y al final a la expulsión. 

En otras latitudes, la actividad física en las escuelas es muy importante siendo la natación la más importante; la mayoría de los colegios posee una piscina o accede a una pública en donde los niños toman clases. 

Si bien la ley ya no obliga a tener 6 días de clases a la semana, en otras latitudes la mayor parte de los colegios continúa con esta práctica.

Latitud: N35°41'22.2" – Japón.

12/07/2018

Emotional Intelligence has its own vocabulary…


When it comes to being in touch with our feelings, many times it is chaos. In fact, many people associate feelings with emotions. Feelings and emotions are two different things.


We have a limited capacity to understand and interact with emotion on a deeper level. We see this in the fact that different cultures have different words for emotions than feelings, and how some cultures, particularly Western culture, does not have many of the same emotional expressions as other cultures. If we want to develop a better understanding of how emotions work and how we can become more emotionally intelligent, we need to look at our brain.

According to neuroscientists, we have three ways to become more emotionally intelligent:

1) Accept emotions are multi-faceted.
The first step in becoming more emotionally intelligent is to acknowledge that emotional intelligence is a real thing. To accept it and acknowledge it can help us lead a more meaningful life. We need to start paying attention to the emotions we have and determining why we are having those emotions. We are not talking about feelings. Feelings are the reactions we create about the emotions we have. We must dig deep to determine the source of our emotions and pay attention to the way they make us feel. Emotions are responsible of happiness, sadness, or fear. They come first than feelings.

2) Expand vocabulary.
To become more emotionally intelligent, we need to increase our vocabulary.
When someone asks how we are feeling, instead of “fine,” or “good”, let us try using other words to describe our emotions. Perhaps we are feeling elated, overjoyed or grief-stricken. There are countless words to describe our emotions.

3) Create our own vocabulary.
Neuroscientists say that coming up with new words to use in our emotional intelligence vocabulary can actually help us tune into our emotions on a deeper level. It can help us develop a more robust vocabulary to explain our emotions and understand them in a more meaningful way.

È un Uccello! È un aereo! No! È un Superager!








Tutti temiamo l’invecchiamento e con esso la paura di perdere la propria acutezza mentale. Infatti si tende a credere che le prestazioni mentali peggiorino con l’età. Esso è vero ma non inevitabile.







La Neuroscienza ha coniato un nome: “Superagers”. Sono persone tra i sessanta e gli ottant’anni il cui cervello è simile a quello di un venticinquenne.
Secondo alcuni neuro scienziati, ci sono alcuni indizi di come le persone potrebbero aumentare le proprie possibilità di diventare “Superagers”. Il segreto: impegnarsi a fondo in qualcosa di specifico.
I giochi per la mente come il Sudoku o le parole crociate, non sono sufficienti per restare attivi. Bisogna trovare qualcosa di davvero complicato su cui lavorare, qualcosa che metta sul serio alla prova il cervello, fino ad arrivare a provare anche fastidio, stanchezza.
Le recenti ricerche dimostrano che i cervelli dei Superagers sono diversi da quelli dei normali anziani: il sistema limbico, la corteccia cingolata e il lobo dell’insula anteriore che in normali anziani si assottigliano, nei Superagers rimangono spesse, proprio come nei giovani.
La chiave sembra stia nello svolgere attività vigorose fisiche (nuotare) e mentali (parlare una nuova lingua o suonare uno strumento). L’importante è farlo con tenacia, passione e costanza. 
Potrebbe essere difficile ed estenuante ma sicuramente ne vale la pena.



11/07/2018

El conocimiento "per se" no es cultura…



La cultura va mucho más allá del acumular conocimientos, es una perspectiva enriquecedora que nos ofrece herramientas para comprender mejor el mundo.

Hay muchas personas que creen que ser cultos significa poseer conocimientos. En esos casos, esas personas “cultas” exteriorizan arrogancia, desdén y desprecio por todos aquellos que no se encuentren al mismo “nivel”.


Existen muchos tipos de cultura: Existe una cultura intelectual y artística que nos permite apreciar (hasta emocionarnos) cualquier evento u obra; existe una cultura física que implica cuidar nuestro cuerpo; una cultura emocional que nos permite mantener un equilibrio personal y una actitud constructiva ante la vida; una cultura profesional, que no solo implica ser realmente buenos en nuestro trabajo sino además disfrutarlo; una cultura del ocio, que incluye todas esas cosas que podemos hacer en nuestro tiempo libre para crecer como personas y conocer mejor el mundo que nos rodea.

Cultivarnos en diferentes frentes nos permitirá vivir de manera más equilibrada y enriquecedora, pero también nos convertirá en personas más independientes, libres y menos manipulables. Ser verdaderamente cultos es ser verdaderamente libres.

¿Cómo se comportan las personas cultas?

1. Son respetuosas. Son siempre amables, gentiles, educados y dispuestos a ceder ante los otros. Las personas cultas son aquellas que respetan a los demás como individuos sin distinción de ningún tipo; son personas tolerantes y nunca transfieren sus culpas a los demás sino que asumen sus responsabilidades. Aceptan y respetan otras formas de pensar y actuar diferentes.

2. Son sinceras. No mienten incluso en pequeñas cosas. Consideran la mentira como un insulto a quien los escucha. No aparentan: se comportan en la calle como en sus casas y no presumen ante las personas más humildes. Callan más frecuentemente de lo que hablan. Sabemos (no todos…) que se aprende más escuchando que hablando: las personas verdaderamente cultas lo saben y no sienten la necesidad de hacer gala de su conocimiento continuamente. Reconocen lo que no saben y no mienten al respecto para tratar de proyectar una imagen de sabiondos.

3. No son vanidosas. No se preocupan por ser reconocidas. Nunca alardean con su dinero o su status social y siempre mantienen un perfil bajo. Al contrario de las personas vacías que necesitan hacer mucho ruido y necesitan llamar la atención constantemente. Las personas cultas son humildes.

4. Son talentosas. Se sienten orgullosos de ello mas no lo demuestran. Las personas cultas están siempre muy atentas a su crecimiento personal, aunque ello implique realizar ciertos sacrificios y dedicar mucho esfuerzo. Saben que el talento sin perseverancia no da frutos.

5. No se victimizan. No esperan conmover a otros esperando conmiseración. Las personas cultas poseen dignidad; difícilmente se lamentan o se quejan. No intentan manipular a los demás haciendo hincapié en sus desgracias, no se quedan atascadas en los problemas sino que buscan soluciones porque son lo suficientemente inteligentes como para captar las circunstancias a su favor.

6. Poseen intuición estética. Buscan la frescura, la elegancia, la humanidad en todo y en todos. Les molesta la mentira y la vulgaridad constante pero al encontrarlas, no las juzgan, las evitan. No luchan batallas perdidas de antemano porque son capaces de comprender la esencia humana y no piden a los otros más de lo que pueden dar. Los cultos también son pragmáticos y objetivos, buscan la autenticidad, en sí mismos y en los otros.

7. Son sensibles y empáticas. Se conmueven no solo ante las injusticias y el dolor que encuentran a su paso sino ante todo lo que sucede en el mundo.

“Así es como son las personas cultas. Para ser culto y no quedar atrás, no es suficiente con haber leído "Los papeles póstumos del club Pickwick" o haber memorizado el monólogo de "Fausto". Lo que necesitas es trabajar constantemente, día y noche, leer constantemente, estudiar, mucha voluntad y perseverancia. Cada hora es preciosa. Descansa y deshazte de tu vanidad”. Antón Chéjov (carta a su hermano).

10/07/2018

Esterilidad Emocional vs. Fertilidad Emocional…



Todas las personas deben afrontar, en mayor o menor escala, problemas, frustraciones, dolores, desesperanzas; la lista es infinita. La diferencia está en cómo afrontarlas.

Muchos de nosotros creemos que con ponernos una “armadura”, bloqueamos las emociones y así alejamos el sufrimiento. La mala noticia es que las emociones se pueden ignorar y no exteriorizar pero ellas siguen dentro de nosotros y de manera silente actúan sobre nuestro equilibrio psicofísico de manera positiva o negativa, dejando huellas indelebles en el mediano y largo plazo.


La gratitud y la generosidad son bidireccionales: no gana solamente quien recibe sino también quien da. Muchas veces, por miedo a no ser recompensados debidamente, nos encerramos, nos volvemos recelosos y levantamos barreras volviéndonos fríos y distantes: eso es la esterilidad emocional.

Un estudio de las universidades de Illinois y Zúrich analizó a un grupo de 982 personas y descubrió que aquellas que practicaban la gratitud y la generosidad, disfrutaban de un mayor grado de bienestar físico y emocional.

Gracias a la gratitud, nuestro cerebro logra mantener alejadas emociones tóxicas como la envidia, la frustración y la culpa, por lo que es muy eficaz para aliviar la depresión. De hecho, otra investigación realizada en la Universidad Nacional de Taiwán reveló que la gratitud incrementa nuestra autoestima reduciendo así nuestra tendencia a compararnos con los demás.

“No hay que sopesar el valor del regalo sino la voluntad que lo motivó.”

Con estas palabras, Séneca llama la atención sobre las expectativas que albergamos cuando ayudamos a alguien o concedemos un favor. Nos alerta de que la auténtica generosidad no es un acto transaccional y que muchas veces, los supuestos beneficios o perjuicios dependen exclusivamente de nuestras expectativas. Si esperamos que la persona nos devuelva el favor y no lo hace, nos sentiremos perjudicados. Si hacemos un favor y nos sentimos agradecidos por ello, obtendremos un beneficio.

“El hombre sabio disfruta más dando de lo que el receptor disfruta recibiendo.”

La generosidad verdadera no es un dar para recibir algo a cambio sino un acto desinteresado.

La gratitud se mide con la recompensa intrínseca al acto generoso, más que por el beneficio que podríamos obtener si nos devolverían el favor.

No hay persona que, al beneficiar a su prójimo, no se haya beneficiado a sí misma. Una buena conducta (así como una mala) siempre regresa en círculo para beneficiar (o afectar) al hacedor.

La recompensa por una buena acción es haberla hecho.  

Un estudio realizado en la Universidad de Alabama reveló que la gratitud y la generosidad no solo nos ayudan a reducir el nivel de estrés sino que incluso desempeñan un papel importante para superar los traumas.

Sentirnos agradecidos incluso en los peores momentos y seguir dando lo mejor de nosotros, es un boomerang de positividad del que podemos beneficiarnos para desarrollar la resiliencia y una sensación de bienestar y paz interior.

La decisión, como siempre, queda en nuestras manos.

“Para descubrir a una persona agradecida, es necesario conocer a muchos desagradecidos.”
Gracias a Séneca (filósofo, político, orador y escritor romano)

09/07/2018

Las tareas del hogar: formadoras de ciudadanos responsables…



Conocer y ejecutar las tareas del hogar es un aspecto fundamental para el crecimiento socio-emocional de todo ser humano sin embargo, es un argumento que aún no se le da la suficiente importancia en la cultura occidental.



Los niños deben aprender doblar la ropa, tenderla, pasar la aspiradora, cocinar comidas sencillas, ordenar sus propios cuartos. Una serie de tareas muy diversas con las que poco a poco podrán desarrollar ciertas habilidades que les serán de gran utilidad en el futuro.

Sentido de la responsabilidad
Si aprenden que hay ciertas tareas que deben cumplirse y que les corresponde a ellos asegurarse de que están bien hechas, aprenden sin darse cuenta sobre la responsabilidad personal. Verse envueltos en esta dinámica durante su desarrollo como personas les permitirá llegar a ser, algún día, adultos más completos y capaces.

Sentimiento de realización
Una de las mayores recompensas del trabajo bien hecho es la sensación de satisfacción y orgullo que conlleva. Dominar una tarea aumenta la autoestima y el nivel de confianza de un niño y le ofrece una lección muy importante: cuando las cosas se hacen bien, nos sentimos bien. Una recompensa emocional positiva. Esto les ayudará a trasladar esa metodología a otras áreas sociales.

Ética de trabajo
Comprender el valor y la necesidad del trabajo duro y organizado durante la infancia y la adolescencia es esencial para convertirse en un adulto con más probabilidades de ser exitoso. Al exigir a los niños que completen tareas regulares y hacer que rindan cuentas en caso de no cumplirlas, los padres y educadores estamos ayudando a desarrollarles un fuerte sentido de responsabilidad que les acompañará durante toda su vida.

Planificación
Aprender a pensar con anticipación en lo que se debe hacer o sea, planificar, es una habilidad que todo adulto necesita y que los niños pueden aprender ayudando en la casa. Es importante que los niños participen en la planificación de las tareas: cuándo van a hacerse, cómo van a hacerse, quién va a encargarse de cada una. Así se sentirán más comprometidos e involucrados y comenzarán a comprender cómo se gestiona un hogar (que funciona como una pequeña empresa); un conocimiento que aplicarán en el futuro para la realización de otro tipo de tareas.

Igualdad
Desafortunadamente en nuestras sociedades aun dominan los estereotipos de género en los que las tareas domésticas son concebidas como ‘actividades de mamá’. Colaborar en dichas tareas es una gran oportunidad para hacer ver a los más pequeños (tanto niños como niñas) que ellos también deben ser partícipes. Así crecerán con la certeza de que todos, sin distinción de género, tienen que participar para mantener la casa en orden.



03/07/2018

“Y sin embargo, se mueve…”



Muchos estudios han demostrado que moverse dentro del aula, tiene efectos positivos en el aprendizaje de los estudiantes.

Nosotros (padres, representantes, educadores, etc.) los “adultos” (nótense las comillas…) constantemente les pedimos a los niños que se queden quietos. En casa, en la escuela, en la calle. Es una especie de norma convencional que pocas veces se cuestiona. Sin embargo, hay cada vez más evidencias que prueban que el movimiento es esencial para todo ser humano y cómo facilita los procesos de aprendizaje.
Los niños necesitan exteriorizar. Pedirles que estén callados y quietos todo el tiempo, es ir en contra de su naturaleza.

Un reporte de la Academia Nacional de Ciencias de EE.UU., concluye que los niños que son más activos muestran más atención, tienen un procesamiento cognitivo más veloz y se desempeñan mejor en las pruebas académicas estandarizadas que los niños menos activos. Otro estudio de la Universidad de Lund en Suecia, evidencia que los estudiantes que tienen educación física todos los días tienen un mejor rendimiento académico.

La actividad física estimula la formación de nuevos vasos sanguíneos cerebrales, esos vasos trabajan en sincronía con las neuronas y modulan el flujo de la sangre en respuesta a las necesidades momentáneas del cerebro.

Desafortunadamente, los niños en la mayor parte de las escuelas están sentados, quietos y callados muchas horas.

Ningún ser humano (niño o adulto) está hecho para estar estático y al exigirlo vamos en contra de lo que realmente necesitamos. Unos minutos de movimiento en el aula no tienen el mismo impacto que salir a hacer un deporte, sin embargo, aplicar esto a diario, puede hacer la diferencia. Esto no implica sacrificar demasiado tiempo para las actividades intelectuales mas sí implica una optimización en el proceso de aprendizaje.

Debemos considerar al movimiento en clase una pequeña inversión de tiempo y un beneficio para los profesores y los alumnos que enfrentarán el proceso de aprendizaje de manera más eficiente y eficaz, y fundamental, divirtiéndose (FD – Factor Diversión).

02/07/2018

Rassettare per meditare…



Molti pensano che per meditare bisognerebbe per forza andarsene nel Tibet e come Brad Pitt, rimanerci per 7 anni. Vi assicuro che non ce ne bisogno.

Un semplice compito quotidiano può essere trasformato nel momento ideale per una meditazione di piena consapevolezza (mindfulness): il rassettare.


L’ordine, nella filosofia Zen più che un fine in sé, è un processo infinito e intermittente che coesiste sempre con il caos e che deve essere cercato, poiché non viene mai da solo. Noi non possiamo avanzare verso i sentieri dell’illuminazione se non siamo in ordine, sia nella mente che nello spirito.

Lo stesso accade nella nostra casa: dobbiamo pulire e ordinare ogni tanto. Uno spazio ordinato serve per comprendere meglio l’ordine mentale e spirituale di cui ci parla la filosofia Zen.

Ordinare casa in modo consapevole e rilassato, rimuovendo la polvere come se stessimo rimuovendola dal nostro spirito, è un modo efficace per il mindfulness. Essa è un’attività che nei templi buddisti è conosciuta come soji: il momento della mattina in cui, appena alzati e prima di meditare o pregare, i monaci eseguono il compito specifico di pulizia per 20 minuti. Qualcosa che dovremmo fare tutti, con calma, in silenzio almeno una volta a settimana. La questione importante è quale tipo di energia riusciamo a sviluppare durante questo momento per trasformarlo da un compito noioso in un momento di riflessione e introspettiva.

I vantaggi di ordinare casa sono stati anche dimostrati dalla neuroscienza. Secondo alcune ricerche, le persone che con piacere spesso mettono in ordine le loro case sono più rilassate, soffrono meno stress e sono più disciplinati.

“La mente è la casa e la casa è la mente”.
“Lo spirituale è materiale e il materiale è spirituale”.
Taisen Deshimaru

Grazie a Shoukei Matsumoto, autore del libro <A Monk’s Guide to a Clean House and Mind>.






Nuestro cerebro agradece el agradecer…



Durante nuestra vida, somos influenciados o marcados (positiva o negativamente) por personas que nos acompañan desde el principio y por otras que aparecen después. Todas influyen en nuestro desarrollo y aprendizaje. A todas estas personas (sin distinción), hay que estar agradecido.



Beneficios de la gratitud:

Los individuos agradecidos son más felices, más enérgicos y más optimistas. Son también más serviciales, más simpáticos, y tienen mayor predisposición a perdonar. Tienen un mayor nivel de bienestar subjetivo, tienen maneras más positivas de enfrentarse a las dificultades que les surgen a lo largo de la vida, se aceptan mejor. Combaten más fácilmente la depresión y la angustia, duermen mejor y padecen menos trastornos psíquicos.

La gratitud es asombro, es agradecimiento, es mirar el lado bueno de un contratiempo, es comprender la abundancia, es agradecer a alguien en tu vida, es dar gracias a Dios, es dar las gracias por lo que se tiene y por lo que se es. Es disfrutar, es no dar nada por sentado, es afrontar, es centrarse en el presente. La gratitud es un antídoto contra las emociones negativas, un neutralizador de la envidia, la avaricia, la hostilidad, la preocupación y la irritación.

La práctica de la gratitud supone centrarse en el presente: en apreciar nuestra vida como es hoy.

En algunos estudios experimentales los participantes que tuvieron que manifestar gratitud tendieron a sentirse más optimistas y más satisfechos con su vida luego de haberlo hecho. Otros estudios han demostrado que cuando las personas se esfuerzan por expresar su gratitud, experimentan más emociones positivas (interés, entusiasmo, alegría, orgullo), se sienten mas conectados con los demás y duermen mejor.

“Solo hay un pecado: la ingratitud. Solo hay una virtud: la gratitud.” Ernst Jünger

Gracias por leerme.





It is a two-way art…



“When we are talking, we are not learning; when we are listening, we are learning.”

Every conversation has two sides: to talk and to listening and both are essential to the art of interpersonal communication. Talking is only half the process. To be a truly accomplished communicator, we must also know how to listen.

When we talk…
1. Get our thinking straight.
The most common source of confusing messages is a muddled thinking. We have the idea but we have not thought through. As a result, we are not prepared when we speak, and the message is confused. The first rule is to think before we say anything and organize our thoughts.
2. Be assertive.
Say exactly what we mean.
3. Get to the point.
Effective communicators go straight to the point.
4. Be concise.
Confusion grows in direct proportion to the number of words used. Speak plainly and briefly, using the shortest, most familiar words.
5. Be real.
Each of us has a personality—traits, thought, patterns, mannerisms—which can aid us in communicating clearly. Being natural is more convincing and much more comfortable.
6. Speak in images.
Words that help people visualize concepts can be tremendous aids in communicating a message.

When we listen…
1. Do it with thought and care.
Listening, like speaking and writing, requires genuine interest and attention. If we do not concentrate on listening, we will not learn much, and we will not remember much of what we do learn. Most of us retain only 25 percent of what we hear—so if we can increase our retention and our comprehension, we can increase our effectiveness.
2. Use our eyes.
If we listen only with our ears, we are missing much of the message. Good listeners keep their eyes open while listening. The face is an eloquent communication medium; we must learn to read its messages.
3. Observe the nonverbal signals.
Rubbing one eye. Rubbing one eye often is a signal that the speaker is having trouble inwardly accepting something.
Tapping feet. It usually indicates a lack of confidence.
Rubbing fingers. It often means that the speaker is holding something back.
Staring and blinking. It means that the topic is under consideration.
Crooked smiles. Most genuine smiles are symmetrical; if a smile is noticeably crooked, it is a fake one.
Eyes that avoid contact. It can be a sign of low self-esteem, but it can also indicate that the speaker is not being truthful.
4. Make things easy.
Good listeners make it easy on those to whom they want to listen. They are interested in what the other person has to say.

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